L’ex giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo difende il fondatore di WikiLeaks
“Occorre mantenere la massima vigilanza e non cessare di condannare la crudele vicenda di cui è protagonista e vittima il giornalista Julian Assange, con la detenzione in Inghilterra e la possibile condanna negli Stati Uniti. Essa è di grande importanza generale di principio per tutti e ciascuno di noi, in ogni società democratica in cui sia garantita la libertà di informare e di essere informati sulla condotta dei governi. Essa è affermata in Europa fin dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 e poi da tutte le Costituzioni e dalla Convenzione europea dei diritti umani. E analogamente dalla Costituzione degli Stati Uniti”.
A scriverlo su La Stampa è il noto giurista ed ex giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo Vladimiro Zagrebelsky, fratello maggiore di Gustavo (ex presidente della Corte Costituzionale).
L’articolo è un commento all’appello di Mario Serio e di Armando Spataro - pubblicato da La Stampa - che ha raccolto più di cento firme di giuristi, con cui viene chiesto alla comunità internazionale di esprimersi affinché si ponga fine alla persecuzione giudiziaria dell’editore australiano e fondatore di WikiLeaks. Su di lui pendono 17 capi d’accusa, per un totale di 175 anni di prigione circa, per aver rivelato - tra le altre cose -, i crimini contro l’umanità commessi dall’Occidente in Afghanistan e in Iraq durante le cosiddette “guerre al terrore” “made in Usa”. Gli Stati Uniti lo vogliono processare e condannare per cospirazione e spionaggio. Tutto in base alle disposizioni dell'Espionage Act del 1917 che punisce, in particolare, le interferenze con le relazioni internazionali e commerciali degli Stati Uniti e le attività di spionaggio.
Foto © Anarchimedia
“Quel che Assange ha già subìto e quel che rischia di subire, ha fin da ora un effetto grave, su uno dei pilastri della libertà e democrazia di cui spesso facciamo vanto in Europa - ha scritto Vladimiro Zagrebelsky -. Si tratta della libertà di informare l'opinione pubblica sui fatti di interesse per il dibattito pubblico. Inutile legare la democrazia alle elezioni di parlamenti e governi, se chi vota non conosce i fatti rilevanti e si orienta sulla base di disinformazione. I fatti che Assange ha portato a pubblica conoscenza e che i governi avrebbero voluto seppellire nel segreto hanno un alto contenuto di portata politica. La loro segretezza ha comunque esaurito ogni potenziale giustificazione, se non quella del segreto per il segreto. Il segreto per garantire ai governi che, qualunque cosa facciano, non lo si saprà mai. Nelle democrazie come nelle dittature. Il diritto alla conoscenza è invece fondamentale nelle società democratiche. In ballo non è solo e nemmeno tanto il diritto di pubblicare, forzando divieti che confliggono con i diritti delle opinioni pubbliche, quanto il diritto di sapere. Perché il segreto non sia impropriamente utilizzato è indispensabile l'opera del giornalismo di investigazione”.
Per Zagrebelsky, quella contro Assange è una persecuzione a tutti gli effetti, il cui obiettivo è “ammonire e impaurire i giornalisti”. “Colpirne uno per impaurirne cento, perché ciò che egli ha fatto non abbia mai più a ripetersi - ha continuato -. Si tratta di quello che la Corte europea dei diritti umani chiama chilling effect, l'effetto di gelo che colpisce la professione giornalistica tutta insieme, ben oltre il caso specifico. È vero che il giornalista è soggetto a doveri e responsabilità. Ma il senso di quanto viene imposto ad Assange, da lungo tempo e allo stesso modo dai vari governi americani e britannici che si sono succeduti, è l'avviso di star lontani dai segreti che scottano”. Il Caso Assange dimostra come il Potere non voglia essere controllato, affinché “la narrazione ufficiale e la propaganda non siano messe in crisi”. E così “il vanto dell'Occidente - come lo ha chiamato Zagrebelsky - della protezione delle libertà abbia agio di dispiegarsi nell'innocuo gossip sugli amori di calciatori ed attrici. Lasciando stare le cose serie”.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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