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Offensiva senza precedenti. Hanyeh: “Risposta ai crimini e all’occupazione”. Netanyahu: “Siamo in guerra”. Raid fanno 232 morti sulla Striscia

Israele è stata svegliata questa mattina da quello che gli analisti internazionali descrivono come un attacco militare senza precedenti da parte palestinese. Il movimento islamista paramilitare Hamas, infatti, alle prime luci dell’alba ha avviato un’offensiva, denominata “Alluvione Al-Aqsa” mobilitando circa mille uomini via terra e persino via aria (con l’impiego inedito di deltaplani artigianali). Le milizie sono riuscite a sorprendere l’esercito israeliano sfondando la recinzione di demarcazione della Striscia e sono entrate nelle città limitrofi all’enclave come Sderot ed Askhelon e nelle vicine basi militari. Media israeliani parlano di duecento vittime tra civili e soldati, novecento feriti e almeno trentacinque israeliani fatti prigionieri e trasferiti nella Striscia, tra questi anche alti ufficiali e il comandante delle “Dpth Corps” dell’Id Nimrod Aloni. Saleh al-Arouri, numero due di Hamas, ha affermato che il numero di prigionieri israeliani è tale da permettere a Israele di liberare tutti i prigionieri palestinesi nelle sue carceri.
Durante l’operazione delle “Brigate al-Qassam” sono stati rubati numerosi mezzi militari ed altrettanti sono stati fatti esplodere. Al contempo, dalla Striscia sono stati lanciati 5000 razzi contro Israele, molti dei quali sono riusciti a bucare il sistema antimissile “Iron Dome”, provocando vittime e danni. Un assedio totale che ha colto di sorpresa tutti a Tel Aviv. Le “Brigate Al Qassam” hanno anche assediato il valico di Erez, eliminando i soldati che lo presidiavano. Il valico, che collega la Striscia a Israele è stato così aperto per la prima volta in sedici anni. 
In generale, secondo gli esperti, si tratta della sconfitta militare, strategica e di intelligence più grande della storia dell’occupazione israeliana. L’operazione palestinese, infatti, è stata realizzata in maniera certosina  cogliendo alla sprovvista gli israeliani che ancora stanno combattendo in alcune città del sud tentando di neutralizzare i miliziani infiltrati (circa 60 in almeno 14 località). “Speriamo entro fine giornata di riuscire a riprendere il controllo”, ha detto il capo dell’esercito israeliano alla CNN.
Il portavoce di Hamas Khaled Qadomi ha detto ad Al Jazeera che l’offensiva è una risposta a tutte le atrocità che i palestinesi hanno dovuto affrontare nel corso dei decenni. Non a caso l’attacco coincide praticamente con il 50esimo anniversario della guerra del Kippur.
Vogliamo che la comunità internazionale fermi le atrocità a Gaza, contro il popolo palestinese e contro i nostri luoghi santi come Al-Aqsa. Tutte queste cose sono la ragione per cui abbiamo iniziato questa battaglia”, ha detto. Alla domanda se Hamas avesse preso in ostaggio soldati e civili israeliani, Qadomi ha risposto: “Non sono ostaggi. Sono prigionieri di guerra”. Sempre Qadomi ha aggiunto che “i coloni israeliani sono occupanti e, secondo il diritto internazionale, sono invasori. Quindi si tratta di una guerra contro gli invasori”.

