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“Nonostante le spiegazioni ufficiali è molto difficile credere che la mancata lettura del discorso ai rabbini europei, ricevuti ieri in udienza da Papa Francesco, sia stata provocata da un problema di salute”. A mettere in dubbio la parola del Santo Padre è Lucetta Scaraffia, prof.ssa di storia contemporanea alla “Sapienza” di Roma. La docente, in un editoriale scritto su La Stampa, non si limita a dubitare del capo della Chiesa cattolica - lei che, oltretutto, è di fede cattolica - ma si spinge a definire “ambiguo” il suo atteggiamento, come riporta, del resto, il titolo dell'articolo: “L’antisemitismo e il Papa ambiguo”. L’ambiguità recriminata dalla signora Scaraffia è dovuta, appunto, al fatto che il Pontefice ha dovuto mancare all’incontro con 700 ortodossi della “Conference of European Rabbis” per raffreddore e dolore all'anca. Una decisione che, a detta della signora, “costituisce un segnale preoccupante in un momento in cui in Europa e in America si riaccende la vergognosa fiamma dell’antisemitismo”.
Sproloqui su sproloqui. La docente, infatti, non ha ricordato che il Pontefice ha comunque cercato di accogliere i suoi ospiti consegnando loro un discorso, letto dal direttore della sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni, in cui ha anzitutto confessato il suo iniziale “desiderio di salutare individualmente” ognuno di loro, e ha omesso la manifestazione del Papa - priva di ogni ambiguità - di solidarietà alla comunità ebraica europea e di ferma condanna all’antisemitismo. Non solo. Nel messaggio il Papa - e qui la docente pecca ancora di disonestà intellettuale non riportandolo nel suo articolo - ha ricordato anche che “il dialogo con l’ebraismo è di particolare importanza per noi cristiani, perché abbiamo radici ebraiche”.
L’attacco della Scaraffia - che nonostante queste parole ha pensato bene di rammentare al Pontefice che “l’ebraismo, insieme alla tradizione cristiana, è alla base della cultura occidentale” - forse, a questo punto, non è provocato dal mancato ricevimento dei rabbini ma ad un’insofferenza per le parole di pace e ripudio della guerra contenute nel discorso consegnato loro. Papa Francesco si è infatti rivolto ai religiosi, di qualunque fede (cattolici, ebrei, musulmani, induisti ecc...), dicendo che “non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace”. Parafrasato: una condanna sia al terrorismo di Hamas che al massacro che Israele compie sui civili di Gaza. Una posizione di giustizia ed equidistanza che la signora Scaraffia, evidentemente, non riesce a digerire al punto da ritenere sia “sempre più difficile” definirla “semplicemente ambigua”. La Scaraffia parla di “situazione, già poco chiara, dei rapporti fra Bergoglio e il mondo ebraico” che con le sue posizioni su Russia, Ucraina e Stati Uniti rischia, a suo dire, di complicarsi ulteriormente. E sembra sentire puzza di antisemitismo dalle dichiarazioni fatte dal Papa in questi anni sul tema Israele-Palestina. Come se la giusta condanna del Santo Padre alla violenza - a prescindere da chi la eserciti e come la eserciti - celi qualcos'altro secondo la signora.


