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Il libro “Grande Raccordo Criminale” di Floriana Bulfon e Pietro Orsatti sarà in libreria a partire dal 26 febbraio
Si apre il 1993 con un fatto che fa sperare. Il 15 gennaio i carabinieri del Ros, comandati dall’allora colonnello Mario Mori, arrestano, dopo 24 anni e sette mesi di latitanza, Totò Riina, il capo della commissione provinciale di Palermo di Cosa nostra. La cattura è un successo, ma immediatamente dopo accade qualcosa di inquietante.
Per diciannove giorni non viene perquisito il rifugio del boss e della sua famiglia. Lo tengono sotto osservazione, solo a distanza e solo per un paio di giorni. E così con tutta comodità - pare che sia stato il cognato di Riina Leoluca Bagarella a condurre l’operazione - la casa viene svuotata e si arriva perfino a tinteggiare i muri per cancellare ogni possibile traccia. Dopo più di due settimane, dopo che il nuovo procuratore capo Giancarlo Caselli si rende conto dell’assurdità della situazione e infuriato chiede di intervenire, entrano in un appartamento pronto per un nuovo affittuario.

Il 10 febbraio del 1993 si dimette da ministro Claudio Martelli, l’uomo che aveva chiamato Falcone a lavorare a Roma. Martelli che aveva fatto il salto nel 1987 anche grazie al voto, in blocco, dei detenuti dell’Ucciardone e delle altre carceri siciliane. Si dimette, Martelli, per la storia del conto Protezione: il versamento di 7 milioni di dollari del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, di cui avrebbero usufruito lui e Craxi.
Quel febbraio viene iscritto nel registro degli indagati il presidente della prima sezione della Cassazione Corrado Carnevale. Il 23 aprile il Csm lo sospenderà dalle funzioni e dallo stipendio. Passato alla storia come il giudice “ammazza sentenze”, Carnevale sarà assolto nel 2002 inCassazione e reintegrato.
In un mese, partendo dal 27 marzo, viene giù tutto. Cade l’ultimo governo dei partiti storici, un referendum spazza via la legge proporzionale. È sempre il 27 marzo quando il pentito Pasquale Galasso fa il nome di Antonio Gava come referente politico della camorra. Alle 17.34 dello stesso giorno l’Ansa batte l’incredibile notizia: «L’ex presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, haricevuto dalla Procura di Palermo un avviso di garanzia per “attività mafiosa”». Neppure un anno prima Andreotti aveva liquidato con un’alzata di spalle l’omicidio di Salvo Lima, mentre preparava da Palazzo Chigi l’ascesa al Quirinale. E tramite il capo della Polizia Parisi aveva spedito un messaggio a Gava la sera prima della scelta del candidato democristiano alla presidenza: «Se non vengo eletto io finirà la Prima Repubblica». E ora eccoli lì, messi in mezzo ai pentiti di mafia e di camorra.
Il 26 aprile, dopo che l’esecutivo Amato è stato costretto a lasciare il passo travolto dall’inchiesta di Mani Pulite, il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi è incaricato di formare il nuovo governo. È il primo presidente del Consiglio non parlamentare e non iscritto a un partito della storia repubblicana. Alle 10 del 29 aprile il governo Ciampi giura al Quirinale. Alle 19 la Camera dice no con voto segreto per quattro volte all’autorizzazione a procedere per Craxi. Il giorno dopo restano solo le monetine lanciate contro l’ex segretario del Psi davanti all’hotel Raphaël.
Il 14 maggio, in via Fauro a Roma, un’autobomba esplode nella notte. L’obiettivo è il giornalista e conduttore televisivo Maurizio Costanzo che si salva per un soffio.
Il 27 maggio, Firenze. Un Fiat Fiorino, sotto la Torre dei Pulci, in via dei Georgofili, alle spalle del museo degli Uffizi, salta in aria. Muoiono Caterina Nencioni, cinquanta giorni, Nadia Nencioni, otto anni, la loro mamma Angela Fiume, il loro papà Fabrizio e uno studente, Dario Capolicchio. I feriti sono quarantotto. «Il sole sta andando a letto / è già sera. Tutto è finito», aveva scritto su un quaderno Nadia.
Cinque giorni dopo, a Roma, in via dei Sabini, a due passi da Palazzo Chigi, viene rinvenuta un’auto carica di tritolo con i fili che escono dai finestrini. Questa volta è solo un avvertimento. Rivendicato dalla “Falange Armata”, ritenuta emanazione dei servizi deviati.
