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Mobilitazioni in città a favore del popolo palestinese. L’ex miliziana: “Israeliani verranno puniti dal diritto internazionale, che non fa sconti a nessuno”

“A seguito degli avvenimenti del 7 ottobre l'attenzione di tutto il mondo si è rivolta al popolo palestinese, oppresso da 75 anni, e ovunque è iniziata la mobilitazione. Israele sta perpetrando un vero e proprio genocidio del popolo palestinese, con 10000 morti solo nell'ultimo mese e con la complicità dei governi occidentali. Non è più accettabile rimanere a guardare mentre le istituzioni, le scuole e l'università si fanno perpetratori del massacro. È tempo di fare sentire la nostra voce”. E’ con questa premessa che studenti, laureandi e attivisti di Torino hanno iniziato una mobilitazione nella città a difesa del popolo palestinese che ha previsto una serie di azioni di protesta.
La sede delle facoltà umanistiche dell'università di Torino, Palazzo Nuovo, è stata occupata mercoledì pomeriggio dagli studenti pro Palestina. I giovani, che si sono chiusi in assemblea, hanno spiegato in una nota a firma di 'Studenti per la Palestina', i motivi dell'occupazione. "Abbiamo deciso di prendere parola e aprire insieme un percorso di discussione e di lotta rispetto a ciò che sta succedendo in Palestina - scrivono -. È nostro compito rispondere all'indifferenza che i luoghi del sapere, le università e le scuole, hanno mostrato nei confronti dello sterminio del popolo palestinese". "La stessa università di Torino e il politecnico - si legge nella nota - hanno negato la possibilità di discutere del tema appellandosi alla complessità del momento storico. L'ipocrisia di questi 'spazi formativi' non è qualcosa a cui possiamo uniformarci. Come comunità universitaria tutti dobbiamo agire concretamente per la vittoria della Palestina finché non sarà completamente libera e decolonizzata, dobbiamo sostenere il diritto alla lotta come unica strada possibile per conquistare questa libertà". Gli universitari annunciano che venerdì parteciperanno con uno spezzone pro Palestina alla manifestazione studentesca organizzata "contro le nuove riforme di Valditara e contro il merito e il vostro modello di scuola". Sulla facciata di Palazzo Nuovo è stata esposta una gigantesca bandiera palestinese. Ieri, invece, un centinaio di attivisti e attiviste pro Palestina ha bloccato l'ingresso della Mole Antonelliana di Torino e alcuni attivisti l'hanno simbolicamente occupata per chiedere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Sulla Mole appeso uno striscione che recita 'Ceasefire', alcuni attivisti bloccano l'ingresso con un cartellone 'Stop genocidio'. "Dal 7 di ottobre a oggi, in completa contravvenzione al diritto internazionale, Israele ha ucciso circa 12.000 palestinesi (di cui più di 5.000 bambini) e ha ferito almeno 10.000 persone", dicono gli attivisti. "La popolazione di Gaza, intrappolata dentro la più grande prigione a cielo aperto del mondo, sta morendo di fame, sete e mancanza di medicinali perché Israele ha tagliato le forniture di acqua, cibo e fonti energetiche", aggiungono.


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Gli attivisti sostengono che "l'Italia è complice dei crimini di guerra commessi da Israele sulla pelle dei Palestinesi a livello politico, economico, militare e accademico" e chiedono, oltre al cessate il fuoco, "lo stop alla vendita di armi italiane ad Israele, come previsto dalla legge italiana 185/90" e che l'Italia "applichi sanzioni ad Israele, rescindendo da qualsiasi accordo militare, economico e accademico".

L’incontro con la miliziana Leila Khaled
Ieri sera alle 21 gli studenti hanno ospitato, come avevano annunciato, il collegamento video con Leila Khaled all’aula magna di Palazzo Nuovo. Leila, 79 anni, attivista palestinese che da molto tempo vive in Giordania ma è nata ad Haifa quando ancora lo Stato di Israele non esisteva. Protagonista di due dirottamenti aerei nel 1969 e nel 1970 milita da cinquant’anni nel Fronte Popolare per la liberazione (FPLP) della Palestina, organizzazione classificata come terroristica da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Australia e Israele. Il dibattito con lei ha chiuso la seconda giornata di occupazione e di boicottaggio delle lezioni avviato dagli studenti che manifestano in solidarietà con i palestinesi. “Amici. Fratelli e sorelle, quello che sta commettendo Israele è fascismo. Era ciò che Mussolini aveva fatto il secolo scorso”, ha detto davanti a una platea di 500 ragazzi e ragazze. “Queste persone stanno occupando le nostre terre e ci stanno sottomettendo. Ci vogliono rendere schiavi”, ha aggiunto Leila Khaled in videocollegamento. Il fascismo continua “oggi è reale”. E parla di “crimini di guerra a Gaza, brutale attacco fascista e nazista”. Invita a prepararsi al dopo guerra, alle necessità della popolazione palestinese per ripartire: “Non potranno continuare con i loro crimini. Verranno puniti dal diritto internazionale, che non fa sconti a nessuno”. "Hamas non è un problema”, ha affermato. “L’occupazione è il problema, il problema principale. Stiamo combattendo insieme contro l’occupazione per raggiungere la libertà. Questo perché Israele vuole dire che Hamas è un problema per i palestinesi non per loro. Ma queste sono bugie che Israele continua a diffondere così le persone sono contro Hamas".


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Sulla sua partecipazione all’assemblea dell’Università di Torino si è scatenata una bufera politica. La vicepresidente del Parlamento europeo, la dem Pina Picierno ha chiesto alle forze di polizia di intervenire sul comizio di Khaled. “Dobbiamo evitare - ha detto - che i nostri atenei si trasformino in palcoscenici per fomentatori di odio, come Leila Khaled, e luoghi in cui fare propaganda contro Israele”.
Il rettore Stefano Geuna nel pomeriggio ha preso le distanze precisando che l’evento “non è in alcun modo autorizzato dall’Università” e che “rientra tra le attività spontaneamente organizzate da gruppi di studenti nell’ambito di un’attività di occupazione, anche questa, per definizione, non autorizzata”. Ma non è bastato. Sono intervenuti il senatore Enrico Borghi, presidente del gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europe del Senato e la senatrice Silvia Fregolent per cui “la libertà di esprimere le proprie idee e di confrontarsi in merito agli scenari internazionali non può prevedere, mai, la violazione delle leggi, l’incitamento alla violenza e all’uso delle armi”. Per il senatore Fdi Marco Scurria, “occorre che le istituzioni intervengano a difesa della legalità”. Gli studenti però sono andati avanti: “Il problema - hanno spiegato - è che decidono loro a chi affibbiare il titolo di ‘terrorista’”.

Foto di repertorio © Imagoeconomica

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