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Ebbene, se così è, allora siamo noi a dire che Lucetta Scaraffia è antisemita. Diciamo questo perché nel suo editoriale - oltre a difendere i presunti “valori” dell’Occidente - la giornalista assolve lo Stato razzista, fascista e xenofobo di Israele. Lo Stato ebraico - dal quale sempre più rabbini nel mondo prendono le distanze perché figlio della dottrina sionista, contraria ai comandamenti ebraici che vietano agli ebrei il ritorno in Terra Santa prima della venuta del Messia - da lungo tempo applica un dominio coloniale ai danni della popolazione palestinese. Dominio coloniale che, insieme all’occupazione dei territori, all’apartheid e al disinteresse internazionale per una soluzione diplomatica del dramma palestinese, sono il vero motivo, purtroppo, del terribile attacco terroristico di Hamas ai danni di civili israeliani del 7 ottobre. L’attacco dei miliziani doveva essere, del resto, uno dei temi alla base dell’incontro tra il Papa e i rabbini, anche alla luce dei sempre più frequenti episodi di antigiudaismo in Europa. Episodi assolutamente esecrabili, la maggioranza dei quali però hanno, purtroppo, come matrice il risentimento per i crimini che da 75 anni Israele compie ai danni dei palestinesi. Questi crimini sono aumentati negli ultimi cinque anni, cioè da quando il parlamento israeliano ha approvato una legge che ridefinisce Israele come “Stato degli ebrei”, escludendo così il 20% della popolazione palestinese con cittadinanza israeliana e le altre etnie presenti nel Paese. Una legge che giustifica - non più solo a fatti ma anche a parole - il regime di apartheid che molte Ong denunciano da tempo. La signora Scaraffia difende la legittimità di tutto questo sottolineando la sacralità dell’Occidente, “unica parte del globo in cui i valori - scrive - hanno trovato un’attuazione, sia pure imperfetta”, e dello Stato di Israele. E a proposito di Israele, la giornalista dice di pensare addirittura che Papa Francesco, “nonostante le iniziali affermazioni subito dopo l'attacco di Hamas”, “non sia più del tutto sicuro che le vittime di un attacco improvviso e ingiustificato abbiano almeno il diritto di difendersi”. Oltre all’accusa infamante e spudoratamente falsa (da settimane il Papa condanna l’attacco terroristico del gruppo islamista senza remore alcuna), il “diritto di difendersi” sventolato dalla Scaraffia, per Israele è diventato diritto a massacrare sfollati, operatori sanitari, giornalisti e dipendenti delle Nazioni Unite con il pretesto dell’eliminazione dei terroristi. Un po' la stessa cosa che faceva il regime di Pinochet in Cile e quello di Videla in Argentina 30-40 anni fa. O la giunta militare in Birmania ai giorni nostri.
Nelle democrazie vere, signora Scaraffia, per cacciare i terroristi si avviano indagini, si eseguono blitz delle forze speciali, infiltrazioni nei territori, e rastrellamenti nelle case. Questo è quello che abbiamo fatto noi italiani con le Br e con Cosa Nostra, questo è quello che hanno fatto gli Stati Uniti con la mafia.
Non si annienta la popolazione civile pensando che sotto le macerie delle case, o tra le lamiere delle ambulanze, ci siano anche i cattivi. Perché questo è un atteggiamento criminale che mette in cattiva luce tutti quegli ebrei non sionisti in giro per il mondo che lo Stato ebraico pretende di rappresentare, esponendo questi ultimi ad episodi di odio (ovviamente ingiustificati) e una sete cieca di vendetta per quelle morti. Ecco perché pensiamo che la sua posizione oltre che pericolosa, sia anche antisemita.
Noi cristiani, vogliamo che gli ebrei - i figli di Mosè - siano i nostri fratelli maggiori. Coloro i quali hanno ricevuto i dieci comandamenti del patriarca.


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Comandamenti che professano amore, fratellanza e soprattutto non violenza (“non uccidere”, recita il quinto comandamento del Decalogo). Papa Francesco in persona, ha sottolineato il legame che lega ebrei a cristiani ricordando che Gesù in persona "è nato e vissuto da ebreo”. Ecco perché lei sbaglia ad accusarlo di ambiguità. E a dirla tutta, ammesso che il Pontefice abbia mentito sulle sue condizioni di salute, come la signora sospetta, non lo biasimiamo perché probabilmente avrebbe espresso loro una condanna molto più ferma ai crimini israeliani di quelli che ha espresso tra le righe del suo discorso. In un mese Israele, ricordiamo, ha ucciso oltre 10.000 palestinesi, di cui oltre 4000 bambini. Le Nazioni Unite, parlano di “genocidio”, e così anche le principali Ong umanitarie. Lo stesso segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha detto che Gaza sta diventando un cimitero. Non è difficile pensare, dunque, che in un colloquio privato con la delegazione di rabbini europei, il Pontefice avrebbe usato termini molto duri chiedendo, nel nome di Dio, la fine di questo genocidio.
E personalmente, fossi stato nei suoi panni, non avrei esitato a dire ai fratelli rabbini che lo Stato di Israele è uno Stato fascista, che sta commettendo gli orrori che il cristianesimo ha fatto ai loro antenati nei secoli scorsi in Europa, e che sta perseguitando i palestinesi come Adolf Hitler fece con gli ebrei negli anni '30-'40.
Pertanto, se è vero che il Papa ha intenzionalmente glissato l’incontro, a nostro avviso ha preso una decisione saggia. Perché altrimenti, il suo rigore morale e la figura di vicario di Gesù in Terra che ricopre, lo avrebbero costretto a lanciare dure condanne contro il suprematismo, il messianismo deviato e l’esaltazione dello Stato ebraico e di chi abbraccia la dottrina sionista.
Per tale ragione ci schieriamo con Papa Francesco, che è l’unico capo di Stato al mondo a volere davvero la pace in Terra Santa, e condanniamo tutti i guerrafondai e gli estremisti come la signora Scaraffia, il cui articolo è fazioso e irricevibile.
Sono cosciente di essere l’ultimo chiodo della carrozza dei credenti nella Chiesa cattolica e cristiana ma mi è sembrato doveroso difendere il Papa dai farisei, dai libellisti dell’era moderna e dai rabbini che vivono nell’ossessione di essere il popolo eletto e di subire una Shoah che ormai non c’è più.

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