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L’ultimo bombardamento a Gaza City ha fatto due morti e cinque feriti. Prosegue il lancio di razzi della Jihad Islamica

Riprende a sanguinare la Striscia di Gaza. Era solo una questione di tempo prima che gli israeliani, socialmente frammentati, politicamente divisi, economicamente in difficoltà e diplomaticamente invischiati, si rifacessero di nuovo alla panacea con la quale curano tutte le loro dispute: la mattanza dei palestinesi.
Ancora una volta, Israele ha deciso di “eliminare i jihadisti di alto livello”. Ancora una volta l’esercito ha ucciso donne e bambini con attacchi aerei indiscriminati. E ancora una volta, l’opposizione politica di Israele fa il tifo dagli spalti.
La circolarità in cui tutto questo si sta svolgendo dimostra chiaramente che i leader politici israeliani non cercano sicurezza ma vendetta per l’ostinazione dei palestinesi a esistere, vivere e chiedere la loro libertà.
Da quattro giorni nella Striscia piovono bombe. Il bilancio, oggi, è di 34 palestinesi uccisi. "Scudo e freccia”, questo il nome dell’operazione lanciata dalle Forze di difesa israeliane (Idf) nella notte tra l'8 e il 9 maggio sulla Striscia di Gaza. Tra le vittime sono presenti sei bambini e tre donne e un centinaio di feriti, alcuni dei quali in condizioni critiche, in particolare 32 bambini e 17 donne. Immediati, in risposta all’aggressione, i lanci di razzi verso le città israeliane che finora hanno provocato solo un morto e cinque feriti a Rehovot.
Le parti erano riuscite a raggiungere una tregua grazie alla mediazione dell’Egitto. Ma Israele l’ha infranta dopo una pausa di 13 ore e quindi sono ripresi anche i lanci di missili nel sud di Israele, vicino al confine con Gaza.


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Nella notte e questa mattina all'alba l'aviazione dalle Idf ha lanciato una nuova serie di attacchi contro diverse aree della Striscia di Gaza. Secondo l'agenzia di stampa palestinese "Wafa", sono state colpite le campagne di Beit Lahiya e Beit Hanoun, nel nord, e le aree in prossimità del campo profughi di Al Nuseirat e della cittadina di Deir al Balah, nel centro, e la zona intorno Khan Younis, al sud. Secondo le Idf, invece, a Gaza sono stati lanciati verso Israele 866 razzi dall'inizio dell'operazione. Il sistema di difesa antiaerea israeliano "Iron Dome" (cupola d'acciaio, ndt) è riuscito ad intercettarne il 91 per cento. Un quinto dei razzi è caduto all'interno della Striscia di Gaza.
Non si arrestano quindi le tensioni tra la Jihad islamica palestinese e Israele, nonostante nella serata di ieri i media avessero parlato di una possibile tregua mediata dall'Egitto. Il bilancio delle vittime comprende anche un comandante delle brigate Al Quds, braccio armato del movimento della Jihad Islamica, Ali Ghali, e il suo vice, Ahmad Abu Daqqa, vicecapo della forza missilistica. Il primo è stato ucciso durante un'operazione condotta all'alba di ieri a Khan Younis, nel sud di Gaza. Il secondo, invece, ieri pomeriggio, a Bani Suheila, nei pressi di Khan Younis.
Le ragioni dell’operazione lanciata dalle Idf sono da ricercare nella scorsa settimana dopo la morte di Khader Adnan, uno dei membri di spicco del movimento politico della Jijad Islamica. Khader è morto sotto custodia israeliana dopo uno sciopero della fame durato 86 giorni intrapreso per protestare contro la propria incarcerazione. L’ala militare del movimento, le Brigate Al Quds, avevano quindi lanciato razzi attraverso il confine in segno di protesta, mentre jet israeliani avevano colpito diversi obiettivi a Gaza in uno scambio durato ore. Il 3 maggio era stato raggiunto un cessate il fuoco, durato solo pochi giorni.
Intanto poche ore fa un nuovo bombardamento contro un appartamento ha fatto due morti e cinque feriti nel quartiere Al Naser di Gaza City.

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