Oltre 1.5 milioni di sfollati nella Striscia. Dal 7 ottobre uccisi 160 uomini e donne del personale sanitario e 36 giornalisti
Sono almeno 46 i palestinesi rimasti uccisi e decine quelli feriti nei bombardamenti effettuati nelle ultime ore dalle forze israeliane contro Gaza. Gli attacchi hanno colpito il sud della Striscia, ovvero le zone dove si sono rifugiati i civili in fuga. Secondo le notizie dell’agenzia palestinese Wafa, i bombardamenti hanno colpito cinque abitazioni a Rafah, dove si contano almeno 25 morti e decine di feriti.
Almeno 12 persone sono state uccise e 29 sono rimaste ferite in raid che hanno colpito un’abitazione a Khan Yunis, località nel sud della Striscia come Rafah. Altre otto persone sono state uccise in un attacco aereo contro la zona di Màan, a est di Khan Yunis. Almeno una persona è morta in un’altra operazione a Beit Lahia, nel nord della Striscia. La scorsa notte altri 20 palestinesi sono stati uccisi in un raid israeliano su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Il bilancio dei morti è salito oggi a 10.328, di cui 4.237 minori e 2.741 donne.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto, però, ancora una volta l’idea di un cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas. “Non ci sarà alcun cessate il fuoco, nessun cessate il fuoco generale a Gaza senza il rilascio dei nostri ostaggi“, ha detto nell’intervista ad Abc News. “Per quanto riguarda le piccole pause - un’ora qui, un’ora là - le abbiamo già avute”, ha aggiunto Netanyahu. “Suppongo che controlleremo le circostanze, in modo da consentire ai beni, ai beni umanitari, di entrare, o ai nostri ostaggi, singoli ostaggi, di andarsene”, ha spiegato parlando delle piccole pause tattiche.
Nuovo flop del Consiglio di Sicurezza ONU
Intanto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito, ancora una volta, a trovare la quadra per una risoluzione sul conflitto in corso tra Israele e Hamas. All’esito di oltre due ore di dibattito a porte chiuse le distanze tra i membri del Consiglio sono rimaste invariate. Gli Stati Uniti chiedono “pause umanitarie” mentre altri Paesi vorrebbero un “cessate il fuoco umanitario” per fornire aiuti alla popolazione di Gaza ed evitare ulteriori morti tra i civili. “Abbiamo parlato di pause umanitarie”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. Ma sul punto, ha aggiunto, “c’è disaccordo all’interno del consiglio“. La riunione di ieri era stata convocata dalla Cina, che in questo mese ha la presidenza del Consiglio di sicurezza, e dagli Emirati Arabi Uniti, rappresentante dei Paesi arabi nell’assise, per far fronte alla “crisi umanitaria” in corso a Gaza.
Benjamin Netanyahu
“Oltre il 60% degli ospedali fuori servizio”, in arrivo 100 camion di aiuti
Secondo una dichiarazione della ministra della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese Mai Al-Kaila, oltre il 60% degli ospedali e dei centri medici di Gaza sono fuori servizio. Lo riportano i media locali. Al-Kaila ha affermato che 16 dei 35 nosocomi e 51 dei 72 centri medici non sono più operativi a causa della carenza di carburante e forniture mediche, nonché del bombardamento israeliano.
Si segnala inoltre l’arrivo, ieri, di quasi 100 camion con aiuti umanitari a Gaza. Aiuti che sono passati dal valico di Rafah, ha detto la Mezzaluna rossa palestinese. L’organizzazione umanitaria ha dichiarato di aver ricevuto 93 carichi con cibo, acqua, attrezzature mediche e farmaci dalla Mezzaluna rossa egiziana. Dal 21 ottobre sono 569 i camion arrivati a Gaza, con una media di circa 33 al giorno.
Le Nazioni Unite avvertono che circa un milione e mezzo di persone cioè quasi il 70% degli abitanti della Striscia di Gaza, sono state sfollate dopo l’inizio dell’offensiva israeliana. Lo ha reso noto l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi Unrwa, in un post su Twitter. I rifugi di emergenza, che ospitano centinaia di migliaia di persone, sono sovraffollati fino a quattro volte la loro capacità e le loro condizioni si stanno deteriorando. “In un rifugio ci sono meno di due metri quadrati disponibili per persona. Almeno seicento persone devono condividere un bagno in una struttura e si sono verificati migliaia di casi di malattie infettive, diarrea e varicella”, denuncia l’Unrwa.
Netanyahu: “Assumeremo la piena responsabilità della sicurezza a Gaza”
Nel frattempo le forze israeliane (Idf) hanno preso il controllo di un avamposto militare di Hamas nel cuore di Gaza City. Lo affermano le stesse Idf, citate da The Times of Israel, secondo cui sul posto sono stati posizionati lanciatori, missili anticarro, armi e materiale di intelligence. L’esercito israeliano afferma che negli ultimi raid gli aerei hanno colpito una cellula di Hamas formata da dieci membri e guidata dalle truppe di terra della brigata Nahal. Le truppe hanno successivamente identificato una squadra anticarro che operava nelle vicinanze e hanno condotto un ulteriore attacco aereo. L’esercito israeliano ha inoltre annunciato di aver eliminato Wael Asefa, comandante del battaglione Deir al-Batah di Hamas e tra gli artefici dell’incursione islamista in territorio israeliano dello scorso 7 ottobre.
Mentre l’invasione israeliana nella Striscia avanza, il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato su Abc News che il suo Paese avrà “la responsabilità generale della sicurezza” della Striscia di Gaza “per un periodo indefinito” una volta terminata la guerra con Hamas. “Perché abbiamo visto cosa succede quando non ce l’abbiamo. Quando non abbiamo questa responsabilità in materia di sicurezza, vediamo l’esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare”, ha spiegato.
Oltre 160 sanitari uccisi a Gaza, 36 i giornalisti
“Oltre 160 operatori sanitari sono morti in servizio” nella Striscia di Gaza “mentre si occupavano dei feriti e dei malati”. Lo ha detto Christian Lindmeier, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel corso di un briefing a Ginevra. “Siamo estremamente orgogliosi della professionalità e del coraggio delle migliaia di loro che continuano a lavorare facendo sì che il sistema sanitario continui ad andare avanti nonostante tutto”, ha aggiunto.
Da Gaza, inoltre, si apprende che uno dei giornalisti dell’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa è stato ucciso in un attacco israeliano. Il giornalista, Mohammad Abou Hassira, è stato ucciso in “un bombardamento israeliano che ha preso di mira la sua casa vicino al porto di pescatori a ovest di Gaza City”, segnala l’agenzia. Nell’attacco, secondo Wafa, sono morti anche 42 membri della famiglia del giornalista “compresi i suoi figli e fratelli”.
Secondo il servizio stampa del governo di Hamas a Gaza, l’attentato è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì e il corpo del giornalista è stato estratto dalle macerie questa mattina. Lunedì il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ha contato almeno 36 giornalisti e impiegati dei media (31 palestinesi, 4 israeliani, 1 libanese) uccisi dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas il 7 ottobre.
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