Netanyahu dichiara lo Stato di Guerra, 198 morti a Gaza
Questa mattina, prima dell’ora di pranzo, il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un messaggio alla popolazione. "Israele è in guerra. Questa non è una cosiddetta ‘operazione militare’”, ha rimarcato il premier israeliano, mentre il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che entrerà in vigore in serata. “Il nostro nemico pagherà un prezzo che non ha mai conosciuto”, ha detto Netanyahu.
"Il nostro primo obiettivo è ripulire l'area dalle forze nemiche che si sono infiltrate e riportare sicurezza e pace negli insediamenti attaccati - ha aggiunto il premier israeliano - il secondo obiettivo, allo stesso tempo, è far pagare un prezzo enorme al nemico, anche nella Striscia di Gaza. Il terzo obiettivo è fortificare altre arene in modo che nessuno commetta l'errore di unirsi a questa guerra". 
L’aviazione israeliana ha avviato quindi l’operazione “Spade di ferro” contro la Striscia. L’escalation è ormai certa nonostante i tentativi di mediazione dell’Egitto e l’appello al dialogo delle Nazioni Unite. In poche ore si calcolano, secondo il ministero della Salute palestinese, 198 vittime e oltre 1600 feriti. Cifre che saliranno, come saliranno quelle israeliane. Le aree centrali di Gaza, compresi gli spazi pubblici e i complessi residenziali, sono state obiettivi dei raid aerei.
I caccia israeliani hanno colpito anche due ospedali supportati dall’ong Medici Senza Frontiere, l’Indonesian Hospital e il “Nasser Hospital”.  Durante gli attacchi, riporta su “X” la ong, “un infermiere e un autista di ambulanza sono rimasti uccisi. Molti sono i feriti e un deposito di ossigeno è stato danneggiato.” “Gli ospedali non possono diventare obiettivi militari”, ha denunciato Msf. “Chiediamo che le strutture sanitarie siano rispettate e protette e che sia garantita l’incolumità e l’accesso di chi ha bisogno di cure”. L’aviazione israeliana ha colpito anche il “Palestine Tower”, il secondo edificio residenziale più grande della Striscia situato a Gaza City. Al suo interno, oltre agli appartamenti, c’erano redazioni giornalistiche e studi legali. La struttura è stata rasa al suolo dopo un primo colpo di artiglieria di avvertimento. 

Le cause dell’operazione di Hamas
Hamas ha affermato che la sua operazione militare su larga scala e a sorpresa è una risposta alla profanazione della moschea di Al-Aqsa e all’aumento dell’aggressione dei coloni.
Ciò è avvenuto dopo che negli ultimi giorni migliaia di coloni hanno fatto irruzione nel complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata durante la festa ebraica di Sukkot.
Ciò deriva anche da un aumento sostanziale della violenza dei coloni israeliani contro i palestinesi, che secondo le Nazioni Unite si è verificato a un ritmo di tre al giorno nei primi otto mesi di quest’anno.
Dello stesso spirito è l’iconico leader del gruppo islamista Ismail Haniyeh: “Abbiamo avvertito più volte Israele di non giocare con il fuoco. Questo è l’inizio della liberazione della nostra terra dall’occupazione sionista. E’ una battaglia per la dignità” di fronte ai “crimini” di Israele, ha detto il leader di Hamas Ismail Hanyeh. L’operazione è rivolta contro “un nemico che assedia Gaza, unito all’aggressione e al colonialismo che va avanti in Cisgiordania e che mira a sradicare il nostro popolo e allontanarlo dalla sua terra”. Per Haniye, l’attacco è una risposta ai “crimini dell’occupazione contro il nostro popolo dal 1948”. Il leader di Hamas accusa Israele di aver “rinnegato gli accordi” sui prigionieri “tornando ad arrestare coloro che erano stati liberati nell’ambito di processi di scambio”. “Per tutto questo - afferma - stiamo combattendo una battaglia per l’onore, la resistenza e la dignità e per difendere al-Aqsa sotto il nome annunciato dal nostro comandante in campo: un’alluvione iniziata a Gaza che si estenderà alla Cisgiordania e oltre, dove il nostro popolo e la nostra nazione sono presenti”.


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Benjamin Netanyahu


La vita a Gaza
Per anni, le persone che vivono nella Striscia di Gaza occupata hanno dovuto fare i conti con la disoccupazione, le interruzioni di corrente e le difficoltà causate dal blocco israeliano.
L’area di 365 kmq (141 miglia quadrate) ha dovuto resistere anche a numerosi attacchi israeliani negli ultimi sette anni, l’ultimo dei quali è avvenuto a settembre, quando Israele ha utilizzato droni e un carro armato per attaccare i manifestanti, lasciando 22 feriti.
Nel giugno 2007, Israele ha imposto un blocco ermetico terrestre, marittimo e aereo sull’area e controlla lo spazio aereo di Gaza, le acque territoriali e due dei tre valichi di frontiera; il terzo è controllato dall'Egitto.
La disoccupazione è aumentata dal 23,6% prima del blocco al 47% alla fine del 2022. Anche il tasso di povertà è aumentato dal 40% nel 2005 al 61,6% nel 2022, secondo l'Euro-Med Human Rights Monitor con sede a Ginevra. I residenti devono sopportare interruzioni di corrente per una media di 12 ore al giorno, soprattutto nei periodi di intensa domanda durante i mesi più caldi. Oltre a questo, una delle ragioni che ha portato all’offensiva palestinese è l’escalation dei crimini israeliani ai danni della popolazione palestinese sia nella Striscia che in Cisgiordania.

