La giornalista osserva il “cambiamento impressionante” del presidente francese nei rapporti con la Russia dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi
“Macron vuole apparire alla vigilia delle elezioni europee come un De Gaulle, dimenticando però che De Gaulle era per l’autonomia della Francia dagli Usa e dalla Nato e per i buoni rapporti con la Russia. È un finto De Gaulle, un finto Churchill. Una marionetta che nasconde la realtà e mente su tutto: sul proprio isolamento mondiale, sulle responsabilità ucraine nel fallimento degli accordi di Minsk, sull’espansione della Nato e le sue responsabilità, sui necessari negoziati, attorno alla neutralità ucraina”. A dirlo, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, è la giornalista e saggista Barbara Spinelli in merito alla posizione del presidente francese Emmanuel Macron che nei giorni scorsi aveva paventato la possibilità di un intervento militare della NATO in Ucraina contro le truppe russe. Venerdì il presidente, incontrando il cancelliere tedesco Scholz, avrebbe concordato di “non prendere mai l’iniziativa di un’escalation militare”. Ma secondo la Spinelli non si tratta di una marcia indietro rispetto alle sue volontà. “Anche nella conferenza stampa di giovedì aveva parlato di uno scatto in avanti dell’Occidente come reazione militare alle avanzate russe. Non credo nemmeno che Scholz faccia marcia indietro sui missili Taurus da inviare a Kiev. Anche se in Germania - ha spiegato - si sta discutendo una manovra piuttosto disgustosa, su spinta dei Verdi e Liberali: i missili verrebbero inviati all’Inghilterra affinché siano gli inglesi a inviarli in Ucraina, con esperti britannici che si occupino della loro manutenzione e destinazione. In questo modo i tedeschi eviterebbero di inviare i propri uomini, incaricati di decidere se i missili saranno impiegati sul suolo ucraino o anche su quello russo. Scholz non lo vuole”.
Barbara Spinelli ha ricordato il cambio di approccio di Macron nei confronti del Cremlino. “All’inizio Macron, sulla necessità di non umiliare la Russia, aveva adottato una logica da prima guerra mondiale (evitare gli errori che seguirono il ‘14-18). Ora è in una logica da seconda guerra mondiale: ‘guerra esistenziale’, sostegno all’Ucraina per recuperare tutti i territori Crimea compresa, rinuncia a parlare con Putin”. “È un cambiamento impressionante”, ha commentato. “Gli occidentali, per fortuna con alcune differenze interne, prendono atto che la controffensiva ucraina è fallita e si stanno preparando a una seconda controffensiva, nella quale l’appoggio dell’Occidente sarà ancora più forte, con l’invio sul territorio ucraino non ancora di soldati, ma sicuramente di consiglieri militari con il controllo sulla destinazione dei missili a lunga gittata. Ci sono rischi molto grandi: il primo è la morte di altre centinaia di migliaia di tutti i soldati ucraini. Quanti ne resteranno alla fine della carneficina? Il secondo è l’incidente nucleare. Oggi i droni ucraini hanno colpito la città di Kaluga, a meno di 160 chilometri da Mosca. Si sta giocando col fuoco”.
E sul sentire interno francese, “l’operazione di Macron è condivisa dalle altre forze politiche, tranne l’estrema destra, la sinistra di Mélenchon e i comunisti. Macron sta facendo campagna elettorale, è questo l’aspetto nefasto della faccenda. È la politica interna che spiega il cambio radicale nella politica estera francese”.
Quindi la giornalista ha analizzato quelle che sono le mosse del presidente, al suo secondo mandato, e quindi non più ricandidabile.
“Nell’immediato vuol dare una mano al proprio partito e ai socialisti, che hanno esattamente le stesse idee sull’Ucraina. Poi c’è il lungo termine. Macron fa parte di una élite, non solo francese, molto atlantista, legata all’industria delle armi. Le sue posizioni somigliano a quelle di Draghi. Immagino stia preparando il proprio futuro personale”.
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