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Il figlio del magistrato assassinato dalla mafia nell’83 intervistato su Radio 24

Mio padre intuì il quarto livello già 40 anni fa, intendendo le adesioni e le coperture istituzionali di cui indubbiamente la mafia negli anni ha goduto”. A parlare è Giovanni Chinnici, figlio di Rocco Chinnici, l’ideatore del pool antimafia di Palermo negli anni ’80 (ucciso da Cosa nostra il 29 luglio 1983), intervistato durante la trasmissione “Uno, nessuno, 100Milan” (Radio 24) per parlare del suo nuovo libro “Trecento giorni di sole. La vita di mio padre Rocco, un giudice scomodo”.

Oltre al suo volume, il conduttore Alessandro Milan ha spostato l’attenzione su un tema attuale come la sentenza assolutoria della Suprema Corte di Cassazione sul processo Trattativa Stato-mafia. “Da avvocato ho una visione attenta ai profili di diritto - ha risposto Chinnici sul punto -. Conosco la difficoltà di riuscire a individuare le responsabilità di tipo penale oltre determinati livelli, perché una cosa è una copertura politica, altra cosa è una responsabilità penale che va qualificata giuridicamente secondo le leggi del nostro Paese. Però una copertura e un’adesione, anche se non configurano un reato, sono comunque importanti sotto il profilo della valutazione etica della classe politica. L’elettore, il cittadino italiano, non ha necessità di delegare queste scelte all’autorità giudiziaria, può farsi da solo un’idea. Altrimenti il rischio è quello di delegare tutto alle procure e ai tribunali”.

Altrettanto attuale è la vicenda del cambio di corrente politica della sorella Caterina Chinnici, di recente passata tra le fila di Forza Italia dopo aver lasciato il Pd. “È una scelta assolutamente indipendente di mia sorella Caterina che io vorrei non commentare - ha commentato Giovanni Chinnici -. Devo dire che l’impegno è qualcosa che va oltre anche quelle che possono essere valutazioni a caldo però comunque mi deve consentire di non commentare questa notizia”.

Foto © Paolo Bassani

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