A 44 anni di distanza dall’omicidio del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, le parole di Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, sono più che mai attuali. Lo scorso 3 dicembre era intervenuto all’evento “Lo Stato profondo” racchiuso all’interno della rassegna “Antimafia è intersezione” promossa dal Coordinamento Sociale Antimafia.
"Oggi, soprattutto con questo Governo, sono in corso depistaggi istituzionali finalizzati a mistificare fatti storici accertati e conclamati in molte sentenze definitive riguardanti la stagione delle stragi. Chi non si conforma alla narrazione 'comoda', che salva e assolve politici e referenti istituzionali, viene delegittimato ed isolato", denuncia il collettivo Our Voice, una delle realtà promotrici dell'iniziativa.
“Tutto è in gioco - ha detto Scarpinato -, se riescono a fare questa repubblica presidenziale, la stessa repubblica presidenziale che prima volevano fare con le stragi e che ora vogliono realizzare con la forza politica. Se addomesticano la magistratura sottoponendo il pubblico ministero al potere politico è finita. Ci aspettano altri vent’anni di fascismo. Ritorniamo al tempo di quelli che comandano e di quelli che obbediscono. Ritorniamo a una società fondata sulla pietra angolare del padrone e del servo. Ormai o tutti noi entriamo in campo in tutti i modi oppure la storia è finita”.
"Un quadro agghiacciante - scrive Our Voice su Instagram - in cui il respiro democratico della nostra Repubblica rischia di affievolirsi sempre più. Così come la possibilità di raccontare all’opinione pubblica il filo rosso che collega tutti i fatti che sono già emersi in decine di processi: fatti che collegano gli anni della stagione stragista con la politica di questo Governo e che quindi destabilizzerebbero gli equilibri dell’attuale classe dirigente".
"Anche l’omicidio Mattarella, insieme a quello dell’on. Aldo Moro e alle stragi del ‘92-‘94 - continua il collettivo - rientrano perfettamente in questo filo rosso, cioè in un’unica strategia politica. E sono proprio i giudici della Corte d’assise di Bologna a scriverlo nero su bianco, nella motivazione della sentenza: “Si trattò di una strage politica, o più esattamente, di una strage di Stato!”
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