Quella di Julian Assange è una vicenda che “deve interessare tutti noi, perché è una vicenda che riguarda le nostre povere democrazie”. Ne è profondamente convinto il giornalista Riccardo Iacona, conduttore di PresaDiretta che tornerà ad occuparsi del casoil prossimo 19 febbraio. Intervenendo alla conferenza stampa organizzata da Articolo 21, “Free Assange Italia” e “La mia voce per Assange” (con la partecipazione di Fnsi, Usigrai, l’Ordine del Lazio, Amnesty International Italia ed altri, ndr), Iacona ha lanciato un vero e proprio allarme per una mobilitazione che arrivi a smuovere l'Unione Europea.
"C'è un giornalista in Europa, in Inghilterra, patria della democrazia, che è in prigione da più di cinque anni senza aver commesso alcun reato e non ha alcuna pena da scontare. Sta lì per essere trattenuto perché non scappi. Pinochet era stato mandato ai domiciliari quando venne fermato su mandato del giudice spagnolo Baltasar Garzón che voleva processarlo per crimini di guerra - ha continuato Iacona -. Assange si trova in carcere solo per aver fatto il suo mestiere e sta per essere, forse, estradato". Secondo il giornalista anche il processo che lo aspetterebbe negli Stati Uniti è assurdo: "Sono precedenti enormi che mettono a rischio le nostre strutture democratiche. Questo succede, non a caso, in un mondo dove sono scoppiate le guerre e dove le autocrazie aumentano mentre le democrazie diminuiscono. Il primo termometro per capire se una democrazia inizia ad annaspare è proprio l'indipendenza del lavoro di giornalista, la possibilità di tirare fuori la verità, lavorare sula verità. Ecco perché questa vicenda ci deve interessare".
Ed infine ha concluso: "Siamo negli ultimi giorni, le ore son contate. Quello che dobbiamo fare ognuno nel nostro piccolo, medio o grande è quello di armare un casino di proporzioni gigantesche perché se Assange dovesse essere estradato, si apre un'altra partita drammatica per quell'uomo. E se si dovesse aspettare l'autorizzazione della Corte Ue dei diritti umani, che sarebbe l'ultimissimo passaggio che si potrebbe fare per evitare l'estradizione, noi dobbiamo dal basso costringere le classi dirigenti europee, l'Europa a farsi protagonista di questa battaglia".
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