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Il procuratore aggiunto denuncia le dinamiche del 'Sistema Criminale'

A maggio dell'anno scorso il magistrato reggino aveva spiegato che "si tratta di un sistema criminale che vive e si alimenta di dinamiche raffinate particolarmente innovative e tendenzialmente invisibili"

L'operazione denominata 'Eureka' ha permesso di ricostruire le attività di tre maxi-associazioni criminali finalizzate al traffico internazionale di droga, facenti capo alle più potenti famiglie di 'Ndrangheta dell'area ionica. Ma il lavoro svolto dalla Dda Reggina non è possibile circoscriverlo all’interno degli ordinari sforzi amministrativi di una Procura poiché la 'Ndrangheta - come riporta la “Relazione sui rapporti tra la criminalità organizzata e Logge massoniche” scritta dalla Commissione parlamentare antimafia - non una mafia second'ordine ma “un vero e proprio sistema di potere ben ramificato” e “unitario”, dotato di gerarchie “visibili” e caratterizzato dalla presenza di “associati occulti” che, come tali, “non devono in alcuna occasione essere dichiarati ai componenti della struttura di base, in quanto chiamati ad operare in contesti ‘riservati’, mediante strutture apicali ‘segrete’ la cui esistenza è nota solo ad una ristretta, e selezionatissima, cerchia di affiliati di rango elevatissimo”. Occorre quindi aggiornare subito lo sguardo con cui si osservano determinati fenomeni criminali, poiché sono da questi accorgimenti che dipendono gli esiti dei processi alle mafie. Il procuratore aggiunto reggino Giuseppe Lombardo (coordinatore dell'operazione 'Eureka' assieme al procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e dai pm Diego Capece Minutolo e Giovanni Calamita) durante la conferenza stampa nell'auditorium "Fazio" della Scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria ha evidenziato l'interruzione, sempre nell'ambito dell'operazione, di "flussi finanziari per oltre due miliardi e mezzo di euro", una cifra ingente: "soldi che finiscono per essere riciclati non solo nel circuito dei traffici essenzialmente criminali, ma introiettati nel sistema dell'economia, e non solo in Italia e in Europa, come confermano le transazioni finanziarie in cui sono coinvolte strutture criminali del sud Est asiatico". E poi ha aggiunto: "Non credo che questo sia un dato che non deve emergere con sufficiente chiarezza, perché parliamo di operazioni finanziarie impressionanti, in grado di generare ricadute criminali ben più ampie rispetto a quelle che fino ad ora sono state raccontate". Lombardo infatti, durante la conferenza dello scorso maggio "Traditi, Uccisi, Dimenticati" aveva precisato che "il problema serio sta nella nostra capacità di ricostruire vicende criminali", e di ricostruire quello che è "il sistema mafioso evoluto" che "seppur operante da molto tempo è molto diverso oggi rispetto a quelli dei primi anni '90". Il procuratore aggiunto reggino aveva spiegato che "si tratta di un sistema criminale che vive e si alimenta di dinamiche raffinate particolarmente innovative e tendenzialmente invisibili. Fortemente orientato" a fare "operazioni strategiche, in grado di provocare deviazioni profonde" in ambito "politico, in ambito economico e in ambito finanziario". "Quando parliamo di volume di affari delle mafie" i dati "su cui noi siamo chiamati a ragionare parlano di una movimentazione annua di circa 220 miliardi di euro. Qualche giorno fa in un convegno legato alla normativa antiriciclaggio mi hanno chiesto di intervenire spiegando che era necessario muoversi con grande attenzione per evitare che gli 11 miliardi di euro legati al Pnrr venissero fagocitati alle dinamiche mafiose. Ma come?". "Stiamo parlando di 11 miliardi di euro quando noi abbiamo statistiche del 2009" che "parlano in relazione alla 'Ndrangheta di una movimentazione di 70 miliardi all'anno solo in Italia. E oggi la 'Ndrangheta è soprattutto un problema transnazionale". Ma il vero problema, ha detto, e che noi "non sappiamo qual è il peso politico che deriva dalla disponibilità di certi capitali" perché interagire con i potentati economici "significa fare politica attiva". E l'evoluzione integrata del 'Sistema criminale' "diventa particolarmente presente e obiettivamente condizionante proprio a cavallo della stagione stragista". "Un Paese - ha detto - che questo ancora non lo ha capito, o non lo vuole capire o verosimilmente ha qualche altro problema". Ed è proprio a fronte di questi dati che matematicamente il concetto di mafia deve cambiare, passando da mero fenomeno criminale a fenomeno economico - finanziario. Da troppo tempo la ‘Ndrangheta è stata considerata la sorella ‘minore’, la mafia ‘degli straccioni’, fatta in sostanza di ‘pecorari’. Ed è grazie proprio a questa sottovalutazione che ha potuto crescere nel silenzio. Ma il momento della sua massima espansione la ‘Ndrangheta lo ha avuto nel momento in cui tutta l’attenzione dello Stato è stata concentrata su Cosa Nostra a seguito della stagione stragista, cioè quando diventò il soggetto egemone nel traffico internazionale di stupefacenti. Questo fatto ha proiettato la mafia calabrese da un piano puramente criminale ad uno economico. Un aspetto, questo, su cui sono state rivelate alcune novità durante l'operazione 'Eureka'.

Trasferimenti di denaro attraverso canali cinesi
Il procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri ha spiegato che "è stato poi verificato come alcune organizzazioni criminali che avevano già operato in passato in Germania, si siano trasferite con una serie di investimenti in Portogallo e lì sono stati raggiunti da una serie di provvedimenti di sequestro eseguiti in queste ore. Sono stati, inoltre, ricostruiti trasferimenti di denaro per oltre 23 milioni di euro che avvenivano attraverso canali illegali come gruppi di cinesi che operavano con delle attività di prelievo di trasporto di denaro o anche attraverso il trasferimento, con corriere e su gomma, di ingenti somme. In una circostanza abbiamo riscontrato circa 7 milioni e in un'altra oltre 3 milioni mezzo verso il nord Europa e poi da lì verso Paesi sudamericani".

La possibile alleanza tra il 'dragone rosso' e la 'Ndrangheta, ricordiamo, era già emersa durante un'inchiesta della Dda di Trieste su imputo dalla Guardia di Finanza nell'ottobre del 2021: l’indagine aveva permesso agli inquirenti di scoprire un flusso finanziario pari a 210mln di euro, un valore cinque volte superiore a tutto il denaro trasferito in Cina da tutta la comunità cinese. Il denaro - avevano riportato gli investigatori - arrivava nelle banche in Cina, poi, una volta che i beneficiari ricevevano i proventi, i cinesi restituivano il denaro contante agli italiani. Il sospetto che il governo cinese sappia di questi giri illeciti si basa sul fatto che le somme di denaro non venivano depositate su banche comuni, ma sulle principali banche controllate in gran parte dallo Stato: Bank of China, con conti nelle sedi di Xiamen, Quanzhou, Hangzhou, Xinhua, The agricoltural Bank of China, China city bank, China construction bank corporation, China everbright bank e Industrial and a commercial bank of China.

Ma perché dunque la ’Ndrangheta? Secondo alcune conferme emerse dalle operazioni in corso si evince che i cinesi necessitano, per portare i soldi in Cina, di una categoria ben precisa di soggetti. Ossia chi ha bisogno di evadere oppure chi ha ingenti quantità di denaro contante da nascondere e/o riciclare. La mafia, soprattutto la ‘Ndrangheta, rientra perfettamente in questa categoria, per due motivi: poiché grazie al narcotraffico di cocaina dispone di grandi quantità di denaro liquido e perché dispone di contatti effettivi tra i suoi membri e gli esponenti del sistema di riciclo offerto dai cinesi.

Le intercettazioni
Altro aspetto rivelato dall'operato della Procura Reggina è quello inerente alle intercettazioni. Da tempo infatti a Roma si sta discutendo di ridurle e di applicare un budget agli uffici giudiziari per il loro utilizzo.

Promotore di questa linea è l'attuale ministro della giustizia Carlo Nordio che dovrebbe conoscere le risultanze dell'operazione 'Eureka' in merito alle intercettazioni: "le comunicazioni tra gli indagati avvenivano esclusivamente via chat, mentre le stesse schede telefoniche non generavano alcun traffico telefonico o sms, così evitando, salvi alcuni casi, ogni possibile tracciamento mediante l'acquisizione dei relativi tabulati" ha detto il gip nell'ordinanza di misure cautelari, sottolineando il ruolo sempre più centrale assunto dai cosiddetti "criptofonini" nell'attività delle organizzazioni criminali: in sostanza, "smartphone modificati nel software da operatori clandestini, con l'unico scopo di garantirne l'inviolabilità delle comunicazioni. L'utilizzatore, infatti - spiega il gip - non può apportare modifiche al 'device' e il relativo sistema operativo è caratterizzato da particolari requisiti di sicurezza, tra cui la disabilitazione della localizzazione gps, dei servizi Google, del Bluetooth, della fotocamera, della porta Usb, oscuramento delle notifiche push e blocco di ogni altro servizio che possa generare un rischio di intercettazione o localizzazione". "Anche l'uso di schede SD esterne - si legge ancora nel documento - viene interdetto. Rimangono attive le chiamate, ma solo in modalità VoiP, quindi senza l'uso della rete gsm e la messaggistica, ma con applicazioni proprietarie e crittografate. Nonostante tali accorgimenti, i contenuti delle chat sono stati disvelati in quanto alcune autorità e polizie giudiziarie straniere (in particolare olandesi, belghe e francesi) hanno 'violato' i server ove venivano memorizzate le conversazioni, acquisendo i dati ivi contenuti".

Le parole del gip unite all'operato della procura non fanno altro che confermare un problema già emerso durante le audizioni conoscitive sulle intercettazioni presso la Commissione giustizia del Senato: il procuratore Nazionale antimafia Giovanni Melillo aveva detto che "gli altri Paesi nell'impiego delle tecnologie ai fini investigativi sono molto più avanti di quanto non sia l'Italia. Le nostre forze di polizia, a cui è tradizionalmente riconosciuto un primato di professionalità e competenza, oggi sono escluse dai tavoli dove sono le tecnologie digitali a governare le intercettazioni". "È bene sapere che oggi gran parte delle indagini in materia di narcotraffico e riciclaggio ci vedono richiedere la trasmissione dei dati alle autorità olandesi, belghe, francesi e tedesche - aveva aggiunto Melillo - che bucano le piattaforme criptate nelle quali sono presenti le tracce dell'operatività delle organizzazioni mafiose italiane. Si è giunti a bucarle 'live'".

"Da procuratore nazionale antimafia io ho il dovere di dire che ridurre la possibilità dell'uso del trojan nei reati contro la pubblica amministrazione minerebbe anche le indagini sulla criminalità organizzata. Molte di esse, soprattutto quelle riferite alle componenti più sofisticate del ciclo mafioso, che si occupano di riciclaggio, nascono dalle indagini sulla pubblica amministrazione”. In conclusione Milillo aveva evidenziato l'importanza di iniziare a impiegare "hacker etici. È chiaro che se i criminali usano il dark web o delle piattaforme criptate ho bisogno di penetrarle e per farlo ho bisogno no del vecchio agente provocatore ma ho bisogno di impiegare professionalità e software in funzione aggressiva. Oggi lo Stato ha imparato a utilizzare gli hacker etici ma solo in funzione difensiva per testare affidabilità dei sistemi". "Credo che sia arrivato il momento di pensare a queste nuove frontiere normative - ha aggiunto - perché altrimenti pagheremo seri prezzi anche nei confronti delle mafie e del terrorismo".

In sintesi l'operazione 'Eureka' ha molto da raccontarci e molto su cui farci riflettere, sempre che ci sia la volontà di cogliere ciò che è stato faticosamente svelato.
(Prima pubblicazione: 6 Maggio 2023)

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