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Sono 178 i palestinesi uccisi dall'aviazione israeliana in meno di 24 ore

È finita la tregua tra Israele e Hamas. E le due parti si accusano vicendevolmente.
L’esercito israeliano ha giustificato la ripresa dei combattimenti nell'enclave perché Hamas avrebbe "violato la pausa operativa" e avrebbe "sparato verso il territorio israeliano". Accuse che Hamas ha respinto e spedito al mittente sostenendo che i razzi lanciati contro alcuni kibbutz limitrofi sono in risposta ai raid israeliani. L'unica cosa certa è che alle prime luci dell'alba i bombardamenti sono tornati.
Le nostre forze sono lanciate in avanti all’attacco. Continuiamo a combattere con tutta la nostra forza fino al raggiungimento dei nostri obiettivi: il recupero dei nostri ostaggi, la distruzione di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenterà mai più una minaccia per Israele”, ha scritto il premier Benyamin Netanyahu su X. Il ministero della Sanità di Gaza stima che 178 palestinesi sono stati uccisi da questa mattina a seguito degli attacchi aerei israeliani nell’enclave, e 589 persone sono rimaste ferite. A causa di questi bombardamenti sono stati uccisi anche tre giornalisti. Uno dei tre reporter è Muntasir al-Sawwaf, cameraman palestinese impiegato dall’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu che aveva annunciato la sua morte nelle ore scorse. I tentativi della comunità internazionale di arrivare ad una nuova tregua sono stati vani, come ha detto alla Bbc una fonte vicina ai negoziati di Doha, in cui il Qatar sta svolgendo il ruolo di mediatore. Nonostante la ripresa dei combattimenti, il Qatar aveva assicurato che i negoziati sarebbero continuati nel tentativo di convincere le parti a prolungare ulteriormente la pausa temporanea nei combattimenti, durata in tutto una settimana. A peggiorare la situazione è il blocco di Israele con cui sta impedendo l’ingresso attraverso il valico di frontiera di Rafah dei camion con gli aiuti per la Striscia di Gaza, come ha riferito la Mezzaluna rossa palestinese. “Oggi, le forze di occupazione israeliane hanno informato tutte le organizzazioni e le entità che operano al valico di frontiera di Rafah che l’ingresso di camion umanitari dal lato egiziano alla Striscia Gaza è vietato, a partire da oggi fino a nuovo avviso”, si legge in un post su X.
La rottura della tregua ha coperto, seppur non colpevolmente, una notizia altrettanto importante: “Israele aveva il piano di Hamas, ma lo considerò troppo ambizioso”. A lanciare lo scoop è stato il New York Times. Stando al quotidiano statunitense, infatti, i funzionari israeliani erano entrati in possesso del piano di battaglia di Hamas per l’attacco del 7 ottobre oltre un anno prima che si verificasse. Il Nyt cita anche documenti, mail e interviste. I funzionari dell’intelligence e dell’esercito di Tel Aviv, tuttavia, considerarono tale piano troppo ambizioso e difficile da realizzare. Il documento di circa 40 pagine, che le autorità israeliane chiamarono col nome in codice ‘Muro di Gerico’, delineava, punto per punto, le operazioni poi attuate da Hamas che hanno portato alla morte di circa 1200 persone. Il documento non fissava una data per l’attacco, ma descriveva un’operazione progettata per sopraffare le fortificazioni attorno alla Striscia di Gaza, prendere il controllo delle città israeliane e assaltare le principali basi militari, inclusa una divisione Sede centrale. Hamas ha poi seguito questa strategia, scrive ancora il Nyt, "con precisione scioccante". Il documento prevedeva una raffica di razzi all’inizio dell’attacco, droni per mettere fuori uso le telecamere di sicurezza, mitragliatrici lungo il confine e uomini armati che si riversavano in Israele in massa con parapendii, motociclette e a piedi. Proprio quello che è accaduto il 7 ottobre. Il piano includeva anche dettagli sulla posizione e le dimensioni delle forze militari israeliane, sugli snodi di comunicazione e altre informazioni sensibili, sollevando interrogativi su come Hamas possa aver raccolto le sue informazioni e se ci siano state fughe di notizie all’interno dell’establishment della sicurezza israeliano.
Quanto agli scenari di conflitto, a nord continuano gli scontri tra Israele e Libano. I media ufficiali libanesi, infatti, hanno detto che un bombardamento israeliano ha ucciso due civili nel sud del Paese, poche ore dopo la scadenza della tregua tra Israele e Hamas che aveva in gran parte fermato il fuoco transfrontaliero lungo la frontiera tra i due Stati. L’agenzia nazionale Ani ha affermato che “due civili” sono stati uccisi nella città di Hula “dopo che la loro casa è stata presa di mira dai bombardamenti nemici”, identificandoli come Nasifa Mazraani e suo figlio Mohammed. Anche un funzionario locale e i soccorritori hanno confermato la loro morte all’Afp.

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