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di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari

Per poter comprendere ciò che sta avvenendo in questi giorni dietro il “caso Giletti”, con il conduttore che è stato defenestrato da La7 all’improvviso, assieme all’intera squadra di Non è l’Arena, bisogna partire dal principio. A quella puntata speciale di “Non è l’Arena”, dal titolo “Fantasmi di mafia”, andata in onda i primi di novembre.
E’ in quella occasione che Salvatore Baiardo, gelataio piemontese di origini siciliane che all’inizio degli anni Novanta gestì la latitanza dei fratelli stragisti Giuseppe e Filippo Graviano, è venuto alla ribalta con la sua “profezia”: "C'è anche un nuovo governo e chi lo sa che non arrivi un regalino. E chissà che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? E così arrestando lui esca qualcuno che c'ha l'ergastolo ostativo senza che ci sia clamore...”. E poi ancora: "L'unica speranza per Giuseppe Graviano, sinceramente me lo auguro anche io per loro perché sono giovani. Che venga abrogato questo ergastolo ostativo".
Erano i giorni precedenti alla decisione della Consulta proprio sull’istituto dell’ergastolo.
Pochi mesi dopo la previsione di Baiardo diviene realtà. E il 16 gennaio 2023 tutta Italia ha visto il volto del boss trapanese, arrestato dal Ros presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove si curava da tempo per un tumore.
In questi mesi, all’arresto di Messina Denaro Massimo Giletti ha dedicato diverse puntate, parlando anche di cose intime che riguardavano il boss, cercando anche di approfondire quelle che sono state le protezioni di cui ha goduto.
Ma, intervistando diversi addetti ai lavori, ha anche dedicato approfondimenti a questioni delicate come la trattativa Stato-mafia, la mancata perquisizione del covo di Riina nel 1993, la strage di via d’Amelio, la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino e così via, alzando il livello della trasmissione e mostrando al grande pubblico una serie di fatti che sono stati parte della storia del nostro Paese.


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Salvatore Baiardo e Massimo Giletti


Baiardo in diretta
E’ in una di queste puntate che Baiardo è tornato ad essere ospite, stavolta in studio, per lanciare nuovi messaggi.
In quella nuova puntata il “gelataio” affermò di essere stato informato sulle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro da fonti attendibili che però non potevano essere rivelate in tv. Ed aveva negato di essere l’ambasciatore dei “ragazzi”, come ha chiamato i fratelli Graviano, affermando che a Palermo non ci sono solo loro, “ma anche altre persone”.
L’ennesima manovra depistante, tra il dire e il non dire, che il “pupo ventriloquo” ha voluto mettere in atto in un momento che restava delicato proprio sul fronte del 41 bis e dell’ergastolo ostativo, mentre a Reggio Calabria proprio Graviano si trovava in attesa di giudizio nel processo d’appello ‘Ndrangheta stragista
Un processo che in primo grado ha visto il capomafia di Brancaccio rispondere alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo affermando di aver avuto contatti diretti con Silvio Berlusconi. Circostanza che ribadì anche davanti ai pm fiorentini quando, nel dicembre del 2021, confermò l’esistenza di "una carta scritta sui rapporti economici tra la mia famiglia e Berlusconi. Investiti 20 miliardi”.


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In studio Salvatore Baiardo e l’avvocato Antonio Ingroia


Il confronto con Ingroia
A febbraio una nuova puntata di “Non è l’Arena”.
Baiardo torna protagonista con nuove “rivelazioni” e messaggi, come quelli espressi su TikTok, davanti al bar Doney di Roma.
Stavolta però ad incalzarlo ci sono Giletti, i colleghi Sandra Amurri, Peter Gomez e Augusto Minzolini (ovviamente sceso in campo per difendere il “padrone” Berlusconi), ma anche l’ex pm Antonio Ingroia.
Uno dei temi centrali attorno al quale si è sviluppata quella trasmissione è stato l’incontro di Baiardo con Paolo Berlusconi, fratello di Silvio.
Una vicenda su cui i magistrati di Firenze, che hanno iscritto nel registro degli indagati Berlusconi e Marcello Dell'Utri come possibili mandanti delle stragi del 1993, hanno fatto approfondimenti.
Quell'incontro che Baiardo tentò di avere con l'ex premier risale a undici anni fa. Stando a quanto emerso, l’allora presidente del Consiglio non avrebbe risposto, ma a dare udienza a Baiardo è stato, per l'appunto, il fratello minore. E ancora una volta Baiardo era tornato a gettare ombre sull'arresto di Messina Denaro facendo intendere che possa esservi stata una trattativa.


