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Le precisazioni di Michele Riccio in risposta all'interrogazione presentata in Commissione di Vigilanza Rai

Nei giorni scorsi i parlamentari di Fratelli d’Italia hanno presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza contro le puntate che la trasmissione Report, condotta da Sigfrido Ranucci, ha dedicato ad alcune vicende che riguardano la famiglia del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e sul padre della premier Giorgia Meloni. Ed in particolare viene attribuita alla redazione di Report l’uso ricorrente di pentiti di mafia a loro dire giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni su persone decedute.
Tra questi viene da loro inserito anche Luigi Ilardo, ex boss mafioso che iniziò un percorso di collaborazione con lo Stato da “infiltrato”. Nel tempo la Fonte Oriente” - questo era il suo nome in codice - offrì negli anni un contributo fondamentale per l’arresto di vari latitanti mafiosi e al contrasto delle attività criminali.
Grazie alla sua collaborazione con il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (prima applicato alla Dia, poi al Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri), nel 1995 Ilardo riuscì addirittura a condurre i Carabinieri del Ros a un passo dal covo del numero uno di Cosa Nostra al tempo, Bernardo Provenzano, latitante da oltre tre decenni, il quale, però, incredibilmente non venne catturato dai Carabinieri guidati al tempo dall’ex generale dei Carabinieri Mario Mori, che sulla vicenda venne poi assolto dall’accusa di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra insieme al colonnello Mauro Obinu.


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Sigfrido Ranucci


Il 10 maggio 1996, però, prima che si potesse formalizzare il suo ingresso ufficiale nel programma di protezione venne ucciso da Cosa nostra catanese a seguito di una misteriosa “soffiata istituzionale”, come sancito dalla sentenza in cui sono stati condannati i mandanti e gli esecutori mafiosi del suo omicidio (Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, Maurizio Zuccaro e Orazio Benedetto Cocimano).
Di seguito pubblichiamo alcune puntualizzazioni che Michele Riccio, a seguito della interrogazione, ha voluto effettuare solo per questa occasione, spiegando proprio la correttezza del rapporto con Ilardo, nonché la sua assoluta affidabilità.

La risposta del Generale Michele Riccio

Leggendo l’interrogazione del gruppo di Fratelli d’Italia presente nella Commissione di Vigilanza Rai all’amministratore delegato Rai Roberto Sergio è mio obbligo precisare, che non sono un ex colonnello dei carabinieri, ma in quiescenza su decisione autonoma, avendo raggiunto il limite massimo pensionabile.
Su disposizione del dr. Gianni De Gennaro, al tempo vicedirettore operativo della D.I.A., fui scelto per la mia lunga esperienza investigativa di livello, e mi occupai, dal gennaio 1994 fino alla data 30 luglio 1996, di una indagine denominata “Grande Oriente”. L'obiettivo era quello di individuare i mandanti esterni delle stragi degli anni ’92-’93 commesse da Cosa nostra e le strategie criminali poste in essere dall’Organizzazione mafiosa.
Nel condurre l’indagine mi avvalsi della collaborazione di Luigi Ilardo, elemento di spicco di Cosa nostra, cugino del capo della Famiglia mafiosa di Caltanissetta e sin dai primi anni ’70 endemico nel sodalizio mafioso, che aveva segnalato al dr. De Gennaro la sua disponibilità a qualche forma di collaborazione con le istituzioni.
L’indagine fu seguita sin dal suo avvio dal dr. Gian Carlo Caselli, procuratore capo presso il Tribunale di Palermo, a cui poi in seguito si unì il dr. Giovanni Tinebra, responsabile della procura presso il Tribunale di Caltanissetta.
L’indagine, grazie al collaboratore Ilardo, non solo acquisì una notevole e vasta mole di informazioni su Cosa nostra, ma registrò, sfruttando le sue indicazioni, di conseguire la cattura dei latitanti: il 9 maggio 1994 Santo Sfameni (imputato innanzi al tribunale di Catania come capo promotore di Cosa Nostra a Messina insieme a Michelangelo Alfano e Luigi Sparacio) a Messina; il 5 agosto 1994 Vincenzo Aiello (al tempo vice rappresentante provinciale di Cosa Nostra a Catania) a Mascalucia (CT); il 17 novembre 1994 Giuseppe Nicotra più altri complici trovati in possesso di armi e munizioni a Catania; il 21 dicembre 1994 Domenico Vaccaro (rappresentante provinciale di Cosa Nostra a Caltanissetta) a S. Cataldo (CL); il 13 gennaio 1995 Lucio Tusa (nipote di Piddu Madonia) a Catania; il 25 maggio 1995 Salvatore Fragapane (rappresentante provinciale di Cosa Nostra ad Agrigento) a S. Elisabetta (AG).


riccio michele da savonanews it


Senza dimenticare i vari “pizzini” con i quali il boss Bernardo Provenzano chiedeva ad Ilardo Luigi di occuparsi di appalti e lavori vari. In questa occasione emerse anche la persona dell’ingegnere Michele Aiello, interessato ai lavori di costruzione di strade interpoderali ed in seguito condannato per associazione mafiosa.
Sempre le informazioni date dall’Ilardo su l’allora responsabile della Famiglia mafiosa di Catania Quattroluni Aurelio e dei suoi complici, riferite dal sottoscritto ai colleghi del centro D.I.A di Catania, contribuirono alla realizzazione dell’operazione denominata “Chiara Luce” condotta da quel centro D.I.A. con la supervisione del pm dr. Marino Nicola di quella procura.
Bisogna anche ricordare che le dichiarazioni di Ilardo furono ampiamente riscontrare anche dalle dichiaraizioni di altri collaboratori di giustizia come Ciro Vata e Antonino Giuffrè. Il 30 luglio 1996 lo scrivente predisponeva e consegnava per competenza alla Procura della Repubblica di Palermo, Catania, Caltanissetta, e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Messina e Genova un referto, conclusivo in merito all’indagine condotta e la gestione dell’Ilardo.
Nel contesto di questo referto si faceva riferimento a quanto aveva detto Luigi Ilardo in merito alla figura del sen. La Russa Antonino e il di lui figlio Vincenzo La Russa.
La sentenza emessa dal Tribunale di Palermo del 27 maggio 2002 affermava la piena affidabilità di Luigi Ilardo, l’importanza dei risultati conseguiti in quell’indagine “Grande Oriente” e la corretta gestione della fonte da parte del col. Riccio.
Seguirono ulteriori fasi connesse questa inchiesta tutte produttive di risultati positivi.
Il tempestivo assassinio di Luigi Ilardo avvenuto il 10 maggio 1996 a Catania ad opera di killer di Cosa nostra poco dopo l’incontro avvenuto in Roma 2 maggio 1996 presso il comando Ros con i magistrati palermitani dr. Caselli e dr. ssa Principato e il dr. Tinebra di Caltanissetta impediva la formalizzazione e il prosieguo della sua collaborazione con la giustizia.
In tale ambito di collaborazione con i magistrati Luigi Ilardo avrebbe dovuto fornire ulteriori riscontri e spiegazioni di quanto riferito allo scrivente e che fu riversato, come suo dovere, nel referto e nelle tante relazioni di servizio.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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