Pianificava anche l'omicidio di familiari di un giudice, a intercettarlo la Dda di Firenze e la Dda di Caltanissetta
È stato arrestato Paolo Bellini (in foto), ex killer di Avanguardia nazionale e della ‘Ndrangheta, condannato circa un anno fa all'ergastolo in primo grado dalla Corta d'Assise di Bologna come uno degli esecutori materiali della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. L'arresto sarebbe avvenuto perché l'ex estremista nero stava pianificando nuovi omicidi e vendette contro chi riteneva responsabile della condanna. Tra questi voleva uccidere l’ex moglie, Maurizia Bonini, che aveva testimoniato contro di lui, prima riconoscendolo da un filmino registrato da un turista tedesco e poi smontando l’alibi che Bellini si era costruito secondo il quale all'ora dell'attentato fosse a Rimini. L'arresto, come conferma uno dei suoi legali, sarebbe avvenuto su ordinanza della corte d'Assise d'appello di Bologna. Secondo la ricostruzione di Ros, Digos, Guardia di finanza e Dia, l’ex primula nera dell’eversione di estrema destra da tempo covava propositi di vendetta non solo contro l’ex moglie, ma anche contro i familiari di un giudice. Inoltre, dalle intercettazioni si capisce che aveva anche intenzioni di fuggire (anche se questa viene ritenuta solo una lontana ipotesi).
Bellini era intercettato nell’ambito di due diversi procedimenti per altrettante stragi di mafia. E in particolare dalla Dda di Firenze e dalla Dda di Caltanissetta che ieri hanno eseguito delle perquisizioni nell’abitazione dove Bellini si trovava agli arresti domiciliari.
Bellini è al carcere di Spoleto, come conferma l'avvocato difensore Antonio Capitella. Mentre era intercettato avrebbe pronunciato frasi minacciose nei confronti della ex moglie, la cui testimonianza è stata decisiva per la sua condanna. Con il riconoscimento e l’alibi polverizzato, infatti, la posizione della "primula nera" si è aggravata, sino alla sentenza che lo ha visto condannato all'ergastolo. Bellini ha un passato di omicidi come quello di Alceste Campanile, esponente di Lotta Continua nel reggiano. Ha un passato da latitante col falso nome di Roberto Da Silva, di trafficante di opere d'arte. Con l’identità di brasiliano e dopo alcuni anni di latitanza tra il Sudamerica e l’Europa, in Italia ha ottenuto documenti d’ogni genere (compreso il porto d’armi) e il brevetto di pilota. È stato killer di ‘ndrangheta e infiltrato in Cosa nostra alla quale suggerì attacchi allo Stato di stampo terroristici. Fu vicino ad Antonino Gioè. Il potente boss di Altofonte, che si ipotizza volesse collaborare con la giustizia, fece il suo nome prima di venire "suicidato" in carcere. Paolo Bellini, spesso collegato ai servizi segreti, fu anche la figura della seconda trattativa mafia-Stato, quella riguardante le opere d'arte, poi conclusasi in un nulla di fatto. Per la Corte d’Assise di Bologna che l'ha condannato per la strage alla stazione l’ex estremista nero, che si è sempre dichiarato innocente, fu il quinto membro del commando composto dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) che svolse l’attentato. Il commando sarebbe stato costituito da Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva (i primi due all'ergastolo, il terzo a 30 anni), e Gilberto Cavallini (il quarto Nar condannato anch’egli all’ergastolo ma in primo grado). Sull’odierno arresto di Paolo Bellini sono attesi sviluppi.
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