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Nell'inquadratura Salvatore Baiardo, Massimo Giletti e Sandra Amurri, con alle spalle Filippo e Giuseppe Graviano


Il finto silenzio
Dopo questa puntata il gelataio di Omegna non è più andato in onda sulle televisioni. Ma la sua voce l'ha fatta comunque sentire via social, così come aveva fatto prima di una delle puntate di Non è l'Arena, intervenendo su TikTok, in diretta dal bar Doney (il luogo dove nel gennaio 1994 si incontrarono Giuseppe Graviano e Gaspare Spatuzza e in cui, a detta del pentito il capomafia disse che avevano "il Paese nelle mani" grazie a due soggetti e facendo i nomi di Berlusconi e Dell'Utri, ndr).
Ed è sempre in quel canale social che Baiardo, spesso parla ai suoi "followers".
Negli ultimi giorni di febbraio, addirittura "consigliava" con queste parole di andare a vedere un'intervista rilasciata da Antonio Ingroia alla nostra testata: "Amici buonasera. Vi tengo sempre aggiornati su quello che succede. Vi consiglio di andarvi a vedere, digitando su Google ANTIMAFIADuemila del 16 febbraio 2023, l'intervista ad Ingroia e sentite cosa dice di Baiardo. E vi tengo sempre aggiornati anche se non sto andando da Giletti per adesso". Ad onore del vero quell'intervista fu pubblicata il 29 gennaio. Il sedici segnalavamo come la stessa avesse raggiunto in poco tempo oltre 210 mila visualizzazioni. In quell'intervista Ingroia indicava in Giuseppe Graviano il "regista" di varie operazioni, compreso l'arresto dei Graviano. E al contempo esprimeva alcune considerazioni sulle ambiguità di Baiardo: "E' un personaggio obliquo e scivoloso. Non è un banale gelataio di Omegna. E' un uomo che ha delle parentele siciliane più o meno in odor di mafia (la madre è parente acquisita di Leonardo Greco, vecchio boss di Bagheria, e tramite la cugina è parente acquisito alla lontana di Cesare Lupo, braccio destro di Giuseppe Graviano, ndr) ma è un favoreggiatore dei fratelli Graviano che ha ospitato nel 1993 e nel 1994. Ricordiamo un'intervista in cui ha mandato una serie di segnali, sul fatto che si sapeva prima dell'arresto di Balduccio Di Maggio che circolava in quelle zone (Omegna, ndr). Ha mandato una serie di messaggi". E poi ancora: "Non possiamo pensare che sia un'avventurista che per smania ed esibizionismo vada in televisione a dire cose così terribili che lo esporrebbero a eventuali interventi punitivi di Messina Denaro o dei Graviano... Quindi consapevolmente, qualcuno dice come ambasciatore o portavoce, lui dice queste cose che sono impressionanti" in merito all'arresto di Messina Denaro.


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© Imagoeconomica


La rottura con Giletti di Baiardo
In quel TikTok Baiardo diceva "non sto andando da Giletti per adesso".
Tre giorni fa è tornato a fare una live addirittura anticipando il "siluramento" di Giletti da La7. Un video lungo più di 10 minuti. "Ho abbandonato un po' La7 - dice - Adesso ci sono delle nuove iniziative con nuove Tv. Probabilmente mi vedrete in Mediaset, lì uno può dire quello che pensa e non ti condizionano nel parlare. E che dirvi: ne scoprirete delle belle, anche perché io ho avuto un interrogatorio qui a Palermo ed è stato un interrogatorio interessante. Anche perché ho scoperto delle cose talmente assurde. Che è stato un bene perché sono cose che aggiungerò al mio libro che è in chiusura". Quindi profetizza che a giugno "ci saranno delle grosse novità" con qualcosa "che dovrà succedere a giugno". A cosa si riferisce? E' un nuovo messaggio riservato a "certi ascoltatori"? Lo stesso si può dire per quel suo presunto accordo (per ora smentito) con le reti Mediaset per un futuro intervento tv? Ovviamente non è dato sapere. Poche ore dopo la notizia della chiusura di "Non è l'Arena" dopo 6 anni (in cui sono state trasmesse 194 puntate) è divenuta di dominio pubblico.
In un primo momento c'è chi aveva parlato di una scelta dovuta alle voci del possibile passaggio del conduttore in Rai. Col passare delle ore, però, è apparso evidente che la scelta sia stata dettata da ben altro.
Una conferma sopraggiunta nel momento in cui sono state anche diffuse notizie false di perquisizioni che avrebbero riguardato lo stesso Giletti, da parte della Dia.
Una notizia smentita non solo dal diretto interessato, ma anche dalla Procura di Firenze.
Oggi il quadro è molto più chiaro.
Così come riportato da più organi di informazione Giletti è stato sentito dai magistrati della Procura di Firenze in due occasioni: il 16 dicembre 2022 e lo scorso 23 febbraio.
Il giornalista è stato convocato dai pm Turco e Tescaroli proprio dopo la puntata dell'intervista a Baiardo in quanto vogliono sapere se quest'ultimo “avesse la disponibilità di materiale relativo ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, inerente agli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”.


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L'ex senatore Marcello Dell'Utri © Imagoeconomica


Ed è a quel punto che Giletti racconta che Baiardo gli mostrò una foto dove sicuramente era ritratto Berlusconi con altre persone che, a detta dello stesso gelataio di Omegna, sarebbero il boss Giuseppe Graviano ed il generale dei carabinieri Francesco Delfino (generale dell’Arma passato anche dai Servizi segreti).
Una foto che, qualora fosse esistente, non sarebbe solo uno scoop giornalistico, ma un'importante prova dei rapporti tra Berlusconi e il boss Graviano prima dell’arresto di quest’ultimo.
Rapporti che, come abbiamo già evidenziato, Graviano ha riferito a processo essere di natura economica e che lo stesso Berlusconi, tramite i suoi legali, ha sempre negato (anche ieri l'avvocato Giorgio Perroni ha parlato di "accuse infondate e offese gravissime", riservandosi "di adire in tutte le competenti sedi giudiziarie contro questo uso indegno di informazioni riservate").
Premesso che Baiardo è un ex favoreggiatore e che Graviano è un boss non pentito che sta sicuramente giocando una propria partita è assolutamente opportuno che gli organi inquirenti approfondiscano ogni elemento, perché parliamo di storie che non sono affatto "vecchie" e che ancora oggi sono di primissimo rilievo.

Alla ricerca dello scatto
Per capire se l’immagine esista davvero, se sia una foto vera o meno, se ritragga i soggetti indicati secondo Giletti da Baiardo o meno, i pm hanno ordinato alla Dia di cercarla (lo scorso 27 marzo c'è stata la perquisizione di Baiardo).
Da parte sua Giletti avrebbe dichiarato di non esserne in possesso e di averla vista solo da lontano. Inoltre avrebbe anche aggiunto che Baiardo gli avrebbe proposto di pubblicare quella foto. A che fine? Giletti avrebbe ipotizzato ai pm che il fine sarebbe stato ricattatorio, accennando anche che la foto sarebbe potuta arrivare anche nelle mani dei magistrati "se le cose non vanno in un certo modo”. Inoltre, avrebbe messo a verbale Giletti, "ho compreso che la foto è stata scattata di nascosto e che dunque non era stata fatta con il consenso di Berlusconi. Era dunque stata effettuata per fini di ricatto". E ancora: "Durante l’incontro che ho avuto con Baiardo mi ha detto che la foto c’è e che, se le cose non dovessero andare in un certo modo, me la potrebbe dare". Il conduttore avrebbe anche descritto l'immagine: "Mi è parsa una foto del tipo di quelle autoscatto macchinetta usa e getta. Ho visto tre persone sedute a un tavolino. Berlusconi l’ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli Anni 90, sono certo fosse lui anche perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente. Ho riconosciuto anche Delfino, ma non so se fosse autentica, se Berlusconi fosse consapevole che il terzo uomo ritratto fosse Graviano e se quest’ultimo fosse realmente il boss".
I pm, alla ricerca di conferme, avrebbero anche intercettato Baiardo, filmando i suoi incontri con Giletti. E in quegli incontri vi sarebbero conferme al racconto di Giletti a cui è stata anche rafforzata la scorta, già assegnatagli dopo le minacce dal carcere del boss Filippo Graviano.
A quel punto non si poteva che effettuare delle perquisizioni, ma la foto non è stata al momento trovata.


