Dalle prime ore della mattina i carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia sono impegnati nell'operazione antimafia "Maestrale - Carthago" coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Sono oltre 600 militari impiegati ad eseguire su tutto il territorio nazionale una misura cautelare nei confronti di 84 soggetti (29 in carcere, 52 ai domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). C'é anche l'ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, di 47 anni, tra le persone coinvolte nell'operazione. Per Niglia, già indagato nella precedente "tranche" dell'inchiesta, condotta nello scorso mese di maggio, sono stati disposti gli arresti domiciliari. É finito in carcere, invece, l'avvocato Francesco Sabatino, del Foro di Vibo Valentia, lo studio del quale è stato oggetto di una perquisizione. Sabatino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli arresti domiciliari sono stati disposti, inoltre, per Cesare Pasqua e Francesco Massara, ex dirigenti, rispettivamente, del Dipartimento prevenzione e del Settore veterinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia. Ai domiciliari anche l'avvocato Joan Azzurra Pelaggi, ex presidente della onlus "Da donna a donna", ed alcuni imprenditori del Vibonese.
Gratteri: le cosche controllavano tutto
"Per fare comprendere la forza e il controllo del territorio sia dei locali di 'ndrangheta di Mileto che di quelli di Zungri è emerso che questi sono stati in grado di imporre ai panifici delle zone sotto il loro controllo il prezzo minimo del pane ovvero meno di 2,50 euro non si poteva scendere". A dirlo è stato il Procuratore Nicola Gratteri nella conferenza stampa, a Catanzaro, per illustrare i dettagli dell'operazione "Maestrale-Carthago". "Questo dà la misura - ha aggiunto il magistrato - del controllo del respiro e del battito cardiaco del territorio; dà la misura di come queste imprese mafiose controllavano qualsiasi attività economica, anche minima, anche di beni essenziali come può essere il pane" e i titolari delle attività "sottostavano a questa sorta di codice non scritto". "In questa indagine - ha continuato il procuratore - parlano 18 collaboratori di giustizia che danno versioni concordanti e univoche su tutti i capi di imputazione. Il lavoro è stato fatto dalla Procura in perfetta sintonia con i migliori uomini dei carabinieri che operano a Vibo Valentia e con i loro colleghi del Ros. L'operazione di oggi si è concentrata sui due locali di di Mileto e di Zungri che sono famiglie di 'ndrangheta di Serie A e che hanno fatto luce sugli appalti sull'asse di Vibo Valentia per quanto riguarda le mense dell'Asp, ma anche per le tangenti su tutte le attività di ristorazione e gli alberghi della Costa degli Dei. Per non parlare le armi, la droga, le altre attività estorsive e anche la gestione dei migranti non accompagnati che, come ha spiegato il colonnello Luca Toti, comandante provinciale dell'Arma di Vibo, avrebbe fruttato alle cosche circa mezzo milione di euro di introiti".
