"L'abrogazione del reato di abuso d'ufficio è la legalizzazione dell'abuso e del conflitto d'interessi come mezzi di esercizio del potere. È un colpo devastante alla credibilità dello Stato e ai diritti fondamentali del cittadino". Così il senatore M5S Roberto Scarpinato in commissione Giustizia nella discussione sul Ddl Nordio, varato dal governo Meloni lo scorso giugno al cui centro c’è la cancellazione del reato di abuso d’ufficio. "Questo è un provvedimento - ha aggiunto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo - contro tutto e contro tutti. Contro la Relazione 2023 sullo stato di diritto della commissione UE, contro il parere del presidente dell'Anac e della stragrande maggioranza degli esperti sentiti in audizione. Da uno studio sulle condanne per abuso d'ufficio passate in giudicato, emerge come con questo reato si mettano in atto condotte affaristiche e nepotistiche dei colletti bianchi delle più svariate categorie. Le mafie utilizzano l'abuso d'ufficio per influenzare la PA. Si pensi solo ai permessi di costruire rilasciati per zone non edificabili o soggette a vincoli. Ma senza arrivare alle mafie, si pensi agli abusi dei medici pubblici che dirottano pazienti nelle strutture private, ai concorsi truccati a favore di candidati raccomandati". "Nemmeno l'Anci, contrariamente alle frottole ripetute da governo e maggioranza, chiede l’abolizione integrale del reato di abuso d'ufficio e, anzi, evidenzia come il vero problema sia la sovraesposizione amministrativa: bisogna modificare il Tuel e sollevare i sindaci da un sovraccarico di compiti e di responsabilità che non possono assolvere, anche per la carenza di risorse dovute ai tagli della spesa pubblica, alla riduzione degli organici comunali e alla mancanza di tecnici specializzati. Ecco - ha concluso il senatore - qual è la vera riforma contro la paura della firma, altro che abuso d'ufficio. Infine, voglio ricordare che con l'abolizione dell'abuso d'ufficio avranno diritto alla revoca delle condanne circa 3600 colletti bianchi, condannati dal 1997 al 2020 per abuso affaristico, nepotistico e ritorsivo del potere pubblico. Una riabilitazione di massa, un colpo devastante per la credibilità delle istituzioni, un'accelerazione del decadimento dell'etica pubblica". L’ex magistrato è stato uno dei primi a criticare l’abolizione dell’abuso d’ufficio, ritenendo che dietro vi sia l’intenzione di “eliminare o ridurre i rischi penali per i colletti bianchi”.
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