“Israeliani in shock”
In un reportage da Ashkelon, nel sud di Israele, Rob Reynolds di Al Jazeera ha affermato che l’attacco ha lasciato gli israeliani in “tremendo shock”.
Ho parlato tramite SMS con un conoscente a Tel Aviv. Dice che aveva fretta di entrare in un rifugio antiaereo. Il fatto che diversi villaggi, comprese alcune città, siano stati attaccati e catturati - questo è qualcosa che non è mai accaduto prima”, ha detto Reynolds. “Ciò ha richiesto molta pianificazione e strategia da parte di Hamas”, ha osservato. Gli eventi di oggi stanno “cambiando le regole del gioco” per la politica nella regione, sostiene Mahjoub Zweiri dell’Università del Qatar. “Per la prima volta, il movimento di resistenza ha deciso di reagire contro gli occupanti e i militari. Penso che la parte israeliana si trovi di fronte ad una vera sfida nell’affrontare la propria immagine adesso. Interessante è anche la narrativa creata da Hamas con gli attori regionali e internazionali”, ha affermato.
Zweiri ha aggiunto che per Hamas, se da un lato l'attacco è una risposta alle atrocità subite dalla popolazione di Gaza, dall'altro è anche un'operazione per inviare un messaggio a Israele e a coloro che credono che costruire la pace con il mondo arabo sia possibile, che sia importante risolvere i problemi interni. Non a caso Ghazi Hamad, portavoce di Hamas ed ex viceministro degli Esteri del governo di Gaza, ha detto, a che ad Al Jazeera, che l'operazione palestinese è anche un messaggio ai paesi arabi che hanno normalizzato le relazioni con Israele.
Penso che sia [vergognoso] per loro. Chiedo a tutti i paesi arabi di interrompere i rapporti con Israele, perché non è uno Stato che crede nella pace, o nella coesistenza, o crede nell'essere un buon vicino", ha detto Hamad. “È uno Stato nemico e dobbiamo fermarlo”.

Abu Mazen: “Israele ha distrutto il processo di pace
L’Autorità nazionale palestinese, intanto, è tornata ad accusare Israele di aver “distrutto il processo di pace”, ha affermato il ministero degli Esteri Abu Mazen in un comunicato rilanciato dall’agenzia di stampa ufficiale Wafa. Le ragioni dell’esplosione nella Regione vanno ricercate “nella assenza di una soluzione della questione palestinese per 75 anni, nella continuazione della politica di doppio standard della comunità internazionale, nel suo silenzio di fronte alle pratiche criminali e razziste delle forze di occupazione israeliane, e nella continuazione della ingiustizia e della oppressione” si legge. 
Abbas presiede riunione d’emergenza: “Proteggere il popolo palestinese”.
Il leader palestinese Mahmoud Abbas ha presieduto una riunione d’emergenza dopo gli attacchi di Hamas contro Israele dalla Striscia di Gaza e l’avvio di un’operazione israeliana “a difesa dei civili israeliani”. Abbas ha rimarcato il “diritto del popolo palestinese a difendersi contro il terrorismo dei coloni e le forze di occupazione”.
Il Ministero degli Affari Esteri palestinese ha affermato anche che la fine dell’occupazione israeliana del territorio palestinese è l’unica garanzia di “sicurezza, stabilità e pace” nella regione.
“Abbiamo ripetutamente messo in guardia contro le conseguenze di uno stallo nell’orizzonte politico e della mancata concessione al popolo palestinese del suo legittimo diritto all’autodeterminazione e al proprio Stato. "Abbiamo anche avvertito delle conseguenze delle provocazioni e degli attacchi quotidiani, del continuo terrorismo dei coloni e delle forze di occupazione e delle incursioni nella moschea di Al-Aqsa e nei luoghi santi cristiani e islamici", ha affermato il Ministero degli Esteri in una nota.
“Ciò che garantisce la sicurezza, la stabilità e la pace nella nostra regione è la fine dell’occupazione israeliana del territorio dello Stato di Palestina, con Gerusalemme Est come capitale, lungo le linee del 1967, e il riconoscimento del diritto del popolo all’indipendenza e alla sovranità”.

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