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Zanotelli: "Sentenza è una vittoria per chi lavora per l'accoglienza"

La Corte d'Appello di Reggio Calabria, nella sentenza di secondo grado, ha condannato ad un anno e sei mesi, con pena sospesa, l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano e lo ha assolto dai reati più gravi.
La sentenza della Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Elisabetta Palumbo, è giunta dopo 7 ore di camera di consiglio ed ha riformato profondamente la sentenza del settembre 2021 dal Tribunale di Locri che aveva condannato Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione nel processo scaturito dall'inchiesta "Xenia" su presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel Comune di Riace. 
Lucano è stato condannato per un falso in relazione ad una delibera del 2017 mentre sono stati assolti tutti gli altri 17 imputati del processo (Fernando Antonio Capone, Cosimina Ierinò, Jerry Tornese, Pietro Curiale Oberdan, Abeba Abraha Gebramarian, Giuseppe Ammendolia, Nicola Audino, Assan Balde, Oumar Keita, Anna Maria Maiolo, Gianfranco Musuraca, Salvatore Romeo, Maria Taverniti, Lemlem Tesfhahun, Filmon Tesfalem, Cosimo Damiano Musuraca e Maurizio Senese) che, in primo grado, erano stati giudicati colpevoli. L'ex sindaco di Riace era accusato di diversi reati. Il più grave era quello di essere il promotore di un'associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita dei fondi destinati ai progetti Sprar e Cas. Tra i reati contestati dalla Procura generale all'ex sindaco di Riace anche la truffa aggravata, abuso d'ufficio, diversi falsi e un peculato. Tutti reati caduti in appello, tranne un falso. 
Che Lucano abbia agito per scopi economici lo hanno escluso categoricamente gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia secondo cui, nei reati contestati all’ex sindaco di Riace “manca il dolo e manca la consapevolezza e la volontà di un vantaggio economico”. “Risulta dalla lettura di tutti gli atti processuali – hanno affermato in aula più volte – che Lucano non aveva un soldo sul proprio conto corrente”. Nel loro ricorso d’appello i due legali avevano contestato i capi di imputazione che cambiano, in peggio, direttamente in sentenza (da abuso d’ufficio a truffa aggravata) e le intercettazioni non utilizzabili per la Cassazione ma che, per il Tribunale di Locri, diventavano il principale elemento di prova nonostante la loro trascrizione, in sentenza, non corrisponda a quella della perizia disposta dal Tribunale stesso durante il processo. Intercettazioni che, così, hanno fornito “un’interpretazione macroscopicamente difforme dal suo autentico significato e contrastante con gli inconfutabili elementi di prova acquisiti nel corso dell’istruttoria dibattimentale”.
"E' la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso - ha commentato Lucano - E' la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle gente come un delinquente. Lucano è stato attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il 'modello Riace', la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria. A questo punto spero che pure la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace". A dirlo Mimmo Lucano dopo la sentenza d'appello. 
"Essendo anche io un comune e mortale essere umano - ha aggiunto - è probabile che in questa vicenda abbia commesso degli errori ma di un aspetto, in particolare, sono sicuro, molto sicuro e convinto: ho sempre agito con l'obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all'accoglienza e all'integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture". "Un grande grazie, comunque - ha concluso Lucano - lo voglio rivolgere, in particolare, ai miei avvocati, al compianto Antonio Mazzone, a Pisapia e Daqua, non miei legali ma miei fratelli, uomini e professionisti che hanno capito sin da subito di avere di fronte un innocente".
La sentenza è stata commentata anche da Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano da sempre in prima linea per gli ultimi: "E' la vittoria di chi si batte e si è sempre battuto per l'accoglienza. A questo punto Lucano può presentarsi alle elezioni come sindaco di Riace. La sua intenzione è questa. E' una grande vittoria che rende giustizia alle scelte fatte. Lucano era stato criminalizzato per il suo sistema di accoglienza dei migranti. Tutto è crollato. Una Vittoria per chi lavora per l'accoglienza. Un bel segnale per i tempi bui in cui viviamo".

Foto © Imagoeconomica

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