Il duro j’accuse del ministro russo all’ONU: “Occidente colpevole del crollo ucraino. Ora spingano Zelensky al dialogo, noi non rifiutiamo negoziati”
E’ un durissimo j’accuse quello fatto mercoledì dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov durante il tanto atteso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla crisi ucraina svoltosi al Palazzo di Vetro di New York. Il ministro, davanti agli altri leader mondiali, ha chiarito per l’ennesima volta la posizione russa in merito alla guerra in Ucraina e sottolineato le ipocrisie dell’Occidente, in primis degli Stati Uniti.
“L’ordine internazionale esistente è stato costruito sulle rovine e sulla colossale tragedia della seconda guerra mondiale, la sua base era la Carta delle Nazioni Unite. La fonte principale del modello internazionale”, ha esordito Lavrov ripassando la storia contemporanea degli ultimi 70 anni, troppo spesso dimenticata. “In grande parte grazie all’Onu è stato possibile prevenire una nuova guerra mondiale irta di un disastro nucleare. Purtroppo dopo la fine della Guerra Fredda, l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, ha assunto arbitrariamente il rango di arbitro dei destini dell’intera umanità e sopraffatto da un complesso di esclusivismo ha ignorato sempre più l’eredità dei padri fondatori dell’Onu”, ha denunciato il ministro al microfono. “Oggi l’Occidente si rivolge selettivamente alle norme. E ai principi statutari caso per caso ed esclusivamente in conformità con le sue egoistiche esigenze geopolitiche”. “Ciò porta inevitabilmente - ha spiegato Lavrov - a un deterioramento della stabilità globale, all’esacerbazione di quelle esistenti e all’alimentazione di nuove fonti di tensione. Crescono anche i rischi di conflitti globali. Ed è proprio per fermarli, per indirizzare gli eventi in direzione pacifica, che la Russia ha insistito e insiste affinché tutte le disposizioni della Carta delle Nazioni Unite siano applicate e rispettate non in modo selettivo ma nella loro interezza e interconnessione, compresi i principi di uguaglianza sovrana degli stati, la non ingerenza nei loro affari interni, il rispetto dell’integrità territoriale e il diritto dei popoli all’autodeterminazione”, ha affermato l’alto diplomatico. Quindi Lavrov ha ricordato quanto accaduto in Ucraina ben prima dell’invasione russa, dalle ingerenze degli Stati Uniti alle lezioni di Kiev, all’Euromaidan del 2014, fino alla strage nazista di Odessa. “Le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati indicano uno squilibrio sistematico rispetto ai requisiti sanciti dalla Carta”, ha esordito sul punto. “Dopo il crollo dell’URSS, e la formazione al suo posto di Stati indipendenti, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno interferito in modo brutale e aperto negli affari interni dell’Ucraina. Come ha ammesso pubblicamente e persino con orgoglio il vicesegretario di Stato americano Victoria Nuland alla fine del 2013, Washington ha speso 5 miliardi di dollari per allevare politici obbedienti agli Stati Uniti. Tutti i fatti dell’ingegneria della crisi ucraina sono noti da tempo ma si cerca in tutti i modi di metterli a tacere e di cancellare l’intera storia precedente al 2014”, ha sentenziato. Quindi Lavrov ha ricostruito più nel dettaglio la catena cronologica degli eventi che hanno portato Mosca - a detta di Lavrov - ad attaccare l’Ucraina, dalla persecuzione contro i russofoni residente nel Donbass, al mancato rispetto degli accordi di Minsk. E anche qui dito puntato contro l’Occidente e Washington.
Victoria Nuland parla durante la cerimonia ufficiale di consegna delle attrezzature della guardia di frontiera ucraina a Kiev, 8 ottobre 2014. Ufficiale autorizzato il Dipartimento di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici Victoria Nuland - Foto di igorgolovniov
“I Paesi occidentali che hanno interrotto l'attuazione degli accordi di Minsk sulla soluzione dell'Ucraina sono responsabili del crollo dell'Ucraina e dell'incitamento alla guerra civile nel Paese”, ha affermato il ministro degli Esteri. Lavrov ha denunciato che "i rappresentanti occidentali hanno paura delle discussioni professionali che mettono in luce la loro demagogia”. Secondo Lavrov, "questi sostenitori dell'integrità territoriale dell'Ucraina ora fingono di non ricordare il significato degli accordi di Minsk, che prevedevano la riunificazione del Donbass con l'Ucraina con la garanzia del rispetto dei diritti umani fondamentali". "L'Occidente, che ne ha ostacolato l'attuazione, è direttamente responsabile del crollo dell'Ucraina e dell'incitamento alla guerra civile nel Paese", ha detto.
E sulla pace, Lavrov ha ribadito che la Federazione Russa non rifiuta i negoziati sull'Ucraina: “Se gli Stati Uniti lo volessero, potrebbero dare l'ordine a Kiev di annullare il decreto che vieta di avviare un dialogo con Mosca”, ha detto. "A proposito di negoziati, non ci arrendiamo nemmeno adesso; il presidente (Vladimir) Putin ne ha parlato molte volte, anche di recente", ha detto Lavrov. Rivolgendosi al segretario di Stato Usa Antony Blinken, Lavrov ha osservato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha abbandonato la sala prima dell’intervento (previsto) di Lavrov, ha firmato un decreto che vieta i negoziati. "Se gli Stati Uniti sono così interessati, allora, penso non sarà difficile dare l'ordine di annullare questo decreto di Zelensky", ha aggiunto il ministro russo.
Quindi, avviandosi alla conclusione, Lavrov si è rivolto ai colleghi della sala lanciando un appello al rispetto degli obblighi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite.
“I fatti parlano di una profonda crisi delle relazioni internazionali e di una mancanza di desiderio e volontà di superare questa crisi. Spero che una via d’uscita da questa situazione esista ancora e venga trovata”, ha detto Lavrov. “Per cominciare tutti devono rendersi conto della responsabilità per il destino della nostra organizzazione e del mondo in un contesto storico e non dal punto di vista di allineamenti elettorali e opportunistici e momentanei nelle prossime elezioni nazionali di un particolare stato membro. Quasi 80 anni fa, firmando la Carta delle Nazioni Unite, i leader mondiali hanno concordato di rispettare l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati, grandi e piccoli, ricchi e poveri, monarchie e repubbliche. In altre parole, già allora, l’umanità riconosceva la necessità di un ordine mondiale equo e policentrico come garanzia della sostenibilità e della sicurezza del proprio sviluppo. Pertanto oggi - ha concluso il ministro - non si tratta di sottomettersi a una sorta di ordine modale basato su regole ma di adempiere agli obblighi assunti al momento della firma della carta nella loro interezza e nella loro interconnessione”.
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