Sono due le persone iscritte nel registro degli indagati nel procedimento aperto dalla procura di Roma sulla morte del giornalista Andrea Purgatori, dopo una denuncia presentata dai familiari. Nei confronti dei due, che operano in una struttura di diagnostica della Capitale, l'accusa è di omicidio colposo.
Saranno sequestrate nella giornata di oggi le cartelle cliniche del giornalista, morto il 19 luglio scorso in un ospedale romano dopo una "breve e fulminante malattia". L'atto sarà eseguito dai carabinieri, coordinati dai magistrati romani, presso le cliniche dove il giornalista era in cura per un tumore ai polmoni e alcuni problemi celebrali. Ed è proprio su quest'ultima patologia medica che si concentrano le indagini della procura. Sarà infatti fondamentale chiarire se Purgatori avesse o meno delle metastasi al cervello come sembrerebbe essere emerso dalle radiografie nella prima clinica che ha seguito il giornalista. Nel corso dei successivi accertamenti medici avvenuti in un'altra struttura della Capitale, non sarebbero però emerse metastasi. A parere dei medici, infatti, le lesioni sarebbero state invece segni di un'ischemia. Per questo, nelle scorse ore, i familiari hanno parlato di errore nella diagnosi e di cure sbagliate.
La Procura ha delegato per l'inchiesta i Carabinieri del Nas del Colonnello Alessandro Amadei chiamati a indagare quando vi sono dubbi sulle cure che sono state somministrate, compreso il tipo di farmaco che è stato adottato.
Difatti i farmaci possono rivelarsi letali se non conformi a determinati standard di produzione e somministrati a persone già convalescenti. Un aspetto che sicuramente sarà oggetto di massima attenzione da parte degli investigatori.
Il primo passo per fare luce sulla vicenda sarà l'autopsia che, molto probabilmente, sarà effettuata nella giornata di lunedì. Se l'esame confermerà la presenza di metastasi l'indagine potrebbe andare verso un'archiviazione, ma in caso contrario si aprirà una battaglia vera e propria tra medici legali, consulenti e periti di settore. Gli accertamenti non saranno rapidi e ci vorrà del tempo. Intanto i magistrati ascolteranno tutte le persone coinvolte: i medici che, dal 24 aprile al 19 luglio, hanno seguito Andrea Purgatori. Al momento i legali della famiglia del giornalista - gli avvocati Gianfilippo Cau e i colleghi Alessandro e Michele Gentiloni Silveri - preferiscono non aggiungere altro al comunicato di ieri nel quale si richiedeva appunto alla procura di Roma, di accertare "la correttezza della diagnosi refertata a Purgatori in una nota clinica romana e la conseguente necessita' delle pesanti terapie a lui prescritte, e se, a causa dei medesimi eventuali errori diagnostici, siano state omesse le cure effettivamente necessarie".
L'atto depositato in Procura a Roma è finito sul tavolo dei magistrati Sergio Colaiocco e Giorgio Oran. Quando si parla di 'cura prescritta' si fa riferimento a una pesante radioterapia al cervello con cui è stato trattato il giornalista.
Foto © Deb Photo
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- Luca Grossi