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A processo i due collaboratori. Il 2 febbraio parola a parti civili e difese

Ad oltre trentatré anni di distanza dal delitto dell'educatore carcerario Umberto Mormile, ucciso a 34 anni da due killer con sei colpi di pistola l'11 aprile 1990, si potrebbe scrivere una nuova pagina giudiziaria.
Questa mattina era in programma l'udienza preliminare avanti alla Gup del Tribunale di Milano, Marta Pollicino nel procedimento che vede imputati i collaboratori di giustizia Vittorio Foschini e Salvatore Pace.
Foschini, tramite l'avvocato Montagnani, aveva chiesto il patteggiamento alla pena di un anno di reclusione in continuazione con precedenti condanne per omicidio. La Procura, rappresentata dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci e dal pm Stefano Ammendola, nei giorni scorsi aveva negato il consenso al patteggiamento.
Stamattina entrambi gli imputati, per il tramite dei difensori, hanno chiesto ed ottenuto la definizione del processo con il rito abbreviato.
Alla costituzione come parte civile di Stefano Mormile, fratello dell'educatore carcerario, si sono aggiunte oggi quelle di Daniela e Nunzia Mormile, figlia e sorella di Umberto. Tutti rappresentati dall'avvocato Fabio Repici.
Così è iniziato il processo con la Giudice che ha dato la parola al pm per la requisitoria. Il pm Ammendola ha concluso chiedendo la condanna dei due imputati alla pena di otto anni di reclusione, previo riconoscimento del l’attenuante per la collaborazione, con giudizio di prevalenza sulle aggravanti e sulla recidiva contestata.
L'udienza è stata rinviata al 2 febbraio, per gli interventi dei difensori e delle parti civili, e per la sentenza. Per l'omicidio sono già stati condannati nel 2005 come mandanti i boss della 'Ndrangheta Antonio Papalia e Franco Coco Trovato e come esecutori materiali Antonio Schettini e Antonino Cuzzola. Nel 2011, in un altro processo, è stato condannato come mandante anche Domenico Papalia.
Quando fu sentito dai magistrati Giuseppe Lombardo e Franco Curcio, Foschini dichiarò che l’educatore non venne ucciso perché rifiutò 30 milioni di lire per redigere una relazione favorevole in vista di un permesso di libera uscita al boss ergastolano Domenico Papalia (la “versione” messa nero su bianco nelle sentenze e raccontata da Schettini, ndr), ma perché l’educatore (“che non era un corrotto”) aveva scoperto che Papalia aveva degli incontri con agenti dei servizi segreti in carcere senza l’autorizzazione dei magistrati. Non solo. Foschini sostiene anche che i Servizi, informati dallo stesso Papalia, avrebbero dato una sorta di “sta bene” all’omicidio Mormile, e sempre gli apparati avrebbero raccomandato di rivendicarlo con la sigla terroristica della “Falange Armata”. Lo stesso aveva poi ribadito anche nel processo 'Ndrangheta stragista e in quello sulla trattativa Stato-mafia.
Salvatore Pace, invece, ha dichiarato nel 2018, sempre durante il dibattimento del processo calabrese ‘Ndrangheta stragista, di aver fornito le moto per commettere l’omicidio Mormile. ‘Dell’omicidio di Umberto Mormile - ha dichiarato Pace - mi parlò... anzi, io fornii loro le moto per partecipare all’omicidio, e me lo prospettò Antonio Papalia a me questo omicidio, insieme a Franco Coco Trovato e a Schettini (Antonio, ndr)’.

In foto: Umberto Mormile insieme alla figlia Daniela

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