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bisognano carmelo orda stampalibera.it
Cronologicamente, tutto fece seguito alla presentazione dell’interrogazione parlamentare, a maggio scorso, ad opera di un senatore che aveva sacrificato il mandato ricevuto a sollecitazioni pervenutegli dall’hinterland della nuova Corleone, cioè Barcellona Pozzo di Gotto. Vi erano contenute notizie false di matrice barcellonese e soprattutto, in varie direzioni, una richiesta: che il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano venisse eliminato, processualmente e amministrativamente. Manco i berluscones con Gaspare Spatuzza erano arrivati a tanto. I malpensanti, io per primo, ritennero che l’addebito non perdonato a Bisognano, al di là di quanto enunciato nell’interrogazione parlamentare e degli errori che lui aveva certamente commesso, fosse stato l’aver rivelato ai magistrati fin da subito quel che sapeva (fra gli altri) su due persone: Rosario Pio Cattafi e Maurizio Sebastiano Marchetta, uno abusivamente scarcerato il 4 dicembre 2015 e l’altro imputato di concorso esterno in associazione mafiosa abusivamente a piede libero (per il momento).

Bisognano già l’anno prima era stato arrestato su ordinanza del Gip di Messina, a seguito di indagini curate dall’allora dirigente del Commissariato di Barcellona Mario Ceraolo in accordo con l’allora Procuratore distrettuale di Messina Guido Lo Forte, nel frattempo entrambi pensionati. Le indagini a suo carico erano decollate sulla scorta di intercettazioni parecchio a strascico (ma lasciamo perdere, per carità di patria) che avevano indotto i magistrati a ritenere che egli avesse reso false dichiarazioni in un verbale di indagini difensive. Ne seguì una proliferazione di processi e procedimenti, formalmente tutti in corso. Fatto è che a maggio 2017 Bisognano era tornato in libertà e aveva continuato (e sta continuando) a collaborare con la giustizia.

Sennonché, uno dei fascicoli, per (molto) asseriti accessi (molto) asseritamente abusivi a sistema informatico (gli indizi al riguardo dei quali derivavano dalle stesse indagini che avevano portato alla prima carcerazione), spedito da Messina a Rieti e da qui, a ottobre 2016, a Roma, trovò nella capitale un pm che, dopo molte meditazioni o semplicemente dopo molto tempo, il 15 giugno 2017 chiese che Bisognano (e pure tre carabinieri: roba da maxiprocesso, praticamente) venisse di nuovo spedito in carcere e un gip che il 27 giugno 2017 lo spedì effettivamente in carcere (e due carabinieri ai domiciliari). Enorme scandalo in una certa nazione e soprattutto nella sua capitale, Barcellona Pozzo di Gotto: il pentito tornato a delinquere, di nuovo al vertice della mafia, sicuramente calunniatore (al netto del fatto che la Cassazione a inizio anno aveva riconosciuto che Bisognano – e chi scrive – in realtà è stato calunniato da Rosario Pio Cattafi) e altro ancora! A quel punto, proprio in sintonia con quel senatore e con certo giornalismo naziSchin, in una certa nazione e soprattutto nella sua capitale, Barcellona Pozzo di Gotto, ci si chiese come a Bisognano lo Stato potesse mantenere il programma di protezione. E lo Stato, visto che c’erano fatti nuovi (che in realtà erano vecchi, quanto alle indagini), come l’ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma, revocò il programma di protezione a Bisognano, pur attestando che effettivamente qualche pericolo dalla sua collaborazione con la giustizia dovesse derivargli. E, del resto, da quando aveva iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati, avevano impiccato i suoi cani, gli avevano danneggiato suoi beni, avevano perfino assaltato in carcere due detenuti proprio perché ritenuti amici suoi, con tanto di rivendicazione ufficiale da parte dei mafiosi aggressori (recentemente condannati in primo grado).

Ora, però, lo Stato non sa più come giustificare la revoca di quel programma di protezione, tanto agognata da Cattafi e dai suoi amici. Anche perché le ultime evenienze processuali depongono in senso contrario.

bisognano carmelo verticalRicordate le presunte false dichiarazioni nel verbale di indagini difensive? L’incriminazione per Bisognano era derivata dalla comparazione fra verbali riassuntivi, quello delle indagini difensive e quelli dei suoi precedenti interrogatori alla Procura di Messina. Esaminate le trascrizioni integrali delle registrazioni, cioè le vere dichiarazioni di Bisognano, come riconosciuto infine dai pm della D.d.a. di Messina, il Giudice dell’udienza preliminare di Messina ha prosciolto Bisognano e i suoi coimputati per l’insussistenza del fatto: le dichiarazioni, in effetti, le prime e le successive, coincidevano.

E l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Roma? Confermata il 18 luglio dal Tribunale del riesame, il 27 ottobre era stata annullata dalla Corte di cassazione con motivazione inusualmente tranciante. La settimana scorsa, nel giudizio di rinvio ordinato dalla Cassazione, il Tribunale del riesame di Roma ha infine disposto la scarcerazione di Bisognano.

Insomma, si erano sbagliati, quella carcerazione era stata ingiusta. Ora è stata revocata, con mille scuse. Certo, nel fascicolo c’è traccia documentale di certe malevoli (malevoli per Bisognano, s’intende) attenzioni “barcellonesi”. Ma, pazienza, le avevamo facilmente previste. Quello che non avevamo previsto, perché davvero tanto maliziosi non riusciamo a essere, era stato ai primi di ottobre il festeggiamento con cui era stato salutato a Terme Vigliatore il pensionamento del dr. Ceraolo e la sua nomina all’ufficio legale della Federazione antiracket italiana (si costituirà parte civile nel processo a carico di Marchetta a maggio prossimo?), nella sede dell’associazione antiracket che nei confronti di Bisognano si era costituita parte civile (difesa dall’avv. Ugo Colonna) nel processo “barcellonese”, presenti, mi auguro in veste privata e non a scapito di quelli che dovrebbero essere i loro impegni istituzionali, il questore Mario Finocchiaro e il procuratore di Barcellona Emanuele Crescenti.

Ma, pazienza, di nuovo. Avevamo capito che la strada sarebbe stata (e sarà) lunga. Avevamo capito quante interferenze c’erano state (e ci sarebbero state e ancora ci saranno). E però la mafia barcellonese e i suoi supporters per una volta masticano amaro. Non è scontato che il loro disegno di restaurazione alla fine prevalga. Anzi.

Avv. FABIO REPICI

Tratto da: stampalibera.it

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