L’analisi dell’ex pg di Palermo alla festa de Il Fatto Quotidiano e l’accusa al Governo
“Le stragi e gli omicidi politici non sono una storia del passato. Sono una storia che attraversa il presente e condiziona il futuro di questo Paese, sotto vari profili. L'accelerazione delle politiche reazionarie e classiste di questa destra di governo, che ha determinato una crescita tumultuosa delle diseguaglianze e dell’ingiustizia sociale. Non è un fungo nato dall’oggi al domani, bensì l’espressione della idiosincrasia storica di questa destra di governo nei confronti della Costituzione, dell’assetto dello Stato designato da questa Costituzione antifascista e dei valori di eguaglianza sanciti dalla stessa”. Così il senatore Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, intervenuto ieri alla festa de Il Fatto Quotidiano alla Casa del Jazz di Roma nell’arco del panel “Il filo nero delle stragi”. Assieme a lui sono intervenuti anche la presidente emerita di “Libertà e Giustizia” Sandra Bonsanti e il giornalista Marco Lillo, direttore di Paper First. Moderati da Antonio Massari, i relatori hanno ricostruito la storia della Repubblica italiana segnata da stragi e delitti eccellenti. Eventi criminosi che legano il passato del Paese al presente con il pericolo, sempre più incombente, di condizionarne anche il futuro. In particolare, Scarpinato si è addentrato nella storia d’Italia con un’analisi vola a cucire passato e presente. Una ricostruzione doverosa ha sottolineato l’ex magistrato, per dare una spiegazione alla difficoltà delle persone di comprendere la connessione tra i vari golpe e i cambi storici che ne sono susseguiti. “Questa difficoltà – ha sottolineato – è dovuta al furto di consapevolezza collettiva che è stata consumata dagli apparati culturali, espressione del sistema di potere, nei confronti dell'opinione pubblica. Opinione pubblica a cui nessuno ha spiegato il ruolo nefasto svolto, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, dal neofascismo nel condizionare con stragi e omicidi la storia di questo Paese; e a cui nessuno ha spiegato il ruolo determinante che nel sistema di potere mafioso ha occupato e occupa la borghesia mafiosa, uno dei poteri forti della nazione”.
Chiara Colosimo? Colpirà i magistrati che hanno osato andare oltre con le indagini
Scarpinato ha poi continuato evidenziando come la storia del neofascismo in Italia sia scomparsa sia dallo speech di governo, sia dai radar di organi fondamentali come le commissioni parlamentari. L’ex magistrato ha parlato di “una furiosa guerra revisionistica” che è in corso nel Paese. “È stata proposta l’istituzione di una Commissione parlamentare sulle stragi neofascista con lo scopo dichiarato di dimostrare che quelle stragi sono state fatte dal terrorismo internazionale – ha continuato -. Ma ancor peggio è ciò che sta accadendo alla Commissione parlamentare antimafia la quale è stata commissariata politicamente. La Meloni ha voluto mettere come presidente Chiara Colosimo, colei che era stata fotografata con le mani intrecciate a Luigi Ciavardini, condannato per la strage di Bologna nonostante i familiari delle vittime della stessa strage avessero protestato. E quando io e Federico Cafiero de Raho abbiamo scritto recentemente 70 pagine per chiedere che la Commissione parlamentare accertasse chi erano le donne che hanno partecipato alla strage di Firenze e di Milano (che certamente non erano appartenenti alla mafia); chi ha aggiunto una carica di esplosivo in via dei Georgofili dopo che i mafiosi avevano svolto il loro compito; chi si introdusse nella stanza di Giovanni Falcone al Ministero di Grazia e Giustizia, accendendo il computer e guardando soltanto i file che lui conservava sull’omicidio Mattarella e su Gladio; chi ha organizzato l’attentato di via Sabini il 2 giugno 1993 poco prima che passasse attentato il presidente Ciampi; e tanto altro, la Colosimo ci ha detto di ‘No’. Ha detto che la Commissione parlamentare non deve fare accertamenti su questi temi”. La Commissione “è interessata a sapere quali sono le responsabilità dei magistrati che hanno fatto il processo della Trattativa Stato-mafia, e non occuparsi di questi temi – ha continuato Scarpinato -. Una cosa scandalosa”.
