Tregua umanitaria in bilico. Riad chiede cessate il fuoco totale, l’ANP dice: “Non c’è Palestina senza Gaza”
I piccoli fratellini israeliani Kfir (10 mesi) e Ariel Bibas (4 anni) insieme alla madre Sherry Silverman Bibas sono “stati uccisi in un precedente bombardamento dell'esercito”. A riferirlo sono le Brigate al Qassam, ala militare di Hamas. I tre sono stati presi come ostaggi dal gruppo militare palestinese in seguito all’attacco del 7 ottobre scorso. La notizia mette così in pericolo la tregua tra Israele e Hamas per permettere lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Da allora la nuova spirale del conflitto israelo-palestinese ha provocato finora circa 1.200 morti e quasi 5.500 feriti in Israele e oltre 15mila morti e 36mila feriti a Gaza, secondo gli ultimi dati ufficiali. Nella Cisgiordania, invece, sono oltre 240 le vittime delle forze di occupazione sionista e oltre 2750 i feriti.
Grazie alla mediazione del Qatar si è arrivati ad una tregua umanitaria di quattro giorni tra Israele e Hamas entrata in vigore il 24 novembre dopo sette settimane di ostilità ed è stata estesa lunedì per altri due giorni. Nei primi quattro giorni dell'armistizio, 50 ostaggi israeliani, per lo più donne e bambini, sono stati scambiati con 150 prigionieri palestinesi senza crimini di sangue, e il flusso di aiuti umanitari, forniture mediche e carburante verso la Striscia di Gaza è ripreso. A margine dell'accordo di tregua, Hamas ha rilasciato 17 prigionieri thailandesi, un filippino e un russo. Numerosi Paesi hanno invitato Israele e Hamas a stabilire un cessate-il-fuoco; si moltiplicano anche le voci a favore di una soluzione a due Stati come unica via possibile per raggiungere una pace duratura nella regione.
Il dramma dell’assedio
Sul bilancio dell’assedio israeliano conseguito all’attacco di Hamas, pesano anche le vittime civili della comunità internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che 111 membri del personale Onu sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra tra Israele e il movimento integralista palestinese Hamas, a ottobre. "Dall'inizio delle ostilità, 111 membri della nostra famiglia Onu sono stati uccisi a Gaza. Si tratta della più grande perdita di personale nella storia della nostra organizzazione", ha detto il diplomatico durante una riunione del Consiglio di Sicurezza.
Inoltre, questa mattina è arrivata anche la notizia che dentro l’enclave cinque neonati prematuri sono stati trovati morti in un ospedale di Gaza City, al centro dei combattimenti prima dell'entrata in vigore della tregua tra Israele e Hamas. A dare la notizia è stato un portavoce del Ministero della Sanità di Hamas a France Presse. Fino alla fine dei combattimenti, gli ospedali della più grande città del territorio palestinese sono stati presi di mira dai raid israeliani. Secondo i medici, molti di essi sono stati evacuati, compresi alcuni su ordine dell'esercito israeliano. "Le forze di occupazione hanno lasciato cinque bambini prematuri nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale al Nasr", uno dei principali ospedali pediatrici di Gaza, ha dichiarato il dottor Ashraf al-Qidreh. "I soldati hanno proibito a medici e famiglie di avvicinarsi a loro e quando i medici sono riusciti a entrare nel reparto, martedì sera, hanno trovato i loro corpi parzialmente decomposti", ha aggiunto. Contattato dalla France Presse, l'esercito israeliano ha dichiarato di non poter commentare la notizia nell'immediato. A metà novembre, il mondo intero ha seguito la sorte di 39 neonati prematuri in un altro ospedale di Gaza, al-Shifa, assediato e attaccato dall'esercito israeliano. Otto di loro sono morti per mancanza di elettricità per alimentare le incubatrici. Altri ventotto sono stati evacuati in Egitto dove sono stati ricoverati, molti senza le loro famiglie, alcuni orfani, mentre ai genitori di altri è stato rifiutato il passaggio in Egitto, secondo le Nazioni Unite. Altri tre, troppo deboli per essere trasportati, sono stati portati in una struttura nel sud della Striscia di Gaza.
Domani in Giordania è attesa una conferenza internazionale allo scopo di coordinare gli aiuti umanitari diretti alla Striscia di Gaza, come riporta l'agenzia di stampa britannica Reuters. Alla conferenza parteciperanno le principali agenzie delle Nazioni Unite insieme ad altre organizzazioni regionali e internazionali, oltre a dei rappresentanti dei Paesi arabi ed europei.
Il ministro degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese, Riyad Al-Maliki © UN Geneva
L’ANP all’Onu: “Non c’è Palestina senza Gaza”
“Gaza ha un posto molto speciale nella nostra storia nazionale. Non può essere cancellato. Il nostro popolo non può essere sradicato dalla Striscia di Gaza. La sua natura palestinese non può essere alterata. Non c'è Palestina senza Gaza. Gaza sanguina, Gaza soffre, Gaza soffre, ma Gaza vive. E la Palestina vive. Palestina libera. Questa è l'unica via per la pace". Ad affermarlo è Riyad Al-Maliki, il ministro degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese intervenendo alla riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla situazione in Medio Oriente sottolineando che "Israele sta cercando di intimidire coloro che criticano e difendono lo stato di diritto internazionale in tutto il mondo, compresi i governi che si considerano alleati di Israele, il segretario generale e le agenzie delle Nazioni Unite, i diritti umani e le organizzazioni umanitarie". "Questo non è una guerra. Questa è una carneficina che nessuno può giustificare. Deve finire". Ad affermarlo è Riyad Al-Maliki, il ministro degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese intervenendo alla riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla situazione in Medio Oriente sottolineando che "alle persone deve essere permesso di tornare nelle proprie case". "Più di 15.000 palestinesi - ha sottolineato - sono stati uccisi da Israele. Più di 10.000 di loro sono donne e bambini. Nessuno è al sicuro a Gaza, né i bambini, né i medici, né il personale umanitario, né i giornalisti, né il personale delle Nazioni Unite. Sono stati uccisi a un ritmo senza precedenti nella storia moderna. Siamo a un bivio storico". Per il ministro degli Esteri dell'Anp, "abbiamo bisogno di protezione internazionale e di un'azione internazionale per porre fine all'impunità in modo da prevenire il ripetersi di questi crimini che si verificano quotidianamente e in pieno giorno. Ciò che il nostro popolo sta sopportando ora è il risultato dell'incapacità della comunità internazionale di fornire tale protezione e responsabilità".
Obiettivo: Cessate il fuoco
Quello che serve, ora, è ''un vero cessate il fuoco umanitario'' perché nella Striscia di Gaza è in atto ''una catastrofe umanitaria epica''. Lo ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sottolineando che ''a Gaza nessun posto è sicuro''. Ma ''voglio dirlo chiaramente: i civili e il personale delle Nazioni Unite devono essere protetti. Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato in ogni momento da tutte le parti in conflitto'', ha dichiarato. L'80% dei residenti ha dovuto abbandonare le proprie case, ha affermato, ricordando che anche il personale Onu è stato vittima dei raid aerei israeliani. ‘’È con immensa tristezza e dolore che riferisco che dall'inizio delle ostilità 111 membri della nostra famiglia delle Nazioni Unite sono stati uccisi a Gaza. Ciò rappresenta la più grande perdita di personale nella storia della nostra organizzazione'', ha affermato Guterres. Ma a Gaza sono stati uccisi anche ''il maggior numero di bambini in un conflitto da quando sono segretario generale'' delle Nazioni Unite, ha continuato Guterres. Per questo, ha chiesto l'apertura di altri valichi con la Striscia di Gaza e l'ingresso di altro materiale salvavita. Quello che si è visto ''negli ultimi giorni è stato finalmente un barlume di speranza e di umanità in tanta oscurità'', ha detto Guterres riferendosi alla tregua. ‘’È molto commovente vedere i civili finalmente avere tregua dai bombardamenti, le famiglie riunite e l'aumento degli aiuti salvavita'', ha affermato.
Per il ministro degli esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, una tregua umanitaria non basta. ‘’Serve un cessate il fuoco permanente e una pace credibile’’, ha detto il diplomatico saudita intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione di Gaza. ''Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu riguardo l'ingresso di aiuti a Gaza non vengono implementate'', ha affermato bin Farhan chiedendo la fine dell'assedio dell'enclave palestinese.
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