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di AMDuemila
“Giovani, attenti: le scelte iniziano a scuola”. E’ ai giovani che il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, si è rivolto soprattutto sabato sera al Festival del Peperoncino di Diamante in un dialogo a due con il caposervizio della “Gazzetta del Sud”, Arcangelo Badolati. Secondo il magistrato “certe scelte di vita iniziano a scuola. Lì si forma il carattere. Assieme ai valori che trasmettono i genitori. E’ la fortuna di essere nato in una famiglia povera ma ricca di virtù, pronta a dare insegnamenti a me e ai miei fratelli. Formazione, regole, responsabilità, onestà e generosità”. Gratteri ha anche parlato delle minacce ricevute e della paura che si prova: “Si, ho paura. Ogni tanto ci penso. Importante, però, è ragionare con la morte. A 61 anni ho avuto tanto. Ho contribuito a questa lotta contro la criminalità organizzata. Ho una famiglia. Un lavoro che amo. Continuo ogni giorno con responsabilità, consapevolezza e speranza a seguire questo progetto, questo sogno”.
Il magistrato ha poi raccontato di un episodio in cui si è trovato ad arrestare uno dei suoi compagni di giochi, diventato poi un capomafia. “Giudice mi rovinai la vita” gli rispose uno di questi durante un lungo interrogatorio negli Stati Uniti. “Si, ma c’è una possibilità, quella di collaborare”, gli disse Gratteri. Sempre riguardo i collaboratori di giustizia, il procuratore ha spiegato: “Gli uomini diventano collaboratori di giustizia per convenienza. Le donne, molte spose bambine usate per sancire patti di sangue, infrangono questo per amore verso i figli, il nuovo compagno”. In conclusione, Gratteri ha spiegato che le mogli di ‘ndranghetisti si dividono in “vedove bianche” che fanno uso di psicofarmaci e quelle che prendono parte attiva nelle faide ed educano i figli con la stessa mentalità mafiosa della famiglia.

Foto © Imagoeconomica

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