Negli ultimi cinque anni, il fentanyl ha inondato il nord dell’America, uccidendo circa quattrocentomila persone tra Canada e Stati Uniti. Alla base di questa smisurata strage ci sono, in primis, gli enormi profitti da parte delle organizzazioni criminali coinvolte. Grazie soprattutto alla cd. area grigia, le nuove mafie sono in questo momento in grado di avere le competenze necessarie (chimici, informatici, medici) per produrre droghe sintetiche. Questo fa del fentanyl e degli altri oppioidi sintetici una grave e seria minaccia per la salute pubblica. In realtà, questa sostanza chimica già rappresenta un rischio elevato anche in Italia. Le prime operazioni di polizia, infatti, confermano fin da ora importanti sequestri di oppioidi sintetici. Il numero di gruppi criminali organizzati che potenzialmente sono in grado di produrre fentanyl potrebbe iniziare a crescere molto presto (com’è già accaduto in Canada) poiché i legami tra i cartelli della droga messicani e alcuni gruppi criminali nazionali, coinvolti nella produzione di questa droga, sono da tempo ben consolidati (cfr. ndrangheta, camorra, mafia siciliana). È appurato che l’Italia sia già una nazione di transito del fentanyl (cfr. Operazione “Pain Killer” a Piacenza). Questa sostanza che arriva nel nostro Paese tende a essere venduta sul dark web e spedita tramite posta anche attraverso nuove tecnologie (es. droni-postino). Da un kilogrammo di polvere di fentanyl al costo di diecimila euro è possibile produrre un milione di micro-pasticche che vendute a venti euro l’una fruttano sul mercato venti milioni di euro. Un business colossale dal quale possiamo starne certi le mafie italiane non resteranno fuori. I gruppi criminali italiani (mafie siciliane, ‘ndrangheta e camorra) sono già in grado di produrre fentanyl e suoi derivati. La maggior parte delle sostanze chimiche utilizzate per sintetizzare il farmaco, note come precursori, spesso, sono legalmente importabili poiché sono utilizzati dalle industrie farmaceutiche. La maggior parte dei precursori arriva dalla Cina anche in Italia. Il porto di Gioia Tauro e le rotte terrestri sono già una delle possibili vie di accesso delle droghe sintetiche nel nostro Paese. I legami tra narcos colombiani, messicani e le mafie italiane sono da tempo certificati, per cui creare laboratori per la produzione di droghe sintetiche su larga scala mediante i collegamenti esistenti con i cartelli sudamericani non è per nulla una possibilità da scartare. In Italia si potrebbe benissimo utilizzare un metodo di produzione impiegato dai cartelli messicani per creare droghe sintetiche particolarmente potenti (fentanyl, crack, mdma). La diffusione del fentanyl in Italia è già in atto, confermata persino da elementari teoremi di economia. A differenza dell’eroina e della cocaina, che hanno bisogno della coltivazione dei campi, gli oppioidi sintetici possono essere prodotti a basso costo su scala industriale, con una conoscenza minima delle nozioni di chimica. Avendo percepito l’opportunità per affari molto lucrosi, i mafiosi italiani hanno già avviato la produzione di fentanyl. Importano il prodotto finito direttamente dalla Cina, dove è fabbricato, sia illegalmente sia in maniera legittima, dalle compagnie farmaceutiche, oppure, comprano le sostanze chimiche dai cinesi e poi producono autonomamente. Com’è accaduto per il Canada che all’inizio era territorio di transito e poi è diventato produttore, cosi potrebbe accadere per l’Italia, specialmente se non adotteremo le misure preventive e repressive necessarie per impedire questa tragedia. Saranno proprio i prodotti legalmente importabili che permetteranno di fabbricare facilmente le pillole letali. Non dimentichiamoci che in Italia il fentanyl era già usato in passato per tagliare l’eroina. Nei laboratori all’epoca però mancava la strumentazione e i reagenti per individuare la sostanza. A mio parere neanche adesso siamo in grado di stabilire con certezza il numero esatto di morti da fentanyl. Ritengo, inoltre, che occorra fare anche una seria riflessione sull’approccio proibizionista portandolo all’interno delle terapie mediche, dell’esperienza già acquisita sul campo e della decriminalizzazione dell’assuntore sull’esempio positivo del Portogallo. Per evitare al nostro Paese di diventare l’epicentro della crisi degli oppioidi, occorrerà inevitabilmente sperimentare nuove strategie, alcune già attuate e funzionanti, per affrontare i sicuri danni alla salute pubblica causati dalle nuove tossicodipendenze derivanti da droghe sintetiche.
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