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La Commissione Giustizia del Senato approva il parere sui test psicoattitudinali per le toghe

E' notizia di oggi che la Commissione Giustizia del Senato guidata dalla leghista Giulia Bongiorno ha approvato lo schema di decreto attuativo della riforma Cartabia del 2022 sull’ordinamento giudiziario, licenziato a novembre dal Consiglio dei ministri.
Al suo interno vi è anche un parere, messo a punto dal relatore Pierantonio Zanettin (capogruppo di Forza Italia in commissione), con il quale si invita il governo a valutare l'introduzione dei test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura.
Un ennesimo tassello, che si aggiunge a quelli già inseriti in seno alla riforma Cartabia e Nordio, volto a ridefinire il ruolo della magistratura con un'accezione sempre più subordinata alla politica.
Al decreto Cartabia, che prevedeva una rimodulazione delle prove del concorso in magistratura e si introduceva il concetto delle “pagelle” per i magistrati (valutazioni professionali basate anche sulla conferma delle loro scelte nei gradi successivi di giudizio), nel parere (approvato con i voti di tutto il centrodestra e di Ivan Scalfarotto di Italia viva) si chiede al governo Meloni di valutare la possibilità di prevedere che nella valutazione si inseriscano, nel fascicolo personale, tutti gli atti prodotti da ciascun magistrato e non solo alcuni a campione. In questo modo – è la tesi dei promotori e degli ispiratori (vedi – sarà più facile identificare “la sussistenza di caratteri di grave anomalia in relazione all’esito degli atti e dei provvedimenti nelle fasi o nei gradi successivi del procedimento e del giudizio”, uno dei nuovi elementi che potranno fondare i giudizi di professionalità.
Con anche un solo giudizio “non positivo”, il giudice o il pm vedrebbe bloccati gli avanzamenti di carriera e di stipendio; con due giudizi negativi, la conseguenza obbligatoria sarebbe la radiazione. In base allo schema di decreto, inoltre, si definisce anomalia “grave” quando “il rigetto, la riforma o l’annullamento assumono carattere significativo rispetto al complesso degli affari definiti dal magistrato”, ma anche quando “le ragioni del rigetto, della riforma o dell’annullamento sono in se stesse di particolare gravità".
Altro aspetto è poi la proposta di introdurre test psicologici per gli aspiranti magistrati, sul modello di quelli obbligatori per l’ingresso nelle forze dell’ordine.
Un suggerimento, quest'ultimo, che può essere raccolto dal governo solo intervenendo sulla Costituzione.
Del resto la modifica della Carta è proprio uno dei punti fondamentali a cui mira il governo di centrodestra.


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Carlo Nordio © Imagoeconomica


Una "conditio” senza la quale non potranno essere portate avanti riforme come il premierato (o la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e inquirente, così come ha ricordato nei mesi scorsi lo stesso Guardasigilli Nordio.
Aspetto inquietante è che queste riforme si sovrappongono quasi perfettamente con le vecchie idee del “Piano di rinascita democratica” della loggia massonica Propaganda 2 (P2). Un documento che fu scritto probabilmente nel 1976 dal maestro venerabile Licio Gelli insieme ad alcuni “consulenti” esterni e che fu sequestrato nel 1982 all’aeroporto di Fiumicino nel doppiofondo della valigia di Maria Grazia Gelli, la figlia, che rientrava in Italia da Nizza.
Rileggendolo appare evidente come proprio la questione giustizia, fino ad oggi, rappresenti l'ultimo baluardo alla sua effettiva "realizzazione".
Tra le altre cose in quel piano, in materia di ordinamento giudiziario, si legge: “Le modifiche più urgenti investono: la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; la normativa per l'accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari); divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari”). Ed è sempre in quel programma, tra gli obiettivi a medio a lungo termine, che si propone “la riforma del Consiglio Superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale); riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile” o ancora  “unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il Pubblico Ministero è distinto dai giudici); responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del Pubblico Ministero (modifica costituzionale)”.
Sono evidenti, dunque, i pericoli che si nascondono dietro a questo ennesimo progetto di riforma in salsa P2.


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Roberto Scarpinato © Deb Photo

Vogliono scardinare la Costituzione

A ribadirli i rappresentanti del M5S in commissione Giustizia al Senato Anna Bilotti, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato. "Non ci stupisce affatto il parere della maggioranza che invita il governo a introdurre test psicoattitudinali per gli aspiranti magistrati, riproponendo uno dei punti qualificanti del piano di rinascita democratica di Licio Gelli, messo a punto per assoggettare una magistratura ritenuta pericolosa perché indagava sui mandanti occulti delle stragi e sugli affari sporchi dei potenti – hanno scritto in una nota - La continuità ideologica e culturale di questa maggioranza con alcune tristi esperienze del passato è chiara fin dall'insediamento di questo governo". E poi ancora hanno aggiunto: "Bisogna guardare i singoli provvedimenti senza perdere di vista il disegno complessivo con cui il centrodestra sta costruendo, a tappe forzate, un sistema che mira a scardinare l'impianto costituzionale e l'equilibrio tra i poteri, a sopprimere il dissenso, quindi la democrazia, e aspira a realizzare un complessivo riassetto dei poteri, concentrandoli in un unico vertice non sottoposto ad alcun reale controllo. Infatti, in questo disegno l'indebolimento degli strumenti di controllo è un tassello fondamentale, si pensi agli attacchi al ruolo e ai poteri dell'Anac, della Corte dei Conti, del giornalismo investigativo indipendente, della magistratura, alla demonizzazione delle intercettazioni e alla cancellazione dell'abuso d'ufficio, uno degli strumenti principali con cui i potenti mettono in atto i loro soprusi. Un altro tassello è la repressione del dissenso e delle manifestazioni di espressione del pensiero, sia con i manganelli che per via normativa. Si tratta di un work in progress, di uno stillicidio che anticipa il colpo grosso finale da realizzarsi con gli interventi sulla Costituzione: il premierato per accentrare i poteri sull'Esecutivo indebolendo Parlamento e Quirinale, la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri, l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, la riforma del Csm per aumentare al 50% i laici nominati dalla politica". E infine hanno concluso: “Tutte riforme finalizzate a sottoporre la magistratura al controllo e all'occulta direzione delle maggioranze governative. La proposta di oggi, peraltro, esorbita palesemente rispetto a quanto disposto dalla legge delega Cartabia, quindi è un'evidente forzatura: le disposizioni del decreto legislativo non possono mai assurgere a principi o criteri direttivi ulteriori rispetto a quelli previsti dalla delega. Si tratta di un'esibizione muscolare di chi pensa che essendo maggioranza possa fare quello che vuole. Basta aprire gli occhi per vedere cosa caratterizza l'azione del governo Meloni: ebbrezza di potere autoritario con il ricorso ai manganelli fisici e a quelli giudiziari”.

In foto: Pierantonio Zanettin e Licio Gelli (Realizzazione grafica by Paolo Bassani)

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