Continua l’ecatombe e i negoziati per il cessate il fuoco vacillano
Sono oltre 100 i palestinesi uccisi nel nord della Striscia di Gaza dai raid israeliani mentre erano in fila per ricevere gli aiuti umanitari. Più di 760 invece i feriti. L’ennesimo attacco disumano e deliberato da parte delle forze di occupazione israeliane. L’ennesimo atto che rischia di far deragliare i faticosi negoziati in corso tra Israele e Hamas, che vedono la mediazione di Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Obiettivi: il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. I contorni della vicenda sono poco chiari. Da un lato le autorità palestinesi accusano i militari israeliani di aver ucciso 112 persone e averne ferite oltre 800 con colpi di arma da fuoco. Dall'altro, le Forze di difesa israeliane (Idf) ammettono di aver sparato, giustificandosi dicendo di aver mirato alle gambe di una decina di persone dove venivano consegnati gli aiuti e che la gran parte delle vittime sia stata travolta dai camion. Uno scenario irrealista rispetto alle immagini che emergono dall’enclave. Quel che è certo, al momento, è che i colloqui in corso ormai da settimane per il rilascio degli ostaggi e per il cessate il fuoco prima dell'inizio del mese di Ramadan (intorno al 10 marzo), il periodo in cui i musulmani digiunano dall'alba al tramonto, potrebbero subire una battuta d'arresto. L’attacco è avvenuto lungo Al Rashid Street, a ovest di Gaza City, mentre venivano consegnati gli aiuti umanitari. Wafa riporta che i militari israeliani di stanza a ovest di Gaza City, "hanno sparato contro migliaia di persone che aspettavano l'arrivo di camion carichi di aiuti umanitari, provocando la morte e il ferimento di centinaia di persone". Hamas ha prontamente condannato questo attacco definendolo "un massacro a sangue freddo" e accusando le Forze di difesa israeliane (Idf) di aver sparato contro le persone che si erano radunate l’ungo la strada in attesa dell’arrivo della farina. Testimoni oculari citati da Al Jazeera riferiscono che i militari israeliani "ci hanno sparato addosso".
Il rischio che deraglino i negoziati in corso è stato espresso in modo netto anche dal presidente Usa, Joe Biden, parlando ai giornalisti prima di partire per il Texas. "Non sappiamo ancora cosa sia accaduto, ma so che complicherà i negoziati per una nuova pausa umanitaria", ha detto. Dopo i fatti avvenuti a Gaza, non a caso Biden ha sentito telefonicamente i vertici degli altri paesi mediatori: Egitto e Qatar. Secondo quanto riferito dal portavoce della presidenza egiziana, Ahmed Fahmy, il capo dello Stato egiziano, Abdel Fattah al Sisi, ha messo in guardia sul rischio di un'escalation militare e ha evidenziato la condanna del Cairo agli attacchi che prendono di mira "civili indifesi" in violazione del diritto internazionale. Da parte sua, secondo la presidenza del Cairo, Biden ha apprezzato gli sforzi congiunti per promuovere la tregua a Gaza, spiegando che in questo momento rappresentano una priorità per ripristinare la stabilità nella regione del Medio Oriente. Il presidente statunitense ha inoltre espresso apprezzamento per i continui sforzi egiziani e per la leadership "fondamentale" del Cairo nell'ambito della fornitura di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza attraverso il porto di Rafah. Nel corso del colloquio telefonico, Al Sisi e Biden hanno concordato di continuare le consultazioni nel quadro del tentativo di ripristinare la pace e sicurezza nella regione mediorientale, sottolineando la forza del partenariato strategico tra i due Paesi. Secondo i resoconti dei media, la perplessità sul proseguimento dei negoziati è stata espressa da Biden anche durante il colloquio telefonico con l'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani.
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Il Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha definito i fatti "un incidente molto serio", sottolineando "l'importanza di espandere e sostenere il flusso degli aiuti" anche "attraverso un potenziale cessate il fuoco temporaneo". "Piangiamo la perdita di vite innocenti e riconosciamo la disperata situazione umanitaria a Gaza, dove innocenti palestinesi stanno solo cercando di nutrire le proprie famiglie. Questo sottolinea l'importanza di espandere e sostenere il flusso dell'assistenza umanitaria a Gaza, anche attraverso un potenziale cessate il fuoco temporaneo. Lavoriamo giorno e notte per arrivare a quel risultato", si legge nella dichiarazione. Il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha dichiarato oggi che "le tragiche morti a Gaza richiedono un immediato cessate il fuoco per favorire più aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi e la protezione dei civili". Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. La telefonata, riferisce una nota, si è incentrata sulle trattative per una nuova pausa umanitaria nella Striscia di Gaza, funzionale alla liberazione degli ostaggi che sono ancora nelle mani di Hamas e al rafforzamento degli aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese. Le parti hanno concordato sulla necessità di mantenere un coordinamento adeguato per quanto riguarda l'assistenza umanitaria e per ribadire la necessità di proteggere i civili durante le operazioni militari israeliane nell'enclave. Inoltre, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà nelle prossime ore per un aggiornamento sulla crisi in Medio Oriente. Stando all'agenda aggiornata sul sito dell'Onu, le delegazioni si riuniranno alle 16:15 locali (le 22:15 in Italia).
Nonostante ciò, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu continua con la sua politica genocidaria. "Non cederemo a Hamas e continueremo la guerra finché non avremo raggiunto una vittoria decisiva - ha detto -. La vittoria su Hamas arriverà eliminando tutte le sue brigate dal centro e dal sud della Striscia di Gaza". Finora l’assedio israeliano nella Striscia di Gaza ha causato più di 30mila vittime palestinesi, compresi i recenti attacchi notturni che hanno causato oltre 70 vittime, di cui, secondo Wafa, almeno 25 persone, per la maggior parte donne e bambini, sono state uccise negli attacchi israeliani contro i campi profughi di Al Nuseirat e Al Bureij nel centro dell'enclave. Quanto ai feriti, invece, le stime del ministero della Sanità di Gaza calcolano circa 70.325 persone. Sono almeno 13.230 i bambini rimasti uccisi dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza, tra cui sette morti negli ultimi giorni per fame. Tra le 30mila vittime, 8.860 sono donne, 340 operatori sanitari, 132 giornalisti e 47 operatori di protezione civile. I registri ufficiali dei morti non comprendono le circa 7.000 persone che risultano disperse, ha precisato l'ufficio media citato da Al Jazeera. L’ecatombe, dunque, continua.
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