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L'intervento dell'ex funzionario di Polizia a Porto San Giorgio assieme a Luana Ilardo e Sandra Amurri

Ora ci dicono che l'indagine mafia e appalti sarebbe "la motivazione scatenante per la strage di via d'Amelio. Ma io vi posso dire con cognizione di causa, perché ho fatto decine di indagini", che legami tra mafiosi, "politici e imprenditori ci sono sempre stati", ma "non sono scoppiate bombe. Quindi questa urgenza di uccidere Borsellino a 57 giorni dalla strage di Falcone non si ritrova in questa motivazione". Così ieri Mario Ravidà, già ispettore e commissario della Polizia di Stato, prima nella Criminalpol della Squadra Mobile di Catania (Antiterrorismo), poi nella Direzione investigativa antimafia (Dia), al teatro comunale di Porto San Giorgio (Fermo) in occasione della presentazione del libro 'Luigi Ilardo. Omicidio di Stato' (scritto da Anna Vinci, edito da Chiarelettere) a cui hanno partecipato anche Luana Ilardo, figlia del collaboratore Luigi Ilardo, la giornalista Sandra Amurri e Matteo Bettini (sulla sinistra). 'ex commissario ha affrontato con profondità il tema attualmente in discussione presso la commissione antimafia, ovvero gli eventi verificatisi nei 57 giorni antecedenti la morte di Paolo Borsellino. Come consuetudine, è stata nuovamente sollevata la questione riguardante il dossier mafia e appalti, argomento su cui ci siamo già ampiamente soffermati.


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Per trovare la verità sulla morte del giudice ucciso il 19 luglio del '92 è necessario allargare il campo e mettere a fuoco le tante mani che si muovevano sotto il banco della Trattativa: "Borsellino aveva parlato con la dottoressa Ferraro" che “gli aveva confermato che i carabinieri di Mario Mori stavano portando avanti una Trattativa con Cosa Nostra per arrivare ad un accordo per far finire le stragi". Un'operazione che, storia alla mano, non ha minimamente impedito alla mafia di Totò Riina di far scoppiare altre bombe. Un uomo, però, ha dichiarato di sapere i segreti di quelle stragi, chi erano i veri mandanti: l'infiltrato Luigi Ilardo (confidente dell'allora colonnello dell’Arma Michele Riccio) ha detto Ravidà, "muore nel momento in cui dice che è in grado di rivelare il perché degli attentati stragisti che sono successi in questo paese a cominciare dagli anni '60 e a finire dagli anni '93-'94. Ebbene, non si tratta solo di mafia o di terrorismo nero o rosso, come ci hanno fatto credere. Non è così". Ilardo, ha aggiunto, "non era uno qualsiasi": era capomafia della provincia di Caltanissetta infiltrato per conto dello Stato dentro Cosa nostra.


omicidio stato ilardo


"Voleva rivelare il perché questi attentati sono successi e avrebbe dato prova del fatto che gli esplosivi che vennero procurati dai terroristi neri per fare questi attentati uscivano da basi militari e quindi era esplosivo militare. Questo esplosivo poi veniva ritirato da agenti dei servizi segreti, veniva dato ad altri appartenenti alla mafia, tra cui suo padre e ad un certo Gianni Chisena", un "soggetto borderline, vicino ai servizi segreti, vicino alla mafia e vicino alla massoneria". Ma Ilardo non ebbe il tempo di parlare: poco dopo aver dichiarato che avrebbe iniziato ufficialmente la sua collaborazione con lo Stato venne ucciso a Catania il 10 maggio del 1996. Per la figlia dell'infiltrato, Luana Ilardo, la morte del padre è un "omicidio simbolo. Come dice il dottor. Di Matteo è il frutto avvelenato della Trattativa Stato - Mafia". "È una di quelle pochissime morti veramente accertate e acclarate della Trattativa" ha aggiunto, "come per Attilio Manca, perché ricordiamoci che se Luigi Lardo fosse morto e i Ros avessero fatto il loro dovere oggi non saremmo qui a parlare, a cercare anche la verità su Attilio Manca". "Per chi ha l'interesse di sapere la verità sull'omicidio di Luigi Lardo da un punto di vista tecnico, processuale, di indagine - ha detto Luana - vi consiglio veramente di leggere la relazione scritta insieme all'ex Ispettore della Dia Mario Ravidà. Abbiamo lavorato un mese incessantemente a questa relazione, che è una relazione che si basa semplicemente su fatti realmente accaduti, su audizioni, ascolti di collaboratori di giustizia, è stato per noi un lavoro estenuante che comunque parla semplicemente della verità".

In foto di copertina: l'ex Commissario di Polizia, Mario Ravidà © Antonio Condorelli

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Dossier Michele Riccio

   

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