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L’ex fiancheggiatore dei fratelli stragisti di Cosa nostra nega di aver mostrato al conduttore la fotografia contestatagli dai pm e pure di averla vista

Continua la sua “partita” Salvatore Baiardo. L’ex favoreggiatore dei fratelli-boia di Cosa Nostra Giuseppe e Filippo Graviano, colui che aveva “visto” (per usare un termine del glossario di poker di cui è giocatore) l’imminente arresto di un malato Matteo Messina Denaro, ha rilasciato una nuova intervista in cui ha parlato della sua storia con i due stragisti e ha commentato le vicende di cui lui stesso è protagonista da ormai due anni. L’ultima delle quali la famosa foto che avrebbe mostrato a Massimo Giletti, il conduttore di “Non è l’Arena” (da qualche settimana misteriosamente accompagnato alla porta da Urbano Cairo insieme alla sua troupe), ritraente Silvio Berlusconi, Giuseppe Graviano e il generale dei Carabinieri Francesco Delfino, personaggio apparso in una lunga sequela di misteri della prima Repubblica. A Libero, l’ex gelataio di Omegna ha detto di non sapere nulla di quella foto e di esserne venuto a conoscenza per la prima volta solo dai magistrati di Firenze (che indagano Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come mandanti esterni delle stragi del 1993) il 27 marzo scorso durante un verbale. “Io ne sono venuto a conoscenza solo allora”, ha affermato. “Non avevo nemmeno mai saputo che esistesse una foto del genere”. Baiardo sostiene di non averla vista, toccata e se esiste non sa chi potrebbe averla. “Mi domando perché Giletti non lo abbia detto prima”, si è però chiesto. “Risiede lì l'assurdità delle sue dichiarazioni. Sono campate per aria. Eppure i magistrati sostengono che esiste in quanto lo ha detto Giletti, che è persona credibile. Mentre la parola di Baiardo, un pregiudicato, vale molto, ma molto meno”, ha aggiunto. Un vittimismo ingiustificato. In realtà, infatti, i pm di Firenze Luca Tescaroli e Luca Turco non hanno lasciato nulla al caso finora. La procura sta svolgendo un lavoro di fino con accertamenti, “attività tecniche” e intercettazioni anche su Salvatore Baiardo. E a dirla tutta, il primo a parlare di questa foto - che se fosse reale sarebbe una prova pazzesca sui rapporti tra Berlusconi e Graviano prima dell’arresto di quest’ultimo - era stato proprio l’ex gelataio di Omegna. Prima ancora di sventolarla sotto il naso di Giletti, aveva cercato di piazzarla ai giornalisti della trasmissione Report. E in un’intercettazione di questi ultimi mesi Baiardo avrebbe detto a un suo interlocutore: “La foto di Berlusconi? Non posso consegnarla se prima non ne parlo con Graviano".


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I boss Filippo e Giuseppe Graviano