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Urbano Cairo, editore di La7 e presidente di RCS Media Group © Imagoeconomica


L'isolamento da evitare
Ciò che è certo è che Baiardo è un uomo ambiguo che oggi ha preso le distanze da Giletti. Lo ha fatto sempre via TikTok, addirittura sostenendo che la foto è inesistente. E nel dire che sarebbe presto andato a Mediaset per dire le sue verità ha aggiunto anche che Berlusconi è una brava persona che i pm cercano di incastrare.
Una giravolta, anche questa (se si considerano le dichiarazioni di Graviano nei processi), che sa di messaggio in codice per chi deve capire.
Resta comunque il dato che il segnale che si evince con la "rimozione" in tronco da parte di La7 di Giletti e della sua squadra è una vicenda che fa male a tutta l'informazione libera.
Parliamo di un giornalista che può piacere o non piacere per il suo modo di condurre il lavoro, ma che in questi mesi ha dato indubbiamente un ampio spazio a temi ed argomenti scomodi.
Negli ultimi tempi si era occupato di Matteo Messina Denaro, della sua latitanza, dei rapporti con i centri di potere occulto e di tanti processi e vicende che riguardano la mafia.
Inoltre erano in programma approfondimenti importanti su Marcello Dell'Utri e il senatore Antonio D'Alì (entrambi già condannati per concorso esterno in associazione mafiosa nonché uomini di spicco della storia di un partito come Forza Italia che ancora oggi si trova al Governo) e poi ancora su casi scomodi come la morte dell'urologo Attilio Manca.
In passato aveva dimostrato coraggio nell'affrontare anche vicende scabrose come la fuoriuscita dal carcere dei boss nei tempi della pandemia o la mancata nomina del magistrato Nino Di Matteo al Dap. Tutti argomenti invisi a certi apparati di potere.


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Il sostituto procuratore nazionale antimafia, Nino Di Matteo © Imagoeconomica


Urbano Cairo può giustificare la propria "mossa editoriale" in tanti modi, anche guardando al palinsesto o ai costi da sostenere, ma non può non tenere conto di questi fatti e dell'esposizione a cui è sottoposto Giletti per quanto ha dichiarato ai magistrati.
Per questo, analizzando il "caso Giletti" partendo dai fatti del novembre 2022, abbiamo ragione di credere che dietro questa vicenda vi siano forti interessi di potere.
Cairo, che fino ad oggi aveva dimostrato di voler lasciare un'assoluta libertà ai propri giornalisti e conduttori, ha preso la situazione in mano con un'azione tanto discutibile quanto pericolosa.
Può aver subito pressioni? Non lo possiamo sapere con certezza.
Certo è che con questa azione improvvisa dimostra di essersi totalmente allineato a quei poteri che non vogliono si parli di certi temi al grande pubblico televisivo. Men che meno se ciò avviene in diretta, così come accadeva per "Non è l'Arena", dove le informazioni possono anche "sfuggire dal controllo".
E vista l'idea dichiarata di approfondimenti futuri proprio su Dell'Utri, e di riflesso su Berlusconi, accendendo un faro su fatti che hanno riguardato e riguardano il passato e il presente della nostra storia, il sospetto che questi stessi possano essere legati ai motivi della "defenestrazione" è quantomeno lecito.
E il messaggio, inquietante, che arriva forte e chiaro sa di censura: su stragi di Stato, trattative, rapporti tra mafia, politica e sistemi criminali non si deve parlare. Né ora né mai.

Riportiamo qui il link dell'articolo del collega Marco Lillo che in occasione della commemorazione della strage di Via dei Georgofili ha voluto riprendere anche il caso della chiusura del programma di 'Non è l'Arena': ilfattoquotidiano.it

Foto di copertina: realizzazione grafica by Paolo Bassani

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