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facebookdi Salvo Vitale
Da qualche tempo i toni del confronto, particolarmente su facebook, si sono inaspriti trasformandosi in rigurgiti di intolleranza, offese, ingiurie, pretese di sapere tutto rispetto a chi la pensa diversamente, e che quindi è un ignorante o uno che non vuol capire. Si trova di tutto: c’è chi si alza la mattina, molti addirittura all’alba, per sentenziare, tirare la pietra per suscitare il dibattito, c’è chi passivamente aspetta quello che dicono gli altri per poterci sentenziare su, c’è addirittura chi non esprime la propria opinione per paura che non se lo mangino vivo. Ci sono invece tanti che sparano minchiate col botto senza alcun pudore, forti dell’anonimato o della mancanza di un contraddittorio immediato, altri che usano il mordi e fuggi, c’è chi scrive un’ora dopo il contrario di quello che aveva scritto prima, il tutto condito da apprezzamenti di cattivo gusto, da parolacce, da fanatismo, con toni da tifoseria di stadio. I pregiudizi si sprecano, le false notizie sono confezionate in modo così raffinato che molti ci cascano, dilaga la tipica abitudine di espungere una frase da un discorso, di partire da un particolare per costruirvi giudizi universali. Il fenomeno si è acuito con il nuovo governo e la nuova inedita maggioranza. Per i cinquestelle è giusto e sacrosanto tutto quello che viene detto dalla triade Grillo-Casaleggio-Di Maio, per i leghisti è vangelo quello che viene schizzato da Salvini, con accompagnamenti vari di Meloni, Libero e il Giornale, e quindi con la benedizione di Berlusconi che crede di fare il doppio gioco, da un lato la critica, dall’altro l’appoggio. Sulla scia del neo-salvinismo, che ha cambiato Prima il Nord in Prima gli Italiani, al sud, particolarmente nella Sicilia strappata alle regionali dalla destra ai pentastellati, sono nate schiere di fanatici leghisti, dimentichi di tutte le ingiurie rivolte al sud, ai suoi giovani, ai suoi lavoratori. Il lievito che ha fatto montare l’impasto è sempre lo stesso di tutte le destre, il nazionalismo, il muso duro contro i migranti, l’antieuropeismo, i moralismi demodes antigay, antirom, anticomunismo, antiaborto, antitasse, antivaccino ecc. conditi da richiamo alla necessità di maggiore sicurezza, meglio garantita dal possesso di un’arma. Un micidiale coagulo di elementi dai quali il passo verso i forme di neofascismo diventa breve e auspicato, cioè accettato senza forma alcuna di rigetto. E’ questa l’Italia che sta emergendo, dopo il naufragio dei partiti tradizionali, incapaci di avere capito che erano necessarie alcune inversioni di rotta per sopravvivere. E così la nuova casta ha davanti praterie per sputtanare le vecchie classi politiche, addossando loro tutti i mali del mondo e illudendosi di poter risolvere con qualche illusione i drammatici problemi derivanti dalla crisi economica ancora galoppante. Davanti all’Italia che non c’è più, i nostalgici di un passato benessere venuto meno per cause ben lontane, cercano capri espiatori su cui rovesciare tutto, siano essi Napolitano, Monti, Fornero, Renzi, Gentiloni e parlano di riforme che in realtà sono controriforme impossibili, eccetto quelle a costo zero. E mi fermo, perché nel momento in cui sto scrivendo queste osservazioni, c’è in agguato il solito “sapiente” che, forte della sua imbecillità, pretende di prendere la sua matita rossa per censurarmi e illudersi di avere dato una lezione a un professore. E attenzione, non ce l’ho con internet, che ha il merito grandissimo di avere rimesso in circolo la lettura e la scrittura, sia pure con tutti gli errori e orrori, il rapporto interpersonale, ahimè privo di quello scambio immediato dato dalla presenza reale, nonché la risposta all’atavica condizione del subire in silenzio. Ce l’ho con chi crede che la sua ignoranza sia l’unico sapere possibile dietro cui nascondersi.

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