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Onu esprime preoccupazione per possibile escalation nel Levante. Iran: “Non vogliamo che il conflitto si allarghi, lo abbiamo detto agli Usa”

Secondo i dati del ministero della Sanità di Gaza, una persona su 57 che vive nella Striscia è stata uccisa o ferita nelle ultime cinque settimane. I livelli di disagio sono inimmaginabili, la situazione è un incubo vivente. Sono state uccise oltre 11.100 persone, di cui più di 4.600 bambini”. Lo ha detto l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Volker Türk, alla riunione informale dell’Assemblea Generale. “È necessario un cessate il fuoco umanitario e la fine dei combattimenti - ha aggiunto - non solo per consegnare il cibo urgentemente necessario e fornire un’assistenza umanitaria significativa, ma anche per creare spazio per una via d’uscita da questo orrore. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati e tutte le forme di punizione collettiva devono finire”. “Il bilancio umano dell’assedio di Gaza è indescrivibile. Si teme che non sapremo mai il numero esatto delle vittime, ma è indiscutibile che migliaia di persone sono morte inutilmente”, ha detto il presidente dell’Assemblea Generale Onu Dennis Francis alla riunione informale su Gaza. Francis ha insistito sul fatto che serve “un cessate il fuoco ora” e sottolineato che questa non è solo la sua richiesta, ma è la richiesta della maggioranza dei membri dell’Assemblea Generale.
Dura condanna alla eccessiva risposta di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre arriva anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Gli attacchi di Hamas e altri gruppi armati contro Israele, l’uccisione di 1.200 persone e la presa di oltre 200 ostaggi sono stati ingiustificabili, ma con almeno 11.500 abitanti di Gaza uccisi, il 70% dei quali donne e bambini, 1,7 milioni di sfollati, due terzi degli ospedali fuori uso, senza elettricità, senza carburante, senza acqua pulita, senza cibo, la portata della risposta di Israele appare sempre più ingiustificabile”, ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, alla riunione informale dell’Assemblea Generale.
Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas per gli sforzi “infruttuosi” volti a ridurre al minimo le morti civili a Gaza. In una intervista alla Cbs, Netanyahu ha affermato che Israele sta facendo tutto il possibile per tenere i civili lontani dal pericolo mentre combatte Hamas nella Striscia, anche “lanciando volantini” che li avvertono di fuggire, ma che i suoi tentativi di ridurre al minimo le vittime “non hanno avuto successo”. Il premier israeliano ha ribadito che l’obiettivo della sua campagna militare è distruggere Hamas: “Cercheremo di portare a termine il lavoro con perdite civili minime. Questo è ciò che stiamo cercando di fare: ridurre al minimo le vittime civili. Ma sfortunatamente non ci siamo riusciti”. Netanyahu ha aggiunto che non ci potrà essere un ritorno alle “strategie fallite” nel trattare con Hamas a Gaza e ha ribadito che Israele non sta cercando di occupare Gaza ma vuole che vi sia una responsabilità militare complessiva per “prevenire il riemergere del terrorismo: dobbiamo smilitarizzare e deradicalizzare” la Striscia. “Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale”, ha continuato il premier aggiungendo che deve esserci un “futuro diverso sia per gli israeliani che per i palestinesi”.


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Benjamin Netanyahu © Imagoeconomica


In questo senso, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato di aver detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che “non può esserci una rioccupazione di Gaza da parte” dello Stato ebraico, ma ha ammesso che “potrebbe essere necessario un periodo transitorio in cui venga garantita la sicurezza” nella Striscia. Lo riportano i media Usa. Parlando alla Abc, Blinken ha affermato che “quando si tratta del futuro di Gaza, a nostro giudizio deve essere sotto il governo palestinese e deve esserci anche sicurezza. È imperativo, se vogliamo che ci sia pace e sicurezza durature, andare effettivamente avanti per garantire che i palestinesi abbiano diritti politici, la capacità di governarsi da soli e di prendere decisioni per il proprio futuro nel proprio Stato”, ha aggiunto il capo della diplomazia Usa.

Iran: “Non vogliamo che il conflitto si allarghi, lo abbiamo detto agli Usa”
L’Iran ha comunicato agli Stati Uniti, attraverso l’ambasciata svizzera a Teheran (che cura gli interessi degli Usa nella Repubblica islamica), che non vuole un allargamento della guerra tra Israele e Hamas, ma ha anche ammonito che un conflitto regionale sarà inevitabile se dovessero continuare gli attacchi su Gaza. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, in un’intervista al Financial Times. “Negli ultimi 40 giorni ci sono stati scambi di messaggi tra l’Iran e gli Stati Uniti, attraverso la sezione interessi americani dell’ambasciata svizzera a Teheran”, ha dichiarato Hossein Amir Abdollahian, escludendo la possibilità di colloqui diretti tra i due Paesi rivali. “In risposta agli Stati Uniti - ha proseguito - abbiamo detto che l’Iran non vuole che la guerra si allarghi, ma che, a causa dell’approccio adottato dagli Stati Uniti e da Israele nella regione, se i crimini contro il popolo di Gaza e della Cisgiordania non si fermano, ogni possibilità può essere presa in considerazione e un conflitto più ampio potrebbe rivelarsi inevitabile”. Amir-Abdollahian ha ribadito che Hezbollah e le altre organizzazioni militanti islamiche nei Territori palestinesi, Iraq, Siria e Yemen non sono ‘proxy’ dell’Iran, sostenendo che ciascun gruppo ha un’identità politica indipendente. Ma ha avvertito che questi gruppi “non sono indifferenti all’uccisione dei loro fratelli musulmani e arabi in Palestina”. Il ministro ha quindi dichiarato che gli Stati Uniti non hanno minacciato di colpire l’Iran se Hezbollah dovesse lanciare un attacco su larga scala contro Israele. Tuttavia, ha evidenziato che Washington da una parte invita Teheran “a dar prova di moderazione” e dall’altra intensifica la guerra a Gaza con un massiccio sostegno a Israele.
Per quanto terribile sia la situazione a Gaza, potrebbe peggiorare molto. Temo seriamente che, se non agiamo adesso, il conflitto potrebbe allargarsi ulteriormente ad altre parti dei territori palestinesi occupati e trascinare la regione in un incendio con conseguenze ancora più catastrofiche”, ha detto il capo degli affari umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, a nome del segretario generale, parlando in video ad una riunione informale dell’Assemblea Generale. Si tratta di “una crisi umanitaria intollerabile e non può continuare. Per molti aspetti, il diritto internazionale umanitario sembra essere stato ribaltato”.


