Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Video e Intervista
di Alessandra Ziniti

Il figlio del generale ucciso dalla mafia: "Non è stato facile difendere la sua memoria dalle ironie di Andreotti, dalle accuse di Cossiga. Questa scelta dimostra che il suo esempio ha fatto breccia nelle nuove generazioni"

ROMA. Nando Dalla Chiesa, nel giorno dell'esame di maturità in cui una delle tracce riguarda la figura di suo padre, risponde al telefono con la voce rotta dall'emozione. "Immagino perché mi sta chiamando - dice - e voglio dire subito che sono commosso. Ma veramente commosso per un riconoscimento del tutto inaspettato non solo alla memoria di mio padre, ma anche al grande lavoro che da diversi decenni ormai facciamo nelle scuole e nelle università".

Professore, perché dice che questo riconoscimento arriva inaspettato?
"La memoria di mio padre non ha mai avuto tappeti rossi davanti. In questo momento di grande emozione mi passano davanti immagini e parole di tutta una vita, tanti bocconi amari, tante insinuazioni vergognose, tante accuse. Non è stato affatto facile difendere la memoria di mio padre da un Giulio Andreotti che giustificò la sua assenza al funerale dicendo, con glaciale ironia, a Giampaolo Pansa che preferiva andare ai battesimi piuttosto che ai funerali. O dalle ignobili accuse di Cossiga con la sua sistematica diffamazione di mio padre, le insinuazioni sui suoi diari, gli attacchi dei terroristi. E persino la dimenticanza del suo nome sul calendario dei carabinieri in occasione dei 190 anni dell'Arma. Oggi, ritrovare il nome di mio padre in uno dei temi offerti agli studenti di maturità mi ripaga di tutto e ci ridà speranza".



Che significato dà a questa scelta del ministero per altro al primo anno in cui la traccia storica non è più prevista?
"Un grandissimo significato. È la dimostrazione che il nome di Carlo Alberto Dalla Chiesa e come il suo quello di tutte le altre vittime della mafia sono diventati patrimonio collettivo di un Paese che purtroppo, sempre più spesso, sembra perdere memoria delle pagine più scure della sua storia, con tutti i pericoli che ne conseguono. È ancora la dimostrazione che lavorare sulla memoria non significa solo commemorare in sterili cerimonie o manifestazioni, ma incidere concretamente sulle nuove generazioni. E in 48 anni ne sono passate almeno due".

Sembra che il tema su suo padre sia stato uno di quelli più scelti dai candidati. Anche questo la sorprende, in un Paese dove gli studenti troppo spesso ignorano la storia più vicina a loro?
"Questa è una doppia soddisfazione, è il regalo più bello che mi si potesse fare. Vuol dire che tantissimi anni di lavoro nelle scuole, nelle università, anche insieme a tante associazioni come 'Libera', hanno lasciato il segno, hanno fatto breccia negli studenti, negli insegnanti e anche negli ambienti ministeriali. Proprio oggi pomeriggio all'università a Milano devo tenere una lezione sulle vittime di mafia. Comincerò da qui. Cercando di non commuovermi".

Tratto da: repubblica.it

Foto © Ansa

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos