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I rapporti economici tra Berlusconi e Dell’Utri sono tutt'ora al centro dell’esame della procura di Firenze, che indaga nell'inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993, che colpirono Firenze (in via dei Georgofili), Roma (chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e Milano (via Palestro), e condotta dai magistrati Luca Tescaroli e Luca Turco.
Nelle ultime settimane gli investigatori della Dia, come riporta il 'Domani', hanno prodotto documentazione che fotografa un rapporto 'sui generis': 180 mila euro, divisi in due trance e inviati tra maggio e luglio 2021 con una causale curiosa, "donazione di modico valore".
Questo fiume di denaro sui conti di Dell’Utri ha allertato anche l’Antiriciclaggio. Sempre il 'Domani' ha riportato una segnalazione di operazione sospetta con cui l’autorità di Banca d’Italia evidenzia presunte anomalie: “Da analisi del rapporto sono emersi due bonifici, ciascuno di 90.000 euro, disposti a maggio e giugno 2021 da Silvio Berlusconi, entrambi recanti causale ‘Donazione di modico valore‘. Il cliente ha chiesto l’emissione di una carta di credito che la filiale ha però negato e, a fine giugno, ha quindi richiesto di effettuare un bonifico di 10.000 euro direzionato su una carta prepagata a sé intestata, emessa da una società lituana, chiedendo contestualmente le credenziali per l’accesso all’home banking, onde poter gestire in autonomia il rapporto di conto corrente”. Richieste entrambe rifiutate.
Secondo gli inquirenti, questa enorme riconoscenza dovuta a Dell’Utri, sarebbe scaturita “per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”.
Per gli investigatori questa continuità di versamenti è “sicuramente connessa a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo”.
Oltre a questo, sempre secondo gli inquirenti, vi potrebbe essere anche una forma di ricatto. Persone vicine all'ex presidente del Consiglio smentiscono categoricamente questa ricostruzione e bollano tutto come puro teorema dei pubblici ministeri.
L'ipotesi è sempre stata smentita anche da tutti i personaggi citati in questa vicenda.


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Il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli © Imagoeconomica


Ad ogni modo alla base di questa ipotesi vi sarebbero alcune intercettazioni a carico della moglie di Dell'Utri. La Dia riporta poi alcune frasi pronunciate da Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri, per rispondere ad alcune richieste della figlia. “Quando dice alla madre che lei ha un lavoro e per la casa non ha bisogno in quanto può chiedere un mutuo, la madre le risponde, in maniera perentoria, e quasi ad affermare, qualora ve ne fosse bisogno, che il loro è un diritto ricevere tutte queste cose, compresa casa e ristrutturazione, in quanto ‘è una storia’ loro, dalla quale Berlusconi non può tirarsi indietro”. "Le conversazioni tra Dell'Utri e il senatore Messina, dal cui tenore e contenuto traspare in maniera precisa, come le richieste di Dell'Utri abbiamo anche velatamente una funzione di ricordare, ad esempio, che pagare i suoi difensori è pagare anche la difesa di Berlusconi e di Forza Italia, quasi a significare che, al contrario, potrebbero esserci pericoli per l'ex premier", si legge nell’informativa.
Logico, dunque, che gli investigatori vogliano capirci di più.

Le riunioni riservate
Tutto questo, racconta il 'Domani', sarebbero il frutto di una trattativa segreta che avrebbe coinvolto, oltre a Berlusconi, anche i manager di Fininvest e il tesoriere di Forza Italia Alfredo Messina. Una trattativa condotta durante tre incontri: il 23 febbraio ad Arcore, il 28 febbraio e il 2 marzo negli uffici Fininvest, ai quali partecipano anche i manager Fininvest, che definiscono le pressanti richieste di Dell’Utri come “la nota questione” da risolvere.
A quei summit hanno partecipato, oltre ad Alfredo Messina, Maria Enrica Mascherpa, attuale direttore dell’Ufficio Legale di Fininvest, e una volta anche Nicolò Ghedini, lo storico avvocato dell’ex premier, scomparso l’anno scorso. “Alfredo mi ha chiamato che andava ad Arcore … dove c’era Ghedini…che facevano la riunione e decretavano questa cosa mia … perché dice che ci vuole il consenso”, ha detto Dell’Utri intercettato.
Nelle informative delle Direzione investigativa antimafia di Firenze vi è traccia di queste riunioni riservate in cui si sarebbe deciso il vitalizio mensile di 30 mila euro da girare a Dell’Utri.
Gli investigatori hanno documentato così "una trattativa e una mediazione per raggiungere un accordo volto a definire una volta per tutte, e sistematicamente le somme di denaro che Berlusconi dovrà versare a Dell'Utri, situazione più volte sollecitata anche da Miranda Ratti (moglie dell'ex senatore, ndr). Se in precedenza vi erano bonifici saltuari, di importo variabile, ora l'accodo stabilito definitiva una somma mensile, alla quale si andranno ad aggiungere altre somme indirette, quali pagamenti per acquisto e ristrutturazione di immobili, per notule degli avvocati di Dell'Utri e situazioni simili".
"Proprio per cercare di metter fine a richieste senza fine provenienti dalla famiglia Dell'Utri, lo staff legale e finanziario intorno a Silvio Berlusconi ha cercato una soluzione, volta a definire, una volta per tutte la situazione per la quale continuano i versamenti a titolo di 'prestiti infruttiferi' o ristrutturazioni immobiliari o acquisti immobiliari o salvataggi societari, situazioni che vedono spese costanti da parte di Berlusconi e che non hanno parvenza di poter finire mai", si legge nelle carte degli inquirenti.


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Strage di via Georgofili a Firenze il 27 Maggio 1993


Anno 1994: le inchieste su Publitalia
Nei fascicoli dell’inchiesta sulle stragi del 1993 sono stati allegati gli atti del processo di Torino scaturito dall'inchiesta su Publitalia e sulle fatture false con Fininvest.
Dell'Utri era il principale imputato in quel processo e dalle carte emergono dazioni di denaro extra da lui ricevute.
Berlusconi sentito come testimone in quel processo aveva confermato le elargizioni ma Dell'Utri dal canto suo aveva dichiarato di aver ricevuto una cifra intorno ai 5 miliardi di lire tra contanti e valori immobiliari.
Per l'antimafia, come racconta il 'Domani' è il contesto che conta: è "storicamente individuabile in quello delle stragi continentali, ma anche della nascita del partito Forza Italia, dell'impegno politico di Silvio Berlusconi, del concorso di Dell'Utri nella nascita del partito e del suo ruolo nei rapporti tra Berlusconi e persone appartenenti alla mafia siciliana, e, non ultimo, tra il 18 e 21 gennaio 1994, l'incontro al bar Doney, per arrivare all'arresto dei fratelli Graviano il 27 gennaio 1994".
Secondo gli investigatori fiorentini sarebbe importante un altro documento del processo Publitalia: si tratta della causa di lavoro che Dell'Utri aveva mosso contro Fininvest nell'ottobre del 1994 per demansionamento.
Ma un fatto singolare era accaduto: il giorno stesso della presentazione della causa, con una conciliazione tra i legali delle due parti, si riconosce a Dell'Utri un ammontare di tre miliardi e mezzo di lire "quale risarcimento del danno e incentivo all'esodo". La causa di lavoro, emerge dalla sentenza, serviva a giustificare un'elargizione personale di Berlusconi a Dell'Utri "in modo legale". La conclusone degli inquirenti, riportata in una delle informative, lega il passaggio di quel denaro, avvenuto nel 1994 (anno cruciale per la storia politica di Forza Italia), ad un mutato contesto di relazioni con la mafia: "L'appunto sequestrato (quello sui tre miliardi e mezzo di lire ndr) è relativo al giugno 1994, la causa del lavoro è del fine ottobre dello stesso anno. Ancora una volta il 1994. Dopo l'arresto dei fratelli Graviano, il quadro dell'anno offre un dinamismo finanziario 'intenso', volto quasi a impostare nuovi andamenti, scevri dalla necessità di confrontarsi economicamente con una vecchia compagine mafiosa siciliana, verso la quale si era debitori al fine di saturare affari economici legati al mondo dell'edilizia, ma per proporsi, anche per il tramite di nuovi contatti con la mafia, individuati da Dell'Utri, a cui va riconoscenza, non per consolidare gli affari immobiliari o televisivi, ma per acquistare, questa volta, il potere politico".