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L’esercito intende allargare operazioni militari a Gaza
Il capo di Stato maggiore israeliano ha annunciato che le operazioni militari nella Striscia di Gaza saranno allargate ad “altre aree”. “Siamo vicini allo smantellamento del sistema militare nel nord della Striscia di Gaza. Per quanto ci riguarda, continueremo in altre aree”, ha affermato l’alto ufficiale durante una visita alle truppe a Gaza. “Anche se resta del lavoro da completare, ci stiamo approcciando ad esso con successo”, ha aggiunto, sottolineando che i comandanti di Hamas devono essere eliminati “sistematicamente” e le infrastrutture del gruppo distrutte. Finora le truppe di terra israeliane si sono concentrate sulla parte settentrionale della Striscia. Gli esperti prevedono però un possibile ampliamento delle operazioni anche nel sud, dove si sono già verificati ripetuti attacchi aerei. Una possibile offensiva di terra, tuttavia, aggraverebbe ulteriormente la già devastante situazione umanitaria. Secondo le Nazioni Unite, quasi 1,6 milioni dei 2,2 milioni di abitanti della Striscia sono stati sfollati a causa dei combattimenti e la maggior parte si trova proprio nel sud dell’enclave.
Nel frattempo i soldati israeliani hanno continuato ad operare nella Striscia durante la notte. Lo ha detto il portavoce militare, secondo cui aerei israeliani hanno colpito “numerosi obiettivi” nell’enclave palestinese. I soldati - ha continuato - hanno preso il controllo di una roccaforte del comandante della Jihad islamica nel nord della Striscia. Rapporti dalla Striscia di Gaza hanno annunciato che l’esercito israeliano ha ucciso Khaled Abu Halal, un ex membro di rango delle Brigate Martiri al Aqsa, ala militare di Fatah (il partito di Abu Mazen), divenuto un affiliato di Hamas. Lo ha riferito Haaretz secondo cui Abu Halal è stato ucciso in un attacco aereo nel quartiere di Sheikh Radwan di Gaza City.

Blitz a Jenin: 3 morti e 7 feriti. Uccisi due assalitori ad Al Khalil
Fonti palestinesi nella città di Jenin, in Cisgiordania, affermano che tre persone sono state uccise e sette ferite durante un’operazione militare israeliana nelle prime ore di oggi. Lo riportano i media locali. Secondo il rapporto, alcune persone sono rimaste ferite in un attacco aereo e altre da colpi di arma da fuoco. Alcuni dei feriti sarebbero in gravi condizioni. I rapporti affermano inoltre che le Forze di difesa israeliane (Idf) ha circondato l’ospedale Ibn Sina della città. L’esercito di Israele ha arrestato due paramedici e ordinato l’evacuazione del nosocomio, riferisce l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Le Idf hanno circondato l’ospedale da tutti i lati e perquisito le ambulanze, secondo fonti palestinesi.


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Sempre nei territori occupati due palestinesi sono stati uccisi oggi a Hebron, Cisgiordania, dopo aver attaccato soldati. Lo ha riferito la radio pubblica Kan. Secondo una prima ricostruzione si sono lanciati con la loro automobile contro una postazione di sicurezza. Uno di loro è poi uscito dal veicolo e ha aperto il fuoco contro soldati. I due, secondo la radio, sono stati uccisi dal fuoco di reazione. Ieri altri tre palestinesi, affiliati con Hamas e originari di Hebron, erano stati uccisi dopo aver attaccato con una tecnica simile un posto di blocco presso Betlemme. In quell’attentato è rimasto ucciso un soldato.

Interrotte trattative sugli ostaggi nella Striscia
Per quanto ne so in questo momento non abbiamo alcun negoziato, Hamas li ha interrotti di sua iniziativa”. E’ quanto ha detto a proposito degli ostaggi l’ambasciatore israeliano in Russia, Alexander Ben Zvi, in un’intervista alla televisione Rossiya-24 ripresa dalla Tass. “Nonostante tutte le richieste - ha aggiunto il diplomatico - Hamas non ha mai nemmeno presentato una lista di chi è nelle loro mani, in che condizioni siano, se sono vivi o no, se sono feriti, che cosa sta succedendo là. Quindi avere un qualsiasi tipo di negoziato senza sapere, è molto difficile”. Lo stop alle trattative l’ha confermato anche il consigliere della sicurezza nazionale israliano Tzachi Hanegbi secondo cui “in questo momento non c’è” intesa “su nessuna delle questioni che sono state esaminate” durante le trattative. “Se ci sarà un’intesa, molte e molte famiglie si riuniranno”, ha aggiunto.

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