Una risposta che confermerebbe quanto alcuni - tra magistrati antimafia ancora in carriera e pensionati, politici e giornalisti - sostengono rispetto al vero ruolo di Baiardo: fare da grancassa di Giuseppe Graviano e delle sue volontà (“Graviano parla per bocca di Baiardo”, sostiene Roberto Scarpinato). A Libero, Baiardo ha ricordato di aver conosciuto Giuseppe e Filippo Graviano nel febbraio del 1989 a Omegna. Ma solo nel 1992, anno delle stragi in Sicilia, i due gli rivelarono, a suo dire, le loro vere identità. “È stato allora che mi hanno detto chi erano chiaro e tondo”, ha affermato Baiardo. L’ex favoreggiatore dei due boss di Brancaccio sostiene che “le loro intenzioni erano di rimanere al Nord per uscire da certi ambienti, cercando di cambiare vita. Molti ne dubitano, ma io non ne capisco il motivo anche perché le famiglie si erano proprio completamente spostate dal quartiere Brancaccio e da Palermo. Addirittura prima vivevano a Nizza, in Francia”. Secondo Baiardo - che da mesi ricopre di affetto i Graviano e afferma che da tempo non vogliono più avere a che fare con Cosa Nostra - i due non sarebbero più andati in Sicilia. Eppure ci sono procure antimafia e pentiti conclamati e ritenuti attendibili che affermano il contrario, come Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina (ex autista di Giuseppe). “Ma sono pentiti di che cosa?”, ha ribattuto Baiardo. “Di quello che hanno magari sottratto ai Graviano. Sono balle, sono invenzioni delle procure”, ha dichiarato. E ha aggiunto: “Dicono che i Graviano scendevano in Sicilia, ma a me non risulta”. Non è facile credere che il favoreggiatore di due dei boss più ricercati del Paese a quel tempo, cioè l’uomo incaricato a proteggerne la latitanza, non sapesse se i suoi “assistiti” tornavano o meno in patria, in Sicilia. Sul punto Baiardo ha dato la sua versione: “Non so se magari in un giorno facessero una toccata e fuga. Questo può succedere. Io non è che fossi proprio sempre attaccato a loro”. Sarà. Sta di fatto che, come sempre, prima nega categoricamente, poi lascia aperto un pertugio di veridicità a quanto gli viene contestato. La stessa dinamica avviene anche quando Libero gli chiede della villa in Sardegna che fece affittare per i due fratelli stragisti, una villa vicinissima a quella di Berlusconi. Alla domanda se è vero che i Graviano abbiano incontrato Berlusconi e se fosse stato lui ad accompagnarli, Baiardo risponde: “Assolutamente no. Mai”. E ancora: “Non credo nemmeno che si siano mai conosciuti”.


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Paolo Berlusconi © Imagoeconomica


Poi ha riformulato: “In mia presenza, no. Anche se mi accostano a queste ipotesi, che non hanno nessun riscontro”. In verità Giuseppe Graviano si sarebbe visto con il Cavaliere almeno tre volte. E’ lo stesso Baiardo ad averlo confessato a Report nel 2021 quando a domanda secca di Paolo Mondani rispose annuendo. “Sta buttando lo zuccherino Graviano”, aveva aggiunto con la sua solita ambiguità. Baiardo lancia il sasso e poi nasconde la mano. Dice e non dice. Allude e smentisce. Un gioco tutto suo. Il suo modo di porsi potrebbe spiegarsi con il fatto che sarebbe ancora legato ai Graviano, soprattutto a “Madre natura”. Ma a Libero Baiardo ha negato questa ipotesi. “Io non ho più avuto rapporti con la mafia”. “Io, dal giorno in cui hanno arrestato i fratelli Graviano, il 27 gennaio 1994, non ho più avuto rapporti con nessuno di loro o con i loro familiari o con ambienti mafiosi: con nessuno”, ha affermato. L’ex gelataio ha poi risposto in merito alla vicenda dell’incontro con Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, avvenuto nel 2011 nella sede de Il Giornale, di cui è proprietario Berlusconi jr. Un incontro in cui Baiardo (che sostiene di non conoscere né l’ex premier né Marcello Dell’Utri) giura di aver fatto solo perché voleva chiedere al fratello del Cavaliere un lavoro per via dei problemi economici che aveva con la gelateria. Una giustificazione quantomeno curiosa, se non insolita. Sta di fatto che Paolo Berlusconi, sentito dalla Dia, aveva raccontato che Baiardo era venuto a portargli dei messaggi intimidatori e a dire delle cose “per screditare” il fratello Silvio. In pratica si sarebbe recato alla sede de Il Giornale per mandare un messaggio a Berlusconi per conto dei Graviano. Del resto, come sostengono anche il senatore Roberto Scarpinato e il pm Nino Di Matteo, Baiardo sarebbe portavoce dei Graviano. “Fantasie”, ha commentato Baiardo. E a proposito di Di Matteo, Libero ha chiesto a Baiardo un commento sulla sentenza di Cassazione in merito al processo trattativa Stato-mafia, condotto in primo grado dell’ex consigliere del Csm. “Io non discuto mai le sentenze. Se adesso la Cassazione assolve tutti con formula piena e perché il fatto non costituisce reato, dai carabinieri a Marcello Dell'Utri, io non discuto. Non ho una prova contraria”. Quindi ha parlato del 41bis, tema tanto caro ai capi mafia e soprattutto a Graviano. “Questo è un nodo sul quale mi sto battendo perché ho provato il carcere. Non nelle condizioni delle 860 persone in regime di 41 bis, che è una cosa a mio giudizio vergognosa. Non intendo giustificarli, perché magari loro hanno fatto cose ancora più vergognose. Ma in Europa - ha affermato - ci stanno sanzionando anche sull’ergastolo ostativo e noi stiamo pagando da 8 anni a questa parte fior fior di quattrini di multe all’Unione Europea”. Baiardo battaglia contro il 41bis e anche contro l’ergastolo ostativo. Proprio come fa Giuseppe Graviano e il fratello. I tre, su questo, sono in piena simbiosi e Baiardo si augura che presto i Graviano comincino a godersi la famiglia.


