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Il fondatore di WikiLeaks rischia 175 anni di carcere per aver svelato crimini di guerra

È atteso per oggi, Martedì 26 marzo, il verdetto dell'Alta Corte di Londra sull’istanza d’appello presentata dai legali del fondatore di WikiLeaksJulian Assange, per scongiurare l'estradizione dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti in cui lo attendono 175 anni di carcere. A dare la notizia è stata sua moglie, Stella Assange, su X. L'udienza è attesa per le 10:30 ora locale (11:30 in Italia).
I pubblici ministeri statunitensi accusano il giornalista australiano per aver rilasciato documentazione di alto profilo, documenti militari e dispacci diplomatici riservati degli Stati Uniti con la sua piattaforma WikiLeaks.
Secondo l'accusa, le fughe di notizie avrebbero messo in pericolo la vita dei militari e degli agenti statunitensi. Una tesi infondata con cui, in realtà, gli Stati Uniti hanno perseguitato per anni Assange per arginare l'emorragia dell'imperialismo statunitense e che mirano a delegittimare la figura e il lavoro svolto da Assange e Wikileaks.
Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha rilasciato un'indiscrezione secondo cui il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti starebbe valutando se consentire all'editore australiano di dichiararsi ''colpevole di cattiva gestione di informazioni riservate'', ovvero l'ammissione di una colpevolezza ridotta. Un'ipotesi che aprirebbe la possibilità di un accordo per rilasciare Assange che da oltre 5 anni si trova detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, in spregio dei diritti umani. L'ipotesi del patteggiamento è stata subito smentita dai legali di Julian Assange.
L’editore australiano è vittima di una persecuzione legale senza precedenti per aver smascherato, tra gli altri, crimini di guerra Usa commessi in Iraq e Afghanistan.
Stella Assange, che da anni si sta battendo con ogni mezzo per impedire che questa vicenda possa ripiegare verso un triste epilogo, ha più volte detto che “se verrà estradato negli Stati Uniti Julian morirà". Sono centinaia le manifestazioni, gli eventi e le premiazioni a cui ha preso parte in nome di Julian per difendere la libertà di informazione, di espressione e il diritto inviolabile dei cittadini ad essere informati. "La sua salute sta peggiorando, fisicamente e mentalmente - ha detto la moglie dell'attivista in occasione della conferenza stampa antecedente alle recenti udienze dell’Alta corte di Londra svoltesi a febbraio -. La sua vita è in pericolo ogni giorno in cui rimane in prigione”.

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