Debiti con le banche
La segnalazione degli inquirenti più rilevante è sugli otto milioni di euro versati da Berlusconi a Dell'Utri, utilizzati poi, in gran parte, per riparare debiti con le banche: in particolare tra i creditori vi era il Credito Fiorentino allora presieduto da Dennis Verdini.
Nel 2011 Dell'Utri avrebbe utilizzato 1,6 milioni di euro per ridurre il debito.


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© Imagoeconomica


Un'altra segnalazione del 2012 ha rilevato un altro importo (tre milioni di euro) traferito da Berlusconi a Dell'Utri, "o a soggetti allo stesso riconducibili, presumibilmente nell'ambito della compravendita di una complesso immobiliare sito in Comune di Torno (CO) denominato 'Villa Comalcione' ceduto da Dell'Utri a Berlusconi".
E poi ancora: altri 15,7 milioni l'ex premier avrebbe versato alla moglie dell'ex senatore di Forza Italia.
La donna, riportano gli investigatori, aveva effettuato successivamente un giroconto di undici milioni su un suo conto intestato nella Repubblica Domenicana con la causale "per acquisto immobile".

La condanna per concorso esterno in associazione mafiosa
Marcello Dell’Utri nel 2014 era stato condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel 2016, si legge sul 'Domani' il cofondatore di Forza Italia era in carcere ma anche in questo frangente non sono mancati i versamenti.
Berlusconi infatti aveva versato a uno dei figli di Dell'Utri un milione di euro poi usati per "pagare i legali del padre e somme ingenti per il noleggio di uno yacht di lusso".
Sempre nel 2016, ha segnalato l'antiriciclaggio, Berlusconi aveva inviato sui conti della moglie di Dell'Utri 2 milioni di euro come "prestito infruttifero".
Nel 2017 vi sarà un altro bonifico da mezzo milione.
Successivamente nel 2018 Dell'Utri era stato condannato in primo grado nell'ambito del processo Trattativa (poi assolto in secondo grado e poi con sentenza definitiva di assoluzione in Cassazione). Anche in questo caso i soldi, secondo gli investigatori, hanno continuato a muoversi: in tutto il capo di Forza Italia aveva versato quasi 4 milioni di euro ai Dell'Utri.
Due mesi prima della sentenza di primo grado Berlusconi aveva mandato 1,2 milioni di euro alla moglie dell'allora imputato.
A venti giorni del verdetto palermitano era arrivato un nuovo versamento, sempre sui conti della donna: 800 mila euro. Trecento erano stati poi passati al figlio, il quale li aveva in parte usati per "finanziamento soci infruttifero" alla società Finanziaria Cinema srl di cui è azionista. Sempre in quell'anno la moglie aveva incassato da Berlusconi altri tre bonifici per un totale di 1,9 milioni di euro con la causale di "prestito infruttifero".
Nel 2019 è stato rilevato dall'antiriciclaggio un altro movimento sospetto: si tratta di un bonifico da mezzo milione destinato alla moglie di Dell'Utri proveniente da Berlusconi. Oltre a questo, infine, è stata rilevata anche una compravendita di una villa liberty in un quartiere di Milano da poco riqualificato per un valore di 1,2 milioni di euro.
Il quadro per gli inquirenti sta diventando sempre di più motivo di attenzioni mentre per chi è vicino al capo di Forza Italia si tratta delle solite illazioni.
Non resta che attendere la fine delle indagini della Procura di Firenze.

Fonte: editorialedomani.it

Foto di copertina © Imagoeconomica

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