Il leader del Cremlino si lascia intervistare da un giornalista occidentale per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina
Sta facendo il giro del mondo l’intervista rilasciata da Vladimir Putin al giornalista statunitense Tucker Carlson, fedelissimo di Trump ed ex volto di Fox News. Il presidente della Federazione Russa ha deciso, per la prima volta dall’inizio dell’invasione in Ucraina, di aprire le porte del Cremlino per farsi intervistare da un giornalista occidentale. Una novità che ha catturato l’attenzione di 100 milioni di utenti su X, tutti con il naso sullo schermo di un device a seguire quello che potrebbe essere benissimo definito come un “evento”.
L’intervista, disponibile sul canale YouTube del giornalista con sottotitoli in italiano, è durata poco più di due ore. In questo lasso di tempo Carlson ha provato ad incalzare Putin ma senza successo. Putin è infatti riuscito ad eclissare le osservazioni dell’intervistatore - per questa ragione finito sotto il fuoco incrociato di CNN e Washington Post - trasformando il tutto in un monologo. “Stiamo facendo un talk show o una conversazione seria?”, sono state le prime parole provocatorie del presidente che è stato abile a invertire i ruoli. La “conversazione seria”, condotta in tutto e per tutto dal Putin e solo Putin, salvo qualche interruzione del giornalista che ha provato ad accennare a qualche domanda scomoda, ha visto l’approfondimento di diverse tematiche. L’espansione della NATO nell’ex URSS, il “no” di Clinton a un ingresso di Mosca nella NATO, la storia moderna e contemporanea dell’Ucraina, le cause del conflitto in corso ormai da due anni e le sue possibili soluzioni. E poi ancora il giallo “Nord Stream”, il possibile ripristino dei legami con Washington, la figura di Zelensky e quella di Elon Musk. E infine il caso di Evan Gershkovich, il giornalista americano arrestato in Russia.
Putin comincia chiedendo di poter fare un recap di 30 secondi della storia della Russia, che in realtà affonda le sue radici nell’attuale Kiev, prima di scendere nell’attualità. E avvia così una sua lectio magistralis sul tema che però durerà almeno dieci minuti, partendo dal principe Rurik della Scandinavia, i Variaghi, il principe Oleg, la Rus di Kiev. E avanti fino al Terzo Reich e le sue mire geopolitiche, il ruolo della Polonia, la Cecoslovacchia, la “Grande Guerra Patriottica” (così i russi chiamano la seconda guerra mondiale) e la fondazione della repubblica sovietica d’Ucraina che definisce “stato artificiale”.
La guerra in Ucraina
Quindi l’intervista scende nel vivo della cronaca attuale con l’invasione delle truppe russe in Ucraina avviata il 24 febbraio 2022. “Non abbiamo cominciato noi la guerra nel 2022, quello è stato un tentativo di fermarla”, ha esordito Putin sull’argomento.
In Ucraina a Maidan è avvenuto “un colpo di Stato” con l’aiuto alla Cia: “Capisco, ho lavorato anche io all’Fsb (servizi segreti russi), sono stati sempre nostri oppositori. Un lavoro è un lavoro. Tecnicamente hanno fatto tutto in maniera corretta. Hanno raggiunto il loro obiettivo di cambiare governo, ma politicamente è stato un errore colossale”, ha spiegato il leader del Cremlino. Yanukovic aveva acconsentito a nuove elezioni, “allora perché il golpe? Tutto sarebbe potuto avvenire in maniera legale, senza vittime”. “Non avremmo mai alzato un dito se non fosse stato per le conseguenze sanguinose di Maidan”, continua il presidente, “la leadership americana ci ha spinto verso una linea che non potevamo superare”. “Non avremmo lasciato i nostri fratelli in questa macchina da guerra”. “Al collasso dell’Urss avevamo deciso che i confini sarebbero stati con le ex repubbliche sovietiche”, “non avevamo mai acconsentito che i nostri confini fossero con la Nato”. E poi Putin ripeterà quello che dirà molte volte: gli occidentali “ci hanno preso in giro”. Zelensky ha capito che gli Usa sosterranno chi si schiera contro Mosca. “Ha ingannato il popolo promettendo di mettere fine alla guerra”. La Russia - dichiara Putin - era pronta a trattare anche ad Istanbul, 15 mesi fa. Johnson aveva detto che era meglio combattere contro la Russia: “Dov’è finito?” chiede ironico il presidente.
