Il piano prevede la fine dell’Unrwa e la creazione di una zona cuscinetto oltre che funzionari per la gestione della Striscia. Hamas e ANP lo rifiutano
Almeno 24 persone sono morte e altre sono rimaste ferite, la maggior parte bambini e donne, in seguito al bombardamento israeliano che ieri ha colpito una casa a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa. "Fonti locali hanno riferito che 24 cittadini sono stati martirizzati e altri sono rimasti feriti, la maggior parte dei quali bambini e donne, in seguito al bombardamento da parte degli aerei israeliani della casa della famiglia Abu Zuaiter nel quartiere di Bishara a Deir al-Balah", scrive l'agenzia, aggiungendo che le squadre di soccorso "continuano a estrarre vittime da sotto le macerie".
Il ministero della Salute a Gaza ha riferito che il bilancio dei morti nella Striscia è salito a 29.514 dall'inizio della guerra. I feriti sono quasi 70 mila.
Nel frattempo un rapporto annuale delle Nazioni Unite ha individuato gravi violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti in Israele e nei Territori palestinesi, chiedendo responsabilità e giustizia per favorire la pace. "L'impunità radicata... non può continuare. Tutte le parti devono rispondere delle violazioni commesse in 56 anni di occupazione e 16 anni di blocco di Gaza, e fino ad oggi", ha dichiarato il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk in un comunicato di accompagnamento.
Richieste di responsabilità arrivano anche dal segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, che in un colloquio con il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha ribadito la "necessità di un piano credibile che garantisca sicurezza e sostegno a più di un milione di persone che si sono rifugiate a Rafah prima di procedere con qualsiasi operazione militare" in questa città del sud della Striscia di Gaza. Austin ha parlato anche della "necessità" di "garantire che arrivino più aiuti ai civili palestinesi, dal momento che saccheggi e violenze complicano l'accesso dei convogli umanitari a Gaza", ha fatto sapere il Pentagono. Al centro del colloquio, ha reso noto la vice portavoce Sabrina Singh, anche l'impegno per arrivare alla liberazione di "tutti gli ostaggi" e le operazioni militari israeliane contro Hamas nella città di Khan Yunis, sempre nel sud
dell'enclave palestinese che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas.
Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano
Unrwa: "Agenzia arrivata a punto di rottura"
Il commissario generale dell'Unrwa Philippe Lazzarini ha indirizzato una lettera al presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, sostenendo che "l'agenzia è arrivata al punto di rottura". Nella lettera, Lazzarini spiega che l'agenzia è arrivata a questo punto "dopo i ripetuti appelli di Israele allo scioglimento e al congelamento dei suoi finanziamenti e di fronte ai bisogni umanitari senza precedenti nella Striscia di Gaza". Lazzarini ha affermato che "la capacità dell'agenzia di adempiere al mandato conferitole dall'Onu è seriamente minacciata. Temo che siamo sull'orlo di una catastrofe con gravi conseguenze per la pace, la sicurezza e i diritti umani nella regione". Sono 10 gli Stati che hanno finora bloccato tutti i finanziamenti all'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, in seguito alle accuse di un possibile coinvolgimento di dipendenti nell’attacco di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre. Gli Usa hanno immediatamente annunciato lo stop ai finanziamenti. La scelta è stata poi condivisa da Canada, Australia, Italia, Regno Unito, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Giappone e Austria. Sul tema, secondo un nuovo rapporto dell'intelligence Usa, è probabile che alcuni dipendenti dell'Unrwa abbiano preso parte all'assalto di Hamas del 7 ottobre, ma non è possibile verificare le accuse israeliane secondo cui il 10% degli oltre 12 mila operatori dell'agenzia Onu per i palestinesi a Gaza abbia legami con il Movimento islamico e un numero più ridotto con i bracci armati di Hamas e Jihad islamica. E' quanto riferisce il Wall Street Journal, citando fonti a conoscenza del documento.
Nel piano post-guerra di Netanyahu c'è chiusura dell'Unrwa
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo governo hanno stilato un piano per il dopoguerra a Gaza.
Il piano prevede di creare una zona cuscinetto dal lato palestinese del confine della Striscia. Così, "lo spazio di sicurezza creato nella Striscia di Gaza nell’area al confine con Israele esisterà fin quando sarà necessario per la sicurezza". E riguardo il confine con l’Egitto afferma che Israele imporrà una "chiusura a sud" in funzione antiterrorismo. "La ’barriera sud’ opererà, per quanto possibile, in cooperazione con l’Egitto e con l’assistenza degli Stati Uniti e sarà basata su misure per prevenire il contrabbando dall’Egitto" anche "dal valico di Rafah". Nella fase intermedia Israele vuole mantenere il controllo della sicurezza "sull’intera area a ovest del (fiume) Giordano e promuovere un processo di deradicalizzazione" a Gaza. Netanyahu vuole la fine delle attività dell’Unrwa e il documento afferma che Israele "lavorerà per porre fine alle attività dell’Unrwa nella Striscia di Gaza e per sostituirle con organizzazioni umanitarie internazionali responsabili". Netanyahu ribadisce quindi il no a "diktat internazionali" e "Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese".
Immediata la risposta dell’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen che ha respinto il piano del governo di Benyamin Netanyahu. Il portavoce del presidente Nabil Abu Rudeina - citato dalla Wafa - ha detto che "Gaza sarà solo parte dello stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale, e qualsiasi piano diverso da quello è destinato al fallimento". Israele- ha aggiunto - non riuscirà nei suoi tentativi di cambiare la realtà e i dati demografici di Gaza. Se il mondo vuole sicurezza e stabilità nella regione, deve porre fine all'occupazione e riconoscere lo Stato palestinese indipendente".
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Attacco Idf a Jenin, ucciso capo Jihad e un adolescente
Due persone sono morte e altre quattro sono rimaste ferite la scorsa notte in un attacco di droni israeliani contro un veicolo nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Uno dei feriti e' in condizioni critiche nell'ospedale di Jenin, ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa. L'esercito israeliano ha fatto sapere che nell'attacco è stato ucciso un miliziano jihadista: Yaser Hanoun, leader della Brigata Jenin associata alla Jihad islamica, che secondo loro stava pianificando "un attacco a fuoco ed era stato coinvolto in diversi attacchi contro truppe, comunità israeliane e insediamenti", si legge in un comunicato. Inoltre Hamas ha affermato che il piano sulla gestione della Striscia di Gaza dopo la guerra "non avrà mai successo". "Quando si tratta del giorno dopo nella Striscia di Gaza, Netanyahu presenta idee che sa benissimo che non avranno mai successo", ha detto ai giornalisti Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas a Beirut.
Detenuto palestinese muore in un carcere israeliano, è il decimo dal 7 ottobre
Un detenuto palestinese originario di Gaza è deceduto oggi nel carcere di Ramla, in Israele. Lo riferiscono l'Autorità palestinese per gli affari dei detenuti e la Società dei prigionieri palestinesi sottolineando che si tratta del decimo decesso dietro le sbarre da quando è iniziata la guerra a Gaza lo scorso 7 ottobre. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa, il detenuto aveva una disabilità motoria preesistente prima del suo arresto. E' stato trasferito nella prigione di Ramla circa un mese fa, dove è arrivato in condizioni critiche. La Wafa cita un avvocato che aveva visitato l'uomo a Ramla e che sostiene che aveva subito torture nel carcere israeliano.
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