L'indagine
Le persone arrestate sono accusate di associazione di tipo mafioso, omicidio, scambio elettorale politico mafioso, violazione della normativa sulle armi, traffico di stupefacenti, corruzione, estorsione, ricettazione, turbata libertà di incanti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Questi vanno ad aggiungersi ai 61 fermati lo scorso 10 maggio in esecuzione di decreto emesso dalla DDA di Catanzaro, mentre sono 170 gli indagati complessivi nell'indagine. L'attività, convenzionalmente denominata "Maestrale-Carthago", condotta dai Carabinieri di Vibo Valentia costituisce la naturale prosecuzione della prima tranche dell'operazione, eseguita lo scorso 10 maggio, che ha consentito di disarticolare i sodalizi di ‘Ndrangheta di Mileto e Zungri, con le 'ndrine di Briatico e Cessaniti, andando a colpire inoltre le strutture di "comando e controllo" e l'"ala militare e imprenditoriale" delle rispettive organizzazioni, i cui esponenti erano già detenuti per altra causa e per questo non colpiti dal provvedimento di fermo. Le indagini, in particolare, hanno consentito di ricostruire le dinamiche, i collegamenti e gli interessi imprenditoriali delle consorterie mafiose nella provincia vibonese, particolarmente attive nel settore estorsioni, attraverso intimidazioni e danneggiamenti ai danni di aziende edili, imprese ed esercizi commerciali operanti nel settore turistico - alberghiero della cosidetta "Costa dei Dei" e dei trasporti marittimi per le isole Eolie. Le indagini hanno messo in evidenzia le cointeressenze, gli accordi corruttivi e i forti legami della criminalità organizzata con esponenti del mondo politico e della pubblica amministrazione, evidenziando, tra l'altro, il completo asservimento dell'ASP di Vibo Valentia alle consorterie mafiose di Mileto, Limbadi e Vibo Valentia, grazie anche a funzionari e dirigenti medici compiacenti, per ipotesi corruttive e scambio elettorale politico mafioso (alcuni medici dell'ASP, alcuni dei quali non più in servizio, sono stati colpiti dal provvedimento) e forti infiltrazioni della Criminalità organizzata nel comune di Zungri e di Briatico per favorire persone compiacenti nell'assegnazione di posti messi a concorso.
L'omicidio di Maria Chindamo
Sono state inoltre ricostruite le condotte di alcuni avvocati, accusati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel settore dell'accoglienza dei migranti e per concorso esterno in associazione mafiosa con numerose strutture mafiose della provincia. Inoltre, con il supporto del Reparto Crimini Violenti del ROS e grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è stato possibile far luce sull'omicidio di Maria Chindamo, uccisa a Limbadi il 6 maggio 2016. Vengono contestati a un indagato una serie di delitti tra i quali la partecipazione all'associazione mafiosa riconducibile alla cosca Mancuso, reati in materia di armi e stupefacenti, diverse estorsioni per l'accaparramento di fondi agricoli, nonché l'omicidio, in concorso con altre due persone (di cui uno deceduto e uno all'epoca dei fatti minorenne) di Maria Chindamo, commesso a seguito del suicidio di Vincenzo Puntoriero (avvenuto l'anno precedente, in data 8 maggio 2015) e per punire la donna per la recente relazione sentimentale dalla stessa istaurata, venuta alla luce con la prima uscita pubblica della coppia appena due giorni prima dell'omicidio, oltre che per l'interesse all' accaparramento del terreno su cui insiste l'azienda agricola divenuta nel frattempo di proprietà esclusiva della Chindamo e dei figli minori.
In particolare, l'indagato già arrestato nel mese di maggio per associazione di stampo mafioso, è stato raggiunto dall'ordinanza di oggi per avere dato un contributo causale all'omicidio attraverso la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna limitrofa al luogo del delitto, di fatto agevolando gli autori materiali del sequestro e dell'omicidio della donna, nonché per avere distrutto il cadavere della donna, il cui corpo, sulla scorta della ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia, veniva dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei venivano triturati con la fresa di un trattore. Nel provvedimento viene contestato a 4 indagati l'omicidio di Corigliano Angelo Antonio, commesso a Mileto il 19 agosto 2013, il cui movente è riconducibile ad una rappresaglia per vendicare l'omicidio di Mesiano Giuseppe, elemento di spicco della locale di Mileto perpetrato nello stesso centro il 17 luglio 2013. Nel corso dell'attività i militari operanti, oltre ad avere individuato un bunker in Briatico, utilizzato quale nascondiglio per sottrarsi alle operazioni di ricerca e cattura condotte dalle forze di polizia. hanno anche rinvenuto e sequestrato 1 FUCILE AK-47 Kalashnikov, 1 revolver, oltre 350 munizioni di vario calibro e la somma di 86500 euro in contanti.
'Ndrangheta: maxi operazione della Dda, 84 misure cautelari
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