di Liana Milella - 26 luglio 2012
Avevo letto, e ho riletto, l’intervento del procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato alla commemorazione di Paolo Borsellino. Rilanciato nelle mailing list delle toghe, con ovvie notazioni di plauso, ero stata tentata anche di pubblicarlo su questo blog, come ho già fatto per testi che ho ritenuto importanti. Mi aveva fermato solo il fatto di aver già scritto un post per Ingroia.
Ma poi sono rimasta davvero sorpresa quando ho appreso che al Csm la lettera aperta di Scarpinato a Borsellino era diventata oggetto di una rampogna. Di più, della richiesta, del consigliere laico in quota Pdl Nicolò Zanon, di un possibile trasferimento d’ufficio. Se ne occupa il comitato di presidenza, composto dal vice presidente Vietti, dal primo presidente della Cassazione Lupo, dal procuratore generale Ciani, e decide di inoltrare la pratica alla prima commissione, quella che trasferisce i magistrati che sbagliano, e pure allo stesso pg della Suprema corte, titolare dell’azione disciplinare. Non basta: Zanon chiede pure che si riapra la rosa del concorrenti al posto di procuratore generale di Palermo, che vede in lizza proprio Scarpinato e il capo della procura di Palermo Francesco Messineo. In commissione la gara è finita tre a due, per Messineo Unicost, Mi e un altro consigliere Pdl, per Scarpinato la sinistra di Area, il cartello tra Md e Movimento giustizia. Astenuto il Pd. E’ evidente che l’apertura della pratica su Scarpinato, su cui la prima commissione si pronuncerà a settembre, potrebbe influire sulla nomina al vertice degli uffici giudiziari di Palermo, dando una chance in più a Messineo. Allo stesso modo è evidente che la destra e le correnti moderate della magistratura sono proprio per Messineo, mentre quelle di sinistra per Scarpinato.
Già sotto questo profilo il passo di Zanon può essere giudicato discutibile. Ma qui siamo nel campo delle opportunità. Cui certo non dovrebbe essere indifferente un costituzionalista del rango di Zanon. Ma è un’altra la questione che inquieta, che fa da termometro al cambio di clima nei confronti dei magistrati. Cosa c’è che non va nell’intervento di Scarpinato? Di certo non si può dire di lui, come s’è detto di Ingroia, che ha parlato in una sede impropria. Quella del Pdci, si è rimproverato al procuratore aggiunto di Palermo. O quella di Campo dei fiori. No, Scarpinato ha parlato in una sede assolutamente congrua, davanti ai suoi colleghi, in una cerimonia pubblica per un suo collega ucciso dalla mafia. Con l’enfasi che è nota. Tutti sanno chi è Scarpinato, conoscono il suo pensiero, lo hanno sentito parlare non una, ma cento volte, in questi anni. Ha scritto libri, di certo non ha nascosto le sue opinioni. E ha parlato sempre nello stesso modo.
E dunque. Perché, proprio adesso, ci si scatena contro Scarpinato? Poteva egli dire, o doveva non dire, che nelle cerimonie ci sono presenze di persone limitrofe alla criminalità, gente che vive nell’ampio limbo che esiste tra legalità e illegalità? A mio avviso non solo poteva, ma aveva il dovere di dirlo. Quindi un caso Scarpinato non esiste. Se esiste, o se si dubita che possa esistere, vuol dire che si vogliono magistrati muti.
Tratto da: milella.blogautore.repubblica.it
Foto © Giorgio Barbagallo
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