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tescaroli luca c imagoeconomica 929161Nel 30esimo anniversario dalla strage mafiosa di via Palestro, si è svolta nel Padiglione di arte contemporanea di Milano la cerimonia di commemorazione delle cinque vittime: Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di Polizia Locale, Alessandro Ferrari e un cittadino del Marocco, Moussafir Driss.
Alle celebrazioni è intervenuto anche il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, che ha sottolineato come l'attentato via Palestro sia "una memoria ancora dolente e incompiuta". "Eppure la strage non ha conosciuto, come altre stragi, il destino amaro di altre drammatiche pagine della vita della Repubblica - ha sottolineato - . Pochi anni passarono per individuare e fare condannare molti degli esecutori, organizzatori e mandanti di quella terribile campagna stragista. Un impegno proseguito anche a distanza di molti anni. Non si è ripetuto lo stesso destino gravato da depistaggi, silenzi e abusi toccati ai familiari delle vittime di altre stragi, come quella di piazza Fontana a Milano o di piazza della Loggia a Brescia".
Alle ore 21, al Padiglione di Arte Contemporanea avrà luogo l'incontro "Esercizi di memoria: via Palestro 1993" con la partecipazione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, Luca Tescaroli, e del presidente del Comitato Antimafia del Comune di Milano, Nando Dalla Chiesa, che hanno dialogato con Simona Zecchi e Marco Bova, giornalisti investigativi autori di articoli e saggi sulle stragi e i latitanti di Cosa Nostra.
Per Tescaroli quell’attentato fu uno degli step di un disegno criminale che “si muove correlativamente allo sviluppo delle trattative in corso con esponenti delle istituzioni” e germogliato nel 1992 “a seguito delle interlocuzioni dell’estremista di destra Paolo Bellini (membro di Avanguardia Nazionale) con Antonino Gioè, i cui contenuti vengono veicolati a Giovanni Brusca, Salvatore Riina e Leoluca Bagarella”. Come riportato dal collega Giuseppe Lo Bianco sul 'Fatto Quotidiano' 22 anni fa sono stati individuate tracce di esplosivo nel casolare di Caronno Pertusella (Varese) nella disponibilità di Tommaso Formoso, fratello di Giovanni, affiliato nel mandamento di Misilmeri.
Tuttavia restano ancora senza nome e senza volto gli esecutori dell’“ultimo miglio”. I collaboratori di giustizia hanno raccontato che Spatuzza e Lo Nigro avevano lasciato Milano per Roma il 26 luglio e Francesco Giuliano li avrebbe raggiunti il pomeriggio del 27. A Milano restano quindi i fratelli Marcello e Vittorio Tutino, “entrambi assolti”, che incrociano Spatuzza nel corso del rientro in Sicilia: “In quella circostanza – ha detto Tescaroli – i due fratelli avevano modo di dirgli che a Milano c’era stato un problema con il posizionamento della macchina a causa della presenza di un vigile urbano in zona, ma nonostante ciò l’attentato era avvenuto comunque in corrispondenza dell’obiettivo individuato in fase di pianificazione’’.
Molte domande, come ha puntualizzato Tescaroli restano e impongono di "continuare a indagare”: Da chi era composto il gruppo di fuoco che piazzò l’autobomba in via Palestro, a Milano, la notte del 27 luglio di 30 anni fa? Chi trasportò la Fiat Uno grigia, chi innescò l’ordigno con una miccia “a lenta combustione”, chi era la donna bionda che il testimone oculare Luca Invernizzi vide scendere dal lato guida e allontanarsi? E soprattutto, perché è stata rivendicata (come le altre stragi) dalla sigla Falange Armata “che accrebbe ulteriormente la carica intimidatoria di quegli attentati”?
Domande che a distanza di trent'anni non hanno ancora una risposta completa.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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