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John Kirby: “Al momento gli Stati Uniti non sostengono un cessate il fuoco permanente”

Infuriano i combattimenti a Gaza, tra i più pesanti nei due mesi di guerra con Hamas. L’esercito israeliano ha circondato la città di Khan Younis, per smantellare il centro di comando di Hamas nel Sud della Striscia; e secondo Israele, alcuni militari sono già nel cuore della città che è la più grande nel settore meridionale e dove potrebbero essere nascosti alcuni dei 138 ostaggi ancora rimasti nelle mani degli islamisti. Intanto l'aviazione israeliana ha colpito circa 250 obiettivi nell'enclave nelle ultime 24 ore e i militari - fa sapere l'esercito - continuano a localizzare e distruggere armi, pozzi sotterranei, tunnel e ordigni esplosivi. Israele, però, “si aspetta pesanti combattimenti nella seconda fase della sua guerra a Gaza", una fase che sarà "difficile da un punto di vista militare”, ha detto Elon Levy, uno dei portavoce del governo israeliano. Levy, che si occupa dei rapporti con la stampa straniera, ha aggiunto che il governo è aperto ad accettare "critiche costruttive" per minimizzare i danni alla popolazione civile a Gaza, purché "le critiche - ha aggiunto come riporta Reuters - siano coerenti con l'obiettivo di Israele di distruggere Hamas".
E dunque continua l'evacuazione degli abitanti in altre parti dell'enclave. A piedi, in motocicletta, stipati nei carretti o con i bagagli ammucchiati sui tetti delle loro auto, migliaia di civili continuano a fuggire verso Sud, accerchiati in un perimetro sempre più angusto vicino al confine chiuso con l'Egitto e di fronte a una situazione umanitaria catastrofica. Le immagini che arrivano dall'interno sono agghiaccianti il responsabile degli aiuti umanitari dell'Onu ha detto che la campagna militare israeliana sta creando condizioni "apocalittiche" e mette di fatto fine a qualsiasi possibilità di operazioni umanitarie significative. Martin Griffiths, coordinatore dei soccorsi di emergenza delle Nazioni Unite, ha detto di parlare a nome dell'intera comunità umanitaria internazionale quando dice che l'offensiva priva gli operatori umanitari di qualsiasi mezzo significativo per aiutare i 2,3 milioni di persone di Gaza. "Quello che diciamo oggi è: ora basta. Deve finire", perché gli aiuti ormai sono impossibili. Secondo Hamas, sono morte 16.248 persone dall'inizio della guerra, più del 70% delle quali donne, bambini e adolescenti. E sul dopo non si vede alcuno spiraglio. Il presidente Usa Joe Biden ha espresso ancora una volta il suo desiderio di vedere la creazione di uno Stato palestinese. Ma Netanyahu ha detto che Gaza deve rimanere smilitarizzata, ha respinto l'idea di una forza internazionale che garantisca la sicurezza nell'enclave e ha detto che l'unico organismo in grado di assicurarla sarà l'esercito israeliano.


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Antony Blinken © Imagoeconomica


Usa-Cina: “Si lavori a una de-escalation”
Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi hanno concordato, nel corso di una telefonata tenuta oggi, sulla necessità di una de-escalation del conflitto tra Hamas e Israele. Blinken, ha fatto sapere il Dipartimento di Stato americano, “ha ribadito l’imperativo che tutte le parti lavorino per evitare che il conflitto si estenda”, mentre Wang - secondo Pechino - ha sottolineato “che la massima priorità è cessare il fuoco e porre fine alla guerra il prima possibile”.
Per Israele “la ripresa del cessate il fuoco tra Israele e Hamas è ancora possibile, ma l’operazione militare continuerà finché i membri del movimento palestinese non rinunceranno ai loro sforzi militari”, ha detto alla Tass l’ambasciatore israeliano in Russia, Alexander Ben Zvi. “Bisognerebbe capire - ha aggiunto - quali sono i loro piani: se, per esempio, Hamas rilasciasse tutti gli ostaggi e decidesse di non impegnarsi più in azioni militari, ci sarebbe qualcosa di cui discutere. Finora, purtroppo, loro stanno rifiutando questa opzione. L’operazione militare continuerà finché non capiranno che questa non è la scelta migliore per loro”. Mentre gli ufficiali della sicurezza israeliana ritengono che potrebbe volerci fino a un mese prima che venga esercitata una pressione militare sufficiente su Hamas affinché si apra una nuova finestra per una tregua e il rilascio di altri ostaggi prigionieri a Gaza. Secondo le stesse fonti, come riporta la Radio Militare israeliana, per raggiungere questo obiettivo le operazioni militari dovranno continuare sia nel nord sia nel sud della Striscia. Si ritiene che a Gaza ci siano ancora 138 ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre fazioni palestinesi. Una linea che vede l’appoggio di Washington.
Al momento gli Stati Uniti non sostengono un cessate il fuoco permanente”, ha ribadito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa estera. “Non solo rafforzerebbe Hamas ma in qualche modo, validerebbe gli attacchi del 7 ottobre”, ha sottolineato.


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Salvate due ragazze dopo quattro giorni sotto le macerie
Dopo quattro giorni, due ragazze sono state recuperate vive sotto le macerie nel centro di Gaza
Due giovani sorelle sono state salvate sotto le macerie di un pollaio che è stato preso di mira dal bombardamento di carri armati israeliani quattro giorni fa.
Decine di sfollati si trovavano nell'incubatoio nella città centrale di Deir el-Balah dopo essere stati costretti a fuggire dalle loro case nel nord di Gaza.
"Mi sono svegliata e ho sentito qualcosa che mi faceva male, così ho alzato le mani e ho trovato un muro sopra di me, e, per i tanti dolori, sono tornata a dormire", ha detto Maria Abu Safi, aggiungendo che c'erano circa 72 adulti e 62 bambini al riparo nell'incubatoio.
Ha sentito la sorella minore Lana urlare di dolore, con i piedi incastrati sotto un mucchio di scatole e pietre. “Siamo rimasti quattro giorni sotto le macerie, senza cibo né bevande”, ha detto Maria. "Stavo cercando di uscire, ma c'erano molte pietre sopra di noi”.

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