di Salvo Vitale - 25 giugno 2015
Seconda udienza al tribunale di Roma nel processo che vede imputati il proprietario di una parte della discarica di Glina in Romania, Dombrowsky assieme a Pileri e Valente, che qualche anno fa ebbero la bella idea di acquistare un’altra parte di quella discarica e si trovarono in carcere, su disposizione del procuratore capo di Roma Pignatone, per tentato riciclaggio, con il sequestro della loro quota, che si incontrava con altre quote, si dice appartenenti a Vito Ciancimino o a società da lui controllate, e date in mano all’amministratore giudiziario Cappellano Seminara (in foto). Gli avvocati che difendono gli imputati sostengono che ben quattro faldoni siano stati inviati dalla procura di Palermo a quella di Roma, ma che non sembra siano stati tenuti in considerazione. Il “re” ieri ha continuato la sua deposizione, dopo quella della precedente udienza. In quell’occasione, Cappellano alla vista di Pino Maniaci aveva mostrato nervosismo, affermando di sentirsi vittima di minacce mafiose, ma anche chiedendo di essere ascoltato a porte chiuse, istanza rigettata dalla corte, perché immotivata. Ieri ha continuato la sua deposizione tra varie ammissioni, non ricordo, non so, mentre sul Giornale di Sicilia veniva pubblicata la notizia che egli aveva denunciato Pino Maniaci per stalking. Tutto da ridere, ma anche da piangere. Quella che si pensava potesse essere una reazione di nervosismo o di paura, davanti ai giudici, vista dopo questa notizia si rivelava poco più che un tentativo, con lacrimuccia, di dimostrare di non essere in grado di parlare con serenità, e quindi procurarsi una sorta di captatio benevolentiae della corte, rispetto al fumus persecutionis di Maniaci, di cui si era dichiarato vittima. Pare quindi che, oltre ad essere un gran manovratore, il Cappellano mostra di essere un grande attore.
Ma cos’è lo stalking? Il codice penale prevede questo reato, che prende nome dal termine inglese "to stalk" = fare la posta, braccare la preda; con esso si intendono tutte le condotte persecutorie (es.: comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti, ossessivi pedinamenti) verso una persona e che interferiscono nella vita privata della stessa. Lo stalking è un reato per tutelare i soggetti che subiscono una serie di atteggiamenti e comportamenti da parte di un individuo (cosiddetto stalker) che si manifestano in persecuzioni e provocano uno stato d’ansia e paura compromettendo, in tal modo, il normale svolgimento della vita quotidiana. Chiaro adesso dove voleva parare la sceneggiata del Cappellano? In caso di flagranza di reato (ossia il caso di chi viene sorpreso mentre commette un reato), è obbligatorio l’arresto: al di fuori dell'arresto obbligatorio, la polizia giudiziaria, se autorizzata dal Pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze), può applicare la misura dell'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; chi viene allontanato dalla casa familiare potrà essere controllato attraverso strumenti elettronici (braccialetto elettronico ma anche intercettazioni telefoniche).
Secondo l’art. 612 bis è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterata, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
Perché esaminare questo reato? In fondo a tutto permane una domanda: perché Cappellano, dopo tutto quello che Maniaci gli ha detto, attraverso la sua emittente, trattandolo da incompetente, maneggione, complice, truffaldino ecc. non ha fatto una denuncia per diffamazione, ma ne ha fatta una per stalking? Secondo Maniaci la risposta è da ricercare nella possibilità che la querela per diffamazione potrebbe portare alla luce le motivazioni delle accuse fatte da Maniaci e scoprire, soprattutto davanti ai giudici, una serie di inghippi e manovre di cui Cappellano è stato artefice, che è meglio tenere sotto silenzio. Davvero curioso l’atteggiamento da vittima, quando invece le vittime sono i tanti poveracci che ha buttato in mezzo alla strada con la sua sconsiderata e disinvolta gestione dei beni sequestrati.
Guarda caso la denuncia, con una velocità incredibile per il tribunale di Palermo, è stata affidata al giudice Petralia, uno dei pupilli della Saguto, la quale dal suo ufficio delle misure di prevenzione ha sempre avuto un occhio di riguardo per Cappellano. Appartengono tutti, dal Procuratore Capo Lo Voi, in attesa di essere di nuovo sostituito, alla Saguto alla corrente di Magistratura indipendente. Maniaci ha già annunciato la sua intenzione di ricusare il giudice e la sede di Palermo e chiedere che il processo si effettui altrove.
E’ la prima volta che in Italia un giornalista si ritrova con un’accusa del genere, che si scontra con l’esercizio delle sue funzioni.