La Cina accusa Tokyo e convoca ambasciatore: “Decisione arbitraria, l’oceano non è una fogna”
Il prossimo giovedì 24 agosto il Giappone inizierà le procedure che vedranno il riversamento dell'acqua radioattiva contenuta nelle cisterne dello stabilimento nucleare di Fukushima devastato dal disastro del marzo 2011. Lo ha deciso il premier giapponese Fumio Kishida, dopo aver ispezionato la scorsa domenica la centrale in fase di smantellamento, e aver incontrato le associazioni locali dei pescatori. L'autorizzazione alla procedura era stata data dal predecessore di Kishida, Yoshihide Suga, nell'aprile 2021.
La decisione del governo di Tokyo incontra l'opposizione dei paesi vicini, in primis la Cina che ha vietato alcune importazioni alimentari da 10 prefetture giapponesi, e dell'industria ittica locale, preoccupata per la reputazione dei prodotti provenienti dall'area. Lo stesso ha fatto Hong Kong. Il governatore di Hong Kong, John Lee, ha ordinato al suo governo di applicare "immediatamente" tagli all'import di alcuni prodotti alimentari giapponesi in seguito alla decisione di Tokyo di iniziare giovedì le procedure di riversamento in mare dell'acqua radioattiva dell'impianto nucleare di Fukushima. "La sicurezza alimentare e la salute pubblica a Hong Kong sono le massime priorità del governo, ha scritto Lee su Facebook. "Ho immediatamente incaricato... i dipartimenti governativi competenti di attivare le misure di controllo delle importazioni".
Già lo scorso mese, i quasi 1.000 serbatoi presenti sul sito erano al 98% della loro capacità, ha spiegato la Tokyo Electric Power (Tepco), l'operatore dell'impianto. Lo scorso luglio l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) aveva stabilito che il piano dell'esecutivo giapponese è in linea con gli standard globali di sicurezza e ha un "impatto radiologico trascurabile su persone e ambiente". L'agenzia ha specificato che manterrà una presenza in loco presso la centrale durante la revisione, e pubblicherà dati che saranno condivisi con la comunità globale, compreso il monitoraggio delle rilevazioni in tempo reale. Lo stesso premier nipponico ha dichiarato che il Giappone continuerà a comunicare il piano ai residenti e alla comunità internazionale 'con un alto livello di trasparenza', riducendo al minimo eventuali danni alla reputazione dell'area. Malgrado diversi paesi europei abbiano revocato le restrizioni sulle importazioni di cibo dal Giappone, la Cina ha introdotto test di radiazioni a tappeto sui prodotti ittici provenienti dal Paese vicino, inasprendo ulteriormente le tensioni diplomatiche con Tokyo.
Sempre Pechino ha accusato il Giappone di scaricare "arbitrariamente" in mare l'acqua contaminata. "L'oceano è proprietà di tutta l'umanità, non è un luogo dove il Giappone può scaricare arbitrariamente acqua contaminata", ha dichiarato alla stampa Wang Wenbin, portavoce della diplomazia cinese. Pechino ha giudicato il piano giapponese "estremamente egoista e irresponsabile" e ha criticato Tokyo per aver voluto usare l'Oceano Pacifico come una "fogna". Il vice ministro degli Esteri cinese Sun Weidong ha persino convocato l'ambasciatore giapponese in Cina "per presentare solenni rappresentazioni" sull'annuncio di Tokyo.
Dura condanna anche da Greenpeace Giappone che ha criticato l'annuncio del governo nipponico di dare inizio alle operazioni di scarico dell'acqua radioattiva della centrale nucleare di Fukushima Daiichi nell'Oceano Pacifico. Secondo l'associazione ambientalista, questa decisione "ignora le prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità che vivono in Giappone e nella regione del Pacifico e non è conforme al diritto marittimo internazionale. Ignora infine anche le preoccupazioni delle persone, incluse quelle dei pescatori", si legge in una nota. Il governo giapponese e la Tokyo Electric Power Company (Tepco), l'azienda privata che gestisce la centrale nucleare dismessa, "affermano il falso sostenendo che non c'è alternativa alla decisione di scaricare le scorie radioattive nell'oceano e che è un passo necessario per procedere allo smantellamento (o decomissioning) definitivo della centrale" ricorda Greenpeace secondo cui "si tratta di un'ulteriore dimostrazione del fallimento del piano di smantellamento della centrale di Fukushima Daiichi distrutta dal terremoto del 2011. Nei prossimi anni, altre decine di migliaia di tonnellate di acqua contaminata continueranno infatti ad accumularsi senza alcuna soluzione efficace". "Siamo profondamente delusi e indignati per l'annuncio del governo giapponese di rilasciare nell'oceano acqua contenente sostanze radioattive", afferma Hisayo Takada, project manager di Greenpeace Giappone, "questa decisione è stata presa nonostante le preoccupazioni sollevate dai pescatori, dai cittadini, dai residenti di Fukushima e dalla comunità internazionale, soprattutto nella regione del Pacifico e nei Paesi vicini".
ARTICOLI CORRELATI
Fukushima: l'Onu approva lo smaltimento delle acque radioattive nell'oceano
Cina riafferma opposizione a scarico delle acque di Fukushima
Incidente nucleare Fukushima costato finora a Giappone 146 mld euro