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Intervista di ANTIMAFIADuemila al sostituto procuratore generare della Cassazione all’evento “L’Alba della Legalità”

Lei ha parlato di un procedimento contro l’Italia in merito alle misure di prevenzione, ce ne potrebbe parlare più specificatamente?
“È quella della compatibilità del nostro sistema della prevenzione patrimoniale con i principi della convenzione europea dei diritti dell’uomo. Io credo che il nostro sistema di processo sul patrimonio sia uno degli esempi più significativi di garanzia vera dei diritti di ogni persona rispetto ad una realtà mafiosa che svuota di significato i diritti fondamentali non solo delle persone offese dai reati ma di tutti coloro che sono coinvolti nelle infiltrazioni criminali dell’economia.

A mio parere il sistema italiano è un autentico modello a livello internazionale. Non è un caso che nella risoluzione Falcone adottata alla conferenza delle Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale che è un punto fermo: che è quello di usare la convenzione di Palermo, di cui sono parte 191 Stati nel mondo, come base giuridica per consentire le esecuzioni all’estero delle forme di confisca non basate sulla condanna, come per le nostre misure di prevenzione patrimoniali. È uno strumento che è stato importantissimo per consentire lo sviluppo autentico della libertà di iniziativa economica che sarebbe altrimenti svuotato dalle organizzazioni criminali. Questa sensibilità io credo si stia facendo strada con forza anche nel contesto europeo. Proprio in questi mesi è in discussione avanzata al parlamento europeo una proposta di direttiva sulla confisca che armonizzerà le legislazioni di tutti gli stati membri dell’unione europea sulle forme di confisca non basate sulla condanna.

Fra queste forme di confisca previste dalla nuova direttiva europea ce n'è una per i beni collegati ad attività di organizzazioni criminali che rispecchia in pieno il nostro modello delle misure di prevenzione come costruito dalla legge Rognoni - La Torre. Per questo credo che c’è una piena coerenza nel nostro sistema di prevenzione delle misure patrimoniali e i principi di garanzia affermati nella convenzione europea dei diritti dell’uomo. A mio parere il sistema di prevenzione delle misure patrimoniali è qualcosa di cui dobbiamo essere orgogliosi. È qualcosa che ha permesso di combattere il potere economico delle organizzazioni criminali che è esattamente il terreno su cui la mafia ha cercato di ricostruire una legittimazione sociale nei momenti più difficili della sua storia. Dal momento che si verifica, dopo la seconda guerra mondiale una profonda mutazione della Sicilia e al momento in cui si celebra il maxi - processo negli anni ottanta. In tutte le fasi critiche, Cosa nostra ha cercato di ricostruire il contesto sociale attraverso l’accumulazione di ricchezza, con la possibilità attraverso la presenza dell’economia di diventare protagonista anche del gioco politico, alterando i meccanismi di raccolta del consenso elettorale. Su questo io credo che non si possa fare nessun passo indietro”.


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Un commento riguardo alle nuove misure varate della politica in merito alle intercettazioni.
Di queste misure ce n'è una che condivido sicuramente che è quella di far sì che per tutti i reati commessi da organizzazioni criminali allo scopo di favorire le attività della criminalità organizzata ci sia il ricorso alle intercettazioni, che sono uno strumento fondamentale. Questa a mio parere è una importante opera di chiarimento, di qualcosa che c’è già nella legge, ma che non è stata interpretata in maniera univoca dalla giurisprudenza. In questo momento le intercettazioni sono uno strumento assolutamente fondamentale sia per la mafia e sia per altri fenomeni delittuosi di estrema gravità. Non è un caso che nelle due principali convenzioni dell’Onu, che si occupano della criminalità organizzata e della corruzione, si apra ad un concetto: la sorveglianza elettronica, che comprende anche le forme più avanzate di intercettazione. Ecco questa linea di tendenza che c’è a livello internazionale deve essere assolutamente seguita anche a livello interno per una semplice ragione, che in questo momento la criminalità organizzata sta cambiando volto, usa sempre meno gli strumenti della violenza plateale e usa sempre più gli strumenti della collusione, della corruzione e dell’infiltrazione nell’economia. Io credo che non possiamo fare a meno dell’uso delle intercettazioni anche nelle sue forme anche tecnologicamente più avanzate.

Io penso che rinunciare a questo strumento vuole dire riportare il mondo delle indagini penali al secolo scorso. Altra questione è quella della garanzia della privacy che deve essere garantita nel modo più serio.

Su questo si possono introdurre dei perfezionamenti, ma che non devono portare ad una rinunzia a questo strumento e anche per quei reati dei colletti bianchi che, per il loro carattere sistemico, hanno un forte terreno di confine con la criminalità organizzata. Non è un caso che alle Nazioni Unite io sentivo spesso parlare del concetto di corruzione organizzata. È un fenomeno su cui dobbiamo interrogarci moltissimo. Anzi, alle Nazioni Unite c’erano molti analisti che parlavano di corruzione organizzata trasnazionale. È un tema che sarebbe importante approfondire anche nel dibattito italiano.

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