Per il senatore si tratta di un chiaro tentativo di “mettere i bastoni fra le ruote ai magistrati che osano indagare oltre il livello degli esecutori materiali”. Si rende necessario il commissariamento della Commissione parlamentare “perché sotto la cenere del passato cova una brace ardente che se dovesse eruttare dal cratere di qualche processo farebbe squagliare il sistema politico attuale. Questo sistema si basa su ricatti e segreti indicibili”. Basti pensare alle parole di Paolo Bellini, condannato per la strage di Bologna del 1980 e coinvolto nelle stragi mafiose del 1992-1993, quando intercettato disse: “Io non posso dire quello che so perché sono legato da 40 anni da un giuramento". “Un giuramento a chi? – si è chiesto l’ex pg di Palermo - Quando i capi della mafia che sono stati condannati con sentenza definitiva per le stragi, come Giuseppe Graviano e altri, si permettono di ricattare pubblicamente il vertice del sistema politico è perché sono depositari di elementi scottanti di cui da un lato sono prigionieri ma dall'altro sono merce di scambio. Se loro dicessero quello che sanno, altro che i discorsi sulla benzina (tema fortemente dibattuto attualmente in Parlamento, ndr). Questo Paese si dovrebbe fermare e riscrivere la sua storia. La questione del revisionismo è importante perché è attuale. E le persone comuni non possono capire proprio per quel furto di consapevolezza di cui ho parlato”.
L’uso sistematico della violenza per falsare l’andamento democratico del Paese
La storia repubblicana del Paese dimostra come vi sia stato un uso sistematico della violenza dalle sue origini fino al ’92-’93 “per falsare il libero gioco democratico”. “Una storia vergognosa - ha detto Scarpinato citando Honoré De Balzac - perché chiama in causa la responsabilità di settori portanti di questa classe dirigente italiana nell’esecuzione di stragi e omicidi politici”. Un elenco lungo di fatti delittuosi uniti da un filo rosso. “Queste stragi sono state l’espressione di una guerra che è stata dichiarata dai settori più reazionari della classe dirigente del Paese nei confronti del nuovo patto sociale sancito dalla Costituzione del ’48 e dal nuovo assetto repubblicano – ha continuato l’ex pg di Palermo -. I settori reazionari sono stati sostanzialmente tre: 1) i neofascisti, ovvero quelli che venivano dal fascismo e dalla repubblica di Salò che si sono riciclati in alcuni gangli essenziali dello Stato (come i servizi segreti e le forze di polizia) e hanno dato vita ad una serie di formazioni neofasciste (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Terzo Potere) che sono state la fucina di formazione di stragisti che poi hanno compiuto le stragi; 2) la massoneria, di cui la P2 è stata solo il paradigma più famoso, che è stata la cabina di regia e la camera di compensazione dei pezzi più reazionari del potere reale di questo Paese (i latifondisti del nord, gli agrari del sud, la grande industria, i grandi armatori) che ha finanziato stragi e golpe; 3) l’alta mafia e la borghesia mafiosa”. Il filo conduttore di tutte queste stragi, che è rivelatore del fatto che si tratti di stragi di Stato, “è la continuità dei depistaggi dalla prima all'ultima”. “È la continuità di un potere malato che dietro le quinte ha continuato ad esercitare la violenza con omicidi e stragi per evitare che ci fosse un avvento delle forse progredite del Paese. E la battaglia è in corso – ha aggiunto Scarpinato -. Non si devono fare queste indagini. Vanno delegittimati i magistrati che vanno al di là degli esecutori materiali. Non si devono fare Commissioni parlamentari antimafia che osino riaprire questi capitoli, dobbiamo raccontare alla gente che le stragi neofasciste sono storia del passato, opera di fuori di testa, di terroristi isolati e che la mafia è fatta solo da personaggi come Totò Riina e Bernardo Provenzano, contadini che non si esprimono in corretto italiano. Una vera e propria falsificazione della storia”.
