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Intervista esclusiva all’artista autore di “Anything to Say?”: l’opera che celebra la libertà di stampa

Se tu, per caso, vieni a conoscenza della storia di Wikileaks, non puoi più fare a meno di sostenerla”. A dirlo è stato proprio chi quella causa l’ha sostenuta: l’artista e scultore Davide Dormino. Con la sua straordinaria opera partecipativa e itinerante intitolata “Anything to Say?”, (dall’inglese: “Hai qualcosa da dire?”), Dormino ha dato voce a personaggi come Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning, così come a molti altri eroi dei giorni nostri che hanno osato rivelare verità scomode al mondo. Attraverso la sua creazione, Dormino ha portato il caso di Wikileaks nelle più importanti piazze d'Europa e in alcune piazze simboliche delle più grandi petropolitane del mondo, come Sidney. Offrendo una rappresentazione artistica simbolica del coraggio dei whistleblower e di coloro che lottano per preservare la libertà di espressione e d'informazione. “‘Anything to Say?’ ha origine dalle mie ricerche sul caso Wikileaks e da un'intervista ad Assange del 2010, durante la quale rimasi impressionato dalle sue capacità intellettuali e di pensiero”. È nata così l'intuizione, “simile a un fulmine che ti colpisce”, che ha ispirato Dormino nella realizzazione del suo messaggio in difesa della libertà di stampa. La scultura in bronzo raffigura Assange, Snowden e Manning a grandezza naturale e in piedi su tre sedie, con accanto una quarta sedia vuota: quella che invita gli spettatori a prendere una posizione, a differenza della massa che invece preferisce rimanere seduta. Riguardo a Julian Assange, l'artista italiano Davide Dormino ha sottolineato che “l’unica cosa che ha provato a smuovere le coscienze, soprattutto negli ultimi anni, è stata l’opinione pubblica”. Non è un caso che l'intento della sua opera sia proprio quello di informare le masse. L'arte, con la sua potenza comunicativa, spinge le persone a porsi domande in una società in cui coloro che osano farlo rischiano sempre più spesso di essere emarginati o, peggio ancora, perseguitati.

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