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repici fabio c imagoeconomicaIntervista
di Sandra Rizza
L’avvocato Repici: “Non fu overdose ma omicidio di mafia, si può ancora verificare”

“Dalla riesumazione della salma di Attilio Manca, potrebbero emergere elementi decisivi per la tesi dell’omicidio di mafia”. Parola dell’avvocato Fabio Repici, che con Antonio Ingroia assiste i familiari dell’urologo siciliano trovato cadavere nella sua casa di Viterbo l’11 febbraio 2004, in quella che la procura locale ha liquidato come un’overdose e che la madre, Angela Gentile, ha sempre denunciato come un’esecuzione scattata per proteggere la latitanza di Bernardo Provenzano.
Secondo la donna, infatti, il figlio potrebbe aver curato il boss operato alla prostata nel 2003 a Marsiglia. Sulla scia delle dichiarazioni di 5 pentiti, la Procura di Roma due anni fa avviò una nuova indagine per omicidio, ma alla fine i pm hanno chiesto l’archiviazione e ora si attende la decisione del gip Elvira Tamburelli che può riaprire il caso, ordinando nuovi approfondimenti, o chiuderlo per sempre. Repici intanto lancia un appello al Procuratore nazionale antimafia: “Assuma un ruolo di impulso”.

La nuova perizia del tossicologo Salvatore Giancane ritiene “utile” la riesumazione del corpo di Attilio Manca. Ma cosa potrebbe emergere a 14 anni dalla sua morte?
Oltre ad attestare con certezza se l’urologo sia mai stato consumatore di droga o se questa sia una tesi falsa, un nuovo esame può dirci se siano presenti microlesioni derivate dall’aggressione con la quale fu bloccato per iniettargli l’eroina letale.
Sull’autopsia di Attilio Manca sono sempre stati sollevati dubbi per i segni di violenza sul corpo. Persino Dalila Ranalletta, il medico che eseguì l’esame, durante un fuorionda de Le Iene, definì “sospetta” l’assenza del laccio emostatico accanto al cadavere. Cosa accadde quella sera?
È certo che la posizione finale del corpo di Attilio Manca è quella di un cadavere appoggiato appositamente su un letto altrimenti intatto. Uno scenario costruito ad hoc.

La decisione del gip appare oggi cruciale, dopo che anche la Commissione Antimafia si è allineata alla versione dell’overdose accidentale. Perché è così difficile credere alla tesi dell’omicidio?
Non è difficile. Caso mai è scomodo. Come sempre, quando negli omicidi sono coinvolti apparati deviati.

Lei e Ingroia avete chiesto di iscrivere nel registro degli indagati Ugo Manca, cugino di Attilio, la cui impronta è stata trovata a casa dell’urologo, e Rosario Pio Cattafi, definito dai pentiti un uomo-cerniera tra mafia e servizi. Ma anche di continuare ad indagare su un eventuale ruolo di Giovanni Aiello, detto Faccia di Mostro, l’ex poliziotto scomparso nell’estate 2017. Secondo lei, chi ha ucciso Attilio Manca?
Almeno due di quei tre nomi sono veri e propri mafiosi di Stato. Ecco, io credo che Attilio Manca sia stato ucciso da mafiosi di Stato.

Cosa vorrebbe dire agli inquirenti?
Mi rivolgerò al capo della Procura nazionale, Federico Cafiero de Raho, che da procuratore di Reggio Calabria ebbe il merito di insistere affinché si investigasse su Aiello, chiamato in causa per l’Addaura e le stragi ’92-’94, per l’omicidio Agostino e per la strage alla stazione di Bologna. Credo che oggi la Dna debba tornare ad assumere quel ruolo di impulso fondamentale. A partire dall’omicidio Manca.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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