Una storia che riguarda anche il futuro: la difesa della Costituzione
Quando si dice che non c’è più il pericolo di un ritorno al fascismo per il senatore si commette un grave errore. “Tutti i politologi hanno evidenziato che dalla caduta del muro di Berlino in poi, tutti i regimi in cui c’è stato uno stravolgimento della democrazia in Europa e fuori, non sono stati stravolgimenti fatti dai militari con i carri armati ma da leader eletti democraticamente che dopo essere stati eletti hanno iniziato un lento processo di erosione della democrazia, com’è successo in Ungheria e in Polonia – ha sottolineato Scarpinato -. Un processo di erosione che in primo luogo abbatte l'ingegneria portante dello Stato costituzionale: la divisione dei poteri. Quindi non più un potere esecutivo, legislativo e giudiziario, bensì la costruzione di una piramide in cui c’è solo un uomo o una donna al comando. Successivamente, il condizionamento della magistratura che va condotta sotto il controllo del potere politico. Infine, l’egemonia sulla stampa, quindi l’impossibilità di raccontare ai cittadini la storia reale. E noi oggi siamo su quella strada, anche se in modo più felpato e sofisticato”. Oggi la Meloni “ha il controllo del Parlamento – ha aggiunto –, perché le leggi si fanno con i decreti legge (siamo a quota 4 decreti al mese) e ora hanno in mente l’obiettivo finale, che è lo stesso che volevano realizzare i loro progenitori con le stragi: la repubblica presidenziale”. Ovvero, la costruzione di una piramide in cui c’è un presidente eletto direttamente dal popolo “che è il capo, che condiziona il potere legislativo, che tramite il ministro della giustizia controlla la magistratura, controlla i sistemi di informazione, è il capo dei servizi segreti”.
A conclusione del suo intervento, Roberto Scarpinato ha illuminato gli spettatori mostrando in maniera nitida la fotografia attuale della politica italiana. Un ultimo j’accuse in stile Robespierre che ha animato la platea attenta ad ascoltarlo. “Abbiamo le premesse di una destra che ha sempre odiato la Costituzione, che non ha mai accettato la divisione dei poteri, che ha sempre sognato la Repubblica presidenziale, che è sempre stata contraria al principio dell’eguaglianza in quanto teorizzano che non siamo tutti uguali; quindi, nella società c’è una selezione naturale. Uno dei principali economisti del fascismo, Maffeo Pantaleone, diceva che gli appartenenti alle classi inferiori hanno un reddito inferiore perché sono meno intelligenti. Quindi è colpa loro. Ed è la stessa storia che ci raccontano oggi: quelli che sono poveri lo sono perché si tratta di falliti, divanisti o se lo meritano. C’è una continuità culturale che è straordinaria in questo senso. Una continuità nell’odio della democrazia, per la Costituzione e per i principi di eguaglianza. Oggi la lotta per la democrazia è strettamente e inestricabilmente connessa alla lotta per la difesa della Costituzione. Fino a quando questa Costituzione sarà in vita potranno sfigurare le pareti, potranno sfigurare la facciata ma resteranno i muri portanti e sapremo sempre da dove cominciare. Se toccano questa Costituzione è finita! I figli della resistenza hanno combattuto per questa Costituzione. Oggi qualunque forza progressista prima di tutto deve difendere questa Costituzione. Tutto il resto viene dopo!”.
ARTICOLI CORRELATI
Scarpinato: ''Servizi segreti americani coinvolti dietro la strategia della tensione''
Visconti, l’antimafia della ''fuffa'' e il ''gioco grande'' tra passato e presente
Depistaggi sulle stragi, Scarpinato: eseguiti per non risalire a mandanti politici
Strage di Bologna, Scarpinato: ''Parte di Stato ha ripetutamente depistato le indagini''