Un lungo serpentone che da piazzale Loreto ha raggiunto piazza Castello a Milano. Più di 50mila persone, secondo gli organizzatori, unite da un unico ideale: chiedere l'immediato cessate il fuoco in Palestina e il ritiro delle truppe israeliane dalla striscia di Gaza. "Aver portato 50mila persone in piazza significa che la gente che ha una coscienza e che vuole la giustizia, ha capito che il popolo palestinese la deve avere e prima o poi avere anche la sua autodeterminazione e il suo stato libero con Gerusalemme capitale", ha detto Kader Tamimi, presidente della comunità palestinese della Lombardia. "Questa è la dimostrazione che il Governo italiano deve fare una riflessione - ha aggiunto -, talmente profonda, per capire che la piazza in Italia è a favore di una giustizia per i palestinesi". Durante il corteo, promosso da associazioni, sindacati e altre realtà sociali, tra cui i “Giovani palestinesi d’Italia”, la manifestazione nazionale ha chiesto a gran voce il cessate il fuoco e lo stop al genocidio in corso a Gaza dopo l’invasione della Striscia da parte di Israele. Dopo i fatti di Pisa, con le manganellate da parte della polizia su giovanissimi studenti, la tensione nel capoluogo lombardo era alta. Non sono mancati infatti gli interventi dedicati in solidarietà ai giovani studenti che sono stati repressi nella città toscana. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della giornata ha detto che “i manganelli contro i ragazzi esprimono un fallimento”.
“Oggi Milano è di nuovo palestinese”, hanno gridato gli attivisti al microfono, spiegando di essere scesi in piazza per “dire che il popolo palestinese esiste e resiste”. Molti i cartelli innalzati al cielo. “Stop bombing Gaza”, “Fuori il sionismo dalla storia”, “Sionismo è fascismo”. Lungo tutto il corteo le varie realtà che lo hanno animato hanno sottolineato a più riprese che non si tratta di una guerra ma di un genocidio. Nello spezzone del corteo dei collettivi studenteschi si sono visti cartelli con i volti macchiati di sangue della premier Giorgia Meloni e di alcuni membri del governo, tra cui Matteo Salvini, Francesco Lollobrigida e Giuseppe Valditara, ritenuti responsabili della propaganda unilaterale filosionista del Paese. Ampio spazio è stato anche dedicato alla censura nel servizio pubblico e nella stampa. “Vogliamo rompere il silenzio e denunciamo il genocidio in atto in Palestina - hanno detto -, ribadendo che c’è un sentimento popolare diffuso che si discosta dalla narrativa del Governo. C’è un Italia che scende in piazza da quattro mesi senza fermarsi per chiedere la fine della complicità e soprattutto di far parlare di Palestina senza censura. Per questo siamo qui in piazza”. Il corteo si è concluso in piazza Castello, dove si sono alternati interventi dal microfono.
Foto © Imagoeconomica
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