La famiglia del militare sentita alla commissione antimafia dell’Ars
L’inchiesta sulla morte del maresciallo dei Carabinieri Antonino Lombardo è ripartita; la procura di Palermo ha riaperto un nuovo fascicolo a carico di ignoti, ma si procede per omicidio volontario.
Un cambio deciso visto che per 28 anni la morte del maresciallo è stata classificata come “suicidio in caserma”: erano le 22.30 del 4 marzo 1995 quando il suo corpo era stato ritrovato all’interno di una Fiat Tipo di servizio parcheggiata nell’atrio della caserma Bonsignore.
La morte del maresciallo che ha contribuito all’arresto del superboss Totò Riina ha sempre scaturito diversi dubbi: a 28 anni di distanza, e dopo due inchieste archiviate proprio sulle cause del suo decesso, la famiglia ha chiesto alla Procura attraverso l'avvocato Salvatore Traina di riesumare la salma del militare al fine di compiere altri accertamenti.
La richiesta è stata inoltrata al procuratore capo di Palermo, Maurizio de Lucia, al procuratore generale Lia Sava ma anche al ministro della giustizia Carlo Nordio ed al procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
La tesi del collegio difensivo, ancora da verificare, è tranciante: la morte del maresciallo non sarebbe stata un suicidio ma un omicidio, e il movente andrebbe ricercato nei segreti di via d’Amelio. Nello specifico di ciò che gli avrebbe confidato il pentito Salvatore Cancemi.
Nel dossier è stata ricostruita la scansione degli eventi di quella settimana a partire dal giovedì, giorno in cui Lombardo telefonò alla vedova Borsellino, Agnese, dicendole “a breve le servirò la verità sulla morte di suo marito su un piatto d’argento".
Dal dossier emerge la convezione che la lettera testamento trovata nell’auto non sia stata scritta da Lombardo, come attestano due consulenze calligrafiche.
E poi ancora: viene richiesta un’ispezione alla caserma Bonsignore e nel dossier vengono evidenziate le carenze delle indagini condotte a metà anni 90, a partire dalla sparizione dell’agenda e della borsa, ma anche dei tabulati delle telefonate in uscita dal cellulare del maresciallo, all’assenza di un’ispezione cadaverica (viene chiesta la riesumazione del cadavere) con gli esiti di una nuova perizia balistica.
La morte del carabiniere ha molti punti oscuri come aveva ricordato il figlio Fabio Lombardo durante la puntata di ‘Abbattiamoli’: ad esempio la posizione stessa del corpo definita da Fabio come “una scena hollywoodiana” per via della sua ‘posa’ innaturale, “è impossibile che dopo che ti suicidi sparandoti alla tempia vai a finire in questa posizione”, aveva detto il figlio. Altra anomalia presente sta nel fatto che nessuno dei militari presenti sul luogo della morte del maresciallo (avvenuta in una macchina parcheggiata all'interno della Caserma Bonsignore di Palermo del comando regionale dei Carabinieri) abbia sentito lo sparo, anzi “nessuno tranne il capitano De Caprio, detto Ultimo”.
Il Tribunale di Palermo © Imagoeconomica
Un dato tanto significativo quanto inquietante fu che i magistrati non eseguirono l’autopsia sul corpo per un non ben compreso 'gesto di umanità'. Secondo il figlio tale operazione non venne fatta con il preciso scopo di far rimanere ignote l’ora e le cause della morte del carabiniere.
L'audizione alla commissione antimafia regionale
Ieri i figli del sottufficiale, Fabio e Rossella Lombardo accompagnati dai propri legali, sono stati convocati su richiesta dell’Onorevole Ismaele La Vardera a Palazzo dei Normanni dalla Commissione regionale antimafia.
“La commissione - ha detto il deputato regionale - ha accettato la mia proposta di sentire la famiglia Lombardo, che mi ha contattato al fine di essere audita. Credo che questa vicenda abbia tutte le caratteristiche per essere seguita dalla commissione antimafia poiché sembrerebbe portare con sé diversi misteri. Noi come Istituzioni dobbiamo assolutamente prendere in considerazione tutti gli elementi possibili e per questa ragione, cercheremo di studiare al meglio questo caso dando il nostro contributo affinché si possa arrivare ad una conclusione”.
Chi era Antonino Lombardo
A raccontare la storia del carabiniere durante la puntata di 'Abbattiamoli' era stato il figlio, Fabio Lombardo, il quale aveva descritto il padre come un uomo competente e dotato di grande carisma tanto che era tenuto in grande considerazione anche dal giudice Paolo Borsellino il quale "veniva sempre da mio padre per qualsiasi notizia di cui aveva bisogno".
Infatti il carabiniere aveva diversi confidenti di ogni grado all’interno di Cosa Nostra e probabilmente fu proprio grazie ad uno di questi che il 29 luglio del 1992 su una nota descrisse in modo certosino la strada corretta per arrivare alla cattura di Riina: “Fonte confidenziale di comprovata attendibilità - si legge in una nota - ha riferito che in atto la latitanza del noto mafioso Riina Salvatore viene favorita dalle famiglie mafiose della Noce Ganci-Spina e dai fratelli Sansone dell'Uditore. La stessa fonte ha riferito che uno dei figli di Raffaele Ganci svolge le mansioni di autista-guardaspalle del capo mafia".
Perché le informazioni del maresciallo non vennero prese in considerazione tempestivamente?
E perché dopo l’arresto di Riina Lombardo venne “trattato peggio di un cane randagio” per riprendere le parole del figlio?
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