La minaccia NATO
L’altro tema affrontato è l’allargamento della NATO in Est Europa. Un’operazione politica e militare avviata dopo la caduta del Muro di Berlino. L’Ovest, piega Putin, sapeva che con l’allargamento della Nato sarebbe tornata la guerra fredda. “L’Ovest ha paura più di una Cina forte che di una Russia forte” per il potenziale economico e demografico di Pechino. Ma “non parliamo di chi ha paura di chi” dice Putin: al collasso dell’Urss, voluto dalla leadership russa, la Russia pensava che ci sarebbe stato un mondo di nazioni sorelle, “invece ci hanno preso in giro”, “la Nato si è espansa con 5 ondate di allargamento”. “Ora siamo borghesi quanto voi” è stato detto agli americani all’epoca, ma è stato Bill Clinton a dire no a Mosca nella Nato: “Se avessimo visto qualche sincero desiderio di farci entrare, sarebbe successo. Abbiamo capito che non eravamo benvenuti”. In Europa “il genio fuori dalla lampada” della guerra l’hanno fatto uscire gli americani con le bombe contro i serbi, un popolo da sempre vicino ai russi. L’ex presidente Eltsin, tacciato di alcolismo, provò a spiegarlo. All’epoca Mosca non ha potuto alzare “la voce”.
E ancora. L’apertura all’entrata nella Nato per Ucraina e Georgia a Bucarest nel 2008 è avvenuta “senza garanzie” per la Russia: “Dove siamo? All’asilo nido?” chiede Putin secondo cui all’epoca Francia e Germania erano contrarie, ma furono pressate dagli Usa.
Negoziati di pace
Il discorso si incentra pertanto sul futuro della guerra in Ucraina e quindi i negoziati di pace. “Zelensky ha firmato un decreto per evitare i negoziati con la Russia”. Ma per finire la guerra - gli ricorda Carlson - il dialogo avverrebbe con l’omologo Usa e chiede quando è stata l’ultima volta che ha parlato con Biden. “Non mi ricordo, perché dovrei? Ho le mie cose da fare” risponde sarcastico il presidente evidenziando quando poco sia qualificata la figura di Biden. L’intervistatore quindi si mette a ridere: dovrebbe ricordarselo “perché finanzia la guerra che lei sta combattendo”. Putin prosegue chiamandola “operazione militare speciale”. Con il mondo a rischio di una guerra nucleare, “perché non chiama Biden?” ribatte ancora l’americano: “Abbiamo contatti tramite agenzie” assicura Putin. Con Trump aveva “una relazione personale”. Ma la pace nel mondo non dipende da uno specifico leader, ma dalla “mentalità Usa” di “dominare ad ogni costo”. E l’Occidente - su questo aspetto molto importante - “sta realizzando che si può sconfiggere la Russia”. “Non succederà mai”, ha affermato secco Putin. Quindi è tornato a ribadire che la guerra in Ucraina può finire “in poche settimane”. “Se veramente volete smettere di combattere, dovete smettere di fornire armi” a Kiev.
Volodymyr Zelensky e Joe Biden © Imagoeconomica
Nord Stream e Gershkovich
Ultimo tema dibattuto riguarda il giallo del gasdotto Nord Stream. Il gasdotto, che trasporta gas russo in Europa occidentale, attraverso il Mar Baltico, venne sabotato nel settembre 2022. L’Occidente accusò, illogicamente, la Russia del sabotaggio. “Chi aveva non solo interessi nel provocare esplosioni sul fondo del Baltico, ma anche le capacità per compiere quella operazione?”, chiede il presidente a Carlson che a sua volta lo interroga: “Perché allora non presenta le prove? Sarebbe una vittoria di propaganda”. “Nella guerra della propaganda è molto difficile sconfiggere gli Usa”, risponde Putin, “i costi sono proibitivi”.
Infine si è parlato del rilascio di Evan Gershkovich, il reporter 32enne del Wall Street Journal in galera in Russia, (che secondo Putin ha provato ad ottenere “informazioni confidenziali”) non ci sono “tabù”, “le agenzie dei servizi di sicurezza sono in contatto”. Non pronuncia il nome di Vadim Krasikov, agente Fsb in galera in Germania per omicidio, che Mosca vorrebbe in cambio del giornalista.
Decine di giornali occidentali chiedono intervista a Putin
Dopo l’inaspettata intervista di Carlson, “decine" di testate occidentali, anche dagli Usa e dall'Italia, hanno fatto richiesta "negli ultimi tre o quattro giorni" per intervistare il presidente Vladimir Putin. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Le richieste, ha precisato Peskov, citato dall'agenzia Tass, sono arrivate tra l'altro "dagli Usa, da Francia, Italia, Austria e Australia". "Siamo grati a questi media stranieri per il loro interesse nel nostro presidente, e anche se per ovvie ragioni è impossibile farlo adesso, terremo a mente tutte queste richieste per il futuro", ha concluso il portavoce.
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