Il 9 giugno in Senato arriva l’ennesima richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Andreotti, questa volta dalla Procura di Roma in relazione all’omicidio Pecorelli. In seguito il processo passerà a Perugia, dopo l’ingresso nell’inchiesta di Claudio Vitalone.
E poi la notte dei tre attentati in contemporanea. Il 27 luglio due bombe a Roma, nei pressi di San Giovanni Laterano e di San Giovanni al Velabro. La terza esplode in via Palestro a Milano. Se a Roma non ci sono morti, a Milano cadono a terra sventrati tre vigili del fuoco, un vigile e un passante. Quella notte il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi prova a mettersi in contatto con Palazzo Chigi e scopre che i centralini della sede del governo sono stati disattivati. Attacco al cuore dello Stato, si dirà. Da parte di chi? Chi gioca questa partita distruttiva? La giocano tutti: la mafia, le logge massoniche, i servizi deviati. Giocano la loro ultima partita gli uomini simbolo della Prima Repubblica.
L’11 agosto il boss della camorra Francesco Schiavone detto “Sandokan” scrive a Scalfaro per chiedere la revoca del suo 41bis: mafia, camorra e ‘ndrangheta concordano i messaggi da inviare alle istituzioni sul trattamento carcerario dei boss detenuti. A ottobre “Sandokan” viene scarcerato con due anni di anticipo, per buona condotta.
Il 2 settembre esce in apertura su «La Stampa» un’intervista all’allora capo della Dia, Gianni De Gennaro a firma di Francesco La Licata. E c’è un passaggio che lascia senza fiato: «Si potrebbe pensare ad alcune schegge dell’eversione di destra. Lo dico solo per esempio, a titolo indicativo e non perché abbiamo idee precise sulla natura di queste altre componenti. La Dia ha parlato di gruppi criminali non ancora conosciuti o identificati, dei quali però si avverte la presenza. Potrebbero essere altri esponenti di organizzazioni mafiose, come i calabresi o i napoletani. Chi ci dice che, per operare fuori dalla Sicilia, Cosa nostra non sia stata costretta a ricorrere al loro aiuto? Chi ci dice che non si sia creata una sinergia, per esempio, con esponenti della criminalità romana? Potrebbero essersi verificate alleanze anche con gruppi stranieri. Perché no? Basti pensare a Schaudinn, criminale tedesco, esperto di esplosivi, presente nell’inchiesta, quantomeno come fornitore dei congegni elettronici, nell’ attentato al treno 904».
Il 4 novembre il neo ministro della Giustizia Giovanni Conso firma un provvedimento di revoca del 41bis per 340 detenuti. Una decisione presa «in solitudine», rivelerà. Nessuna “ragion di Stato” insomma. Nessuna paura. In totale, tra l’estate e l’autunno del ’93, 480 mafiosi escono dall’isolamento.
Le stragi di Roma e Milano non sono le ultime azioni terroristiche progettate da Cosa nostra. Perché, se poi non ci fosse stato un contrordine, il gruppo di fuoco che da via D’Amelio in poi ha condotto tutti gli attentati, spesso facendo base proprio a Roma con una serie di coperture impressionanti sia da parte della criminalità locale sia delle organizzazioni mafiose ormai radicate nel tessuto politico, affaristico e “deviato” della città, avrebbe compiuto l’ennesima strage anche allo Stadio Olimpico nel gennaio del 1994, dopo un primo tentativo fatto nel dicembre dell’anno prima. Obiettivo: uccidere «almeno 100 carabinieri». La macchina carica di tritolo e di tondini di ferro per aumentare il potere devastante e mortale dell’ordigno era già posizionata nell’area presidiata dagli uomini dell’Arma, vicino a uno degli ingressi dello stadio. Poi sopraggiunge lo stop, l’autobomba viene disinnescata e si evita la strage. Questo ha raccontato Gaspare Spatuzza, il collaboratore di giustizia che dal 2008 sta riscrivendo con le sue dichiarazioni la storia di due processi già andati in giudicato, quelli sulla strage del 19 luglio 1992, aprendo scenari del tutto inediti su quegli anni.
Mentre l’Italia è sventrata dalle bombe, crolla la Prima Repubblica e i personaggi simbolo del capitalismo italiano salgono le scale del tribunale di Milano, si è avviata una trasformazione epocale in cui emergono nuovi protagonisti. Primi fra tutti i sindaci delle principali città italiane eletti direttamente con il doppio turno, e poi l’arrivo di qualcosa di inaspettato, un nuovo soggetto politico: Forza Italia.

Approfondimenti: granderaccordocriminale.wordpress.com

Info: orsattipietro.wordpress.com

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