Il ragazzo de La Sapienza di Roma si trova da giorni in detenzione amministrativa in Israele senza motivo
Sono migliaia le persone che hanno firmato la petizione lanciata su Change.org dall’associazione “Voci nel silenzio” - una realtà che rappresenta la comunità palestinese di Palermo - per chiedere l’immediata scarcerazione del giovane studente italo-palestinese Khaled El Qaisi, che da giorni è prigioniero delle autorità israeliane, senza la formulazione di nessuna accusa ed in assenza delle più elementari regole di diritto civile e di giustizia.
Un appello rivolto all’attenzione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del Ministro degli affari esteri Antonio Tajani, del Parlamento, dei Sindacati Confederali, delle Associazioni e dei Movimenti del Paese, con cui si chiede con forza e urgenza un intervento diplomatico in difesa del giovane Khaled prima che venga lesa la sua incolumità e le sue condizioni di salute. Tra i firmatari - in aumento - vi sono Zaher Darwish, Presidente di “Voci nel Silenzio”, UDAP - Unione Democratica Arabo Palestinese, Freedom Flotilla Italia, Our Voice. Tanti i giornali e le realtà sociali che stanno rilanciando la petizione, come ad esempio i Giovani Palestinesi d’Italia.
Khaled è un traduttore e studente di “Lingue e Civiltà Orientali” all'Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, ed è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia. Il suo arresto, oltre a colpire un connazionale, è l’ennesima dimostrazione dello stato di apartheid quale è Israele e della totale violazione del diritto internazionale.
Segue la lettera dei familiari Francesca Antinucci e Lucia Marchetti (rispettivamente moglie e madre di Khaled) e chiediamo la massima diffusione da parte degli organi di stampa e delle più alte cariche istituzionali del Paese. I familiari, assieme al legale di famiglia Flavio Albertini Rossi, terranno un’assemblea pubblica venerdì 15 settembre, ore 16, presso la Facoltà di Lettere de La Sapienza. L’iniziativa è promossa dal “comitato per la liberazione di Khaled El Qaisi”.
FIRMA LA PETIZIONE!
Lettera aperta per l'immediata liberazione del cittadino italo-palestinese Khaled El Qaisi, prigioniero delle autorità israeliane
Il 31 agosto Khaled El Qaisi, rispettivamente marito e figlio delle scriventi, è stato trattenuto dalle autorità israeliane ed è tuttora prigioniero in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un'accusa.
Lo scorso giovedì Khaled, che ha doppia cittadinanza, italiana e palestinese, attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di “Allenby” dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme, in Palestina.
Al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo sguardo incredulo del figlio di 4 anni, della moglie nonché di tutti i presenti che erano in attesa di poter riprendere il proprio percorso.
Alle richieste di delucidazioni della moglie non è seguita risposta alcuna, piuttosto le sono state sottoposte domande per poi essere allontanata col proprio figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero.
Nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l'Ambasciata Italiana solo grazie alla umana generosità di alcune signore palestinesi.
Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all'Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia.
La famiglia, gli amici ma anche chi ha semplicemente avuto occasione di conoscerlo, sono in fremente attesa di avere aggiornamenti.
Al momento ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato e sono ancora poche le notizie che si hanno riguardo alla sua incolumità.
Dal consolato e dal legale abbiamo saputo solo che affronterà un'udienza giovedì 7 settembre (rinviata al 14, ndr).
Immaginiamo intanto Khaled in completo isolamento, senza contatti col mondo esterno, senza percezione reale dello scorrere del tempo, sotto la pressione di continui interrogatori, in pensiero angosciato per la sorte del proprio figlio e di sua moglie lasciati allo sbaraglio con l'unica immagine negli occhi relativa alla sua deportazione in manette.
La situazione è dunque gravissima.
Attendiamo con grande ansia la risoluzione di questa ingiusta prigionia.
Chiediamo a chiunque ne abbia il potere, che si accerti delle condizioni di salute di Khaled e che soprattutto eserciti tutte le pressioni necessarie per la sua celere liberazione.
Le scriventi,
Francesca Antinucci, moglie
Lucia Marchetti, madre
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