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L'ex senatore Marcello Dell'Utri © Imagoeconomica


Perché dopo trent’anni non si leva questo 41 bis?”, si è chiesto. “Doveva durare due anni, ma questa è un’emergenza che continua perché la vera trattativa non l'hanno fatta i mafiosi coi carabinieri. La vera trattativa la fanno i magistrati quando vanno a interrogare i pentiti. Non quella che vogliono attribuire a Berlusconi o a Dell’Utri”, ha affermato attaccando, di nuovo i collaboratori di giustizia, nemici giurati di Cosa Nostra. Baiardo pensa che “le trattative le fanno i magistrati, per farsi dire quello che vogliono loro, anche cose inverosimili”. Quindi è tornato alla questione Giletti. “Lo stesso Giletti ha continuato a dire che il Baiardo è una persona credibilissima perché tutto quello che ho detto ha sempre trovato riscontro. Perciò per Giletti ero credibile, ma ora che dico altre cose che non gli fanno comodo, non gli vanno bene”. Il punto è proprio cosa sta dicendo ora Baiardo, che sembra aver cambiato completamente narrativa e registro su alcune vicende finora affrontate a Non è l’Arena. E non è un caso che l’ex fiancheggiatore dei Graviano abbia deciso di abbandonare “Non è l’Arena” per fare capolino a Mediaset proprio nei giorni in cui il programma è stato fatto chiudere e proprio quando Giletti stava per approfondire le informative della Dia sui rapporti di Dell’Utri con i mafiosi, le perizie sui primi capitali in Fininvest e i ‘generosi’ prestiti e pagamenti di Berlusconi e delle sue società a Dell’Utri e famiglia. Non solo. Baiardo mollò Giletti proprio a ridosso della sentenza di Cassazione sul processo Trattativa Stato-mafia, che inizialmente era prevista per il 16 aprile. La Cassazione si è poi espressa il 27 aprile con una sentenza salva-tutti, anche i mafiosi imputati.
Sono coincidenze non da poco. Forse Cosa nostra tramite Baiardo - che ribadisce non averci più nulla a che fare anche se a Giletti aveva detto che la sua fonte su Messina Denaro era “qualcuno del palermitano” - vuole vedere se con le assoluzioni della Cassazione il governo farà qualche “regalino”?. Sono ipotesi che non vogliamo lasciare al caso in questa partita avviata da Baiardo che intanto ha annunciato nuove rivelazioni per giugno. “Ci saranno novità”, ha promesso facendo intendere una nuova mossa. Staremo a vedere se sarà l’ennesimo bluff.

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