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Un editoriale difficile. Su cosa riflettere, scegliere, scrivere. In effetti si è trattato di un’estate rovente. In Italia ci sono regioni o singoli paesi completamente distrutti dall’acqua e dal fango; per maltempo e straripamenti. Pezzi d’Italia che scivolano trascinandosi appresso tutto ciò che incontrano. Scivolano anche le imprese e le piccole aziende coinvolte. Scivolano le famiglie terrorizzate: una alluvione umana (scrisse una volta un grande intellettuale).
Una alluvione umana stanca di questi periodici avvenimenti che distruggono ciò che loro hanno costruito. 
Tuttavia di ambiente se ne parla ancora timidamente. O si fa demagogia spicciola.
Di fronte a questi eventi la popolazione colpita è molto arrabbiata, ma... nessuno che si impegni a canalizzare la rabbia delle persone colpite e organizzare una lotta. Ma affidandosi a chi?
Di fronte a questa domanda tutto cade in una rassegnata fatalità e ci si consegna solo alla speranza di un futuro migliore. Non all’idea di un progetto condiviso, non al come realizzarlo. Pensare di stare uniti e lottare per un mondo migliore, si diceva una volta.
La maggior parte delle persone continua a scivolare verso una assurda e continua miseria perché il lavoro è diventato sempre più povero e non garantisce una vita serena alle famiglie. Molte di loro vivono con la pensione dei nonni e mangiare tre volte al giorno è diventato un lusso. Altri, anziani e non solo, per sbarcare il lunario frequentano le sedi della Croce Rossa o altre associazioni di volontariato.
Di contro il nostro paese regala armi e munizioni.
Retorica monotona, potrebbe dire qualcuno. Forse. Ma se serve a descrivere la condizione politico-sociale italiana va bene anche la retorica e la monotonia e fino a quando il problema, il disagio, permane, ci sarà una minoranza che continuerà a urlare per trovare risposte. 


Una estate di "fuoco"

Questa che sta per finire è stata una estate rovente, non solo per le temperature, anche per le donne.
Dalle polemiche legate alle olimpiadi sulla pugilatrice algerina Imane Khelif, alla gloria sempre olimpica delle nostre tenniste Sara Errani e Jasmine Paolini. Dalla imprenditrice influencer che avrebbe carpito segreti di stato al ministro innamorato, affatturato si direbbe a Napoli, ai troppi e tragici, ennesimi e a volte annunciati, femminicidi.
Dalle migliaia di donne morte, nel silenzio assordante degli organi di informazione, a Gaza, alle ancora più dimenticate donne afgane a cui il ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio ha fatto una legge illuminata: adesso le donne afgane non possono più nemmeno parlare in pubblico.
Non parlo nemmeno io, per solidarietà e perché non ho parole.

Tratto